RIVISTA ITALIANA DIFESA
Convegno AIAD sulle prospettive per la difesa italiana e la sua industria. 06/11/2019 | Andrea Mottola

Si è svolta oggi, presso il Centro Alti Studi della Difesa a Roma, la conferenza organizzata dall’AIAD dal titolo “Tra le sfide dell’Europa e le esigenze della NATO: quali prospettive per la Difesa Italiana e la sua Industria”. Tra i presenti, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il CSMD Gen. Enzo Vecciarelli, il Presidente dell’AIAD Guido Crosetto, il Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola e la Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli. Tra gli interessanti spunti di riflessione particolare attenzione è stata data alla necessità di migliorare e proseguire la diffusione della cultura della Difesa nei confronti dei non addetti ai lavori e su come in tale ambito, ed in quello relativo alla valorizzazione di un settore strategico per il Paese - settore che, come ricordato dal Segretario Generale dell’AIAD Carlo Festucci, per ogni euro investito ha un ritorno economico triplo dal punto di vista occupazionale, nonché di ricerca e sviluppo tecnologico - sia fondamentale il supporto di un “Sistema Paese” scevro da ipocrisie e da interessi economici e politici legati al momento o ad una “parte” specifica.

Nel suo discorso di benvenuto, il “padrone di casa” Gen. Fernando Giancotti, Presidente del CASD, ha evidenziato l’importanza del “triangolo” accademia-difesa-industria come cardine fondamentale al mantenimento della “dinamica produttiva nel settore”.

Interessanti ed efficaci le riflessioni di Crosetto, che ricorda come il primo passo fondamentale per la Difesa e per le aziende del settore sia quello di “porsi orizzonti” – e progetti ad essi legati – “che travalichino la durata dei governi”, anche alla luce del fatto che, “nonostante tutto, l’Italia è ancora uno dei pochi paesi al mondo che dispone di tecnologie della Difesa che tanti altri ci invidiano e di cui non dispongono”. “Insieme a quello farmaceutico - sottolinea il Presidente dell’AIAD – il settore che investe maggiormente in tecnologia di alto livello è quello della difesa. Il problema, tuttavia, sta nelle caratteristiche stesse del settore che, non essendo “sul mercato, dipende dall’investimento che il Paese vuole fare; senza il supporto pubblico non si esporta”. L’importanza, quindi, di tale settore va riaffermata e sostenuta in modo pragmatico. In tal senso, auspica Crosetto, “l’Italia deve partecipare al Fondo Europeo per la Difesa (attualmente pari a 13 miliardi di euro per il periodo 21-27), investendo risorse e partecipando attivamente, inserendosi con propri esponenti nella neo Direzione Generale Aerospazio, Difesa e Industria della Commissione Europea”. L’accesso ai fondi europei, tuttavia, garantisce solo “il 20% di finanziamento dei futuri programmi nel settore – finanziamento che può salire al 30/40% in caso di coinvolgimento di piccole/medie imprese, o nel caso di sviluppo di tecnologie particolarmente innovative o, ancora, quando si parla di programmi relativi alla PESCO – a cui dovrà aggiungersi il necessario co-finanziamento del Paese per poter ottenere lavoro per le nostre industrie e per dotarsi e mantenere uno strumento militare commisurato al rango delle responsabilità che l’Italia intende assumersi”. Per raggiungere tale obiettivo, tuttavia, l’ex Sottosegretario alla Difesa richiede strumenti concreti al decisore politico. In primis, un adeguato meccanismo G2G per il supporto all’export della difesa (che rappresenta il 70% della quota di mercato delle industrie italiane del settore), meccanismo inserito nel decreto fiscale e che “andrà declinato e sarà necessario dare alla burocrazia un’indicazione puntuale su come gestirlo. Inoltre, va risolta la questione delle banche etiche che “creano enormi ostacoli in termini di sostegno bancario al settore” e andrebbe “esclusa una parte delle spese per la Difesa dal calcolo del deficit di bilancio”, non essendo la Difesa un settore da “collegare ad un momento economico specifico ma, piuttosto, ad una funzione esistenziale dello Stato”.

Affrontando uno dei temi principali della conferenza, il Gen. Vecciarelli ha evidenziato che una delle principali prospettive per la Difesa sarà legata alla “capacità di affrontare e dominare” la realtà pentadimensionale in cui opera, “non più limitata alle 3 dimensioni classiche - aerea, navale e terrestre - ma comprendente anche spazio e dimensione cyber". Il CSMD ha, inoltre, ribadito la necessità di “uscire dalla comfort-zone e di capire in quale contesto si trova oggi l’Italia, non più salvaguardata da una cortina di ferro come 30 anni fa o dal dividendo della pace assicurato dal crollo del Muro di Berlino o, ancora, dall’impegno statunitense nella gestione e nella stabilizzazione di alcuni paesi - con cui abbiamo un rapporto diretto - al posto nostro”, impegno che, tuttavia, va ad attenuarsi dopo la ricalibrazione del focus geopolitico verso altre aree ritenute geograficamente più strategiche. “E il vuoto lasciato dagli USA viene riempito da altri attori – Cina e Russia sempre più presenti in aree di enorme interesse, dal punto di vista della sicurezza e non solo, per il nostro Paese e che non hanno le stesse priorità riguardo alla stabilità degli stessi. “L’Italia oggi – ha proseguito - siede su un baratro ai cui piedi ci sono 3 polveriere pronte ad esplodere – Balcani, Medioriente e Nordafrica/Sahel – e deve decidere se farle esplodere o scendere nel baratro, sporcandosi le mani per disinnescarle”. Riguardo alle priorità operative, oltre ad evidenziare la necessità di disporre di un’adeguata digitalizzazione dei sistemi – “la creazione e protezione delle reti per far sì che le informazioni su esse scambiate possano arrivare in maniera sicura, sistemi di comando e controllo adeguati e sistemi abilitanti per il dominio cibernetico”, Vecciarelli ha ricordato come un’altra priorità fondamentale per la difesa sia quello di dotarsi “di un nuovo sistema di difesa missilistica” (CAMM-ER ndr), considerando quanto sia attuale e geograficamente vicina la minaccia missilistica (il Generale, a tal proposito, ha citato il recente rischieramento, seppur temporaneo, di sistemi S-400 russi in Serbia). Compito dell’industria, ha chiarito il CSMD, “è quello di capire e accettare le esigenze della Difesa, tenuto conto che “ciò che serve alla Difesa italiana, serve anche ai Paesi verso cui è maggiormente orientato il nostro export” In chiusura, Vecciarelli ha sottolineato come l’attuale stato finanziario della Difesa italiana sia deficitario. I finanziamenti sono ben al di sotto (1,22% ndr) della soglia del 2% del PIL stabilita dal vertice NATO del 2014 e – ha aggiunto – la situazione diventa ancor più difficilmente gestibile “se il 74% dei fondi finisce alla voce personale, lasciando solo il 26% per andare avanti”.

Il Ministro Amendola ha sottolineato l’importanza di creare una “cabina di regia nazionale relativa al comparto Difesa a Bruxelles, che veda il coinvolgimento del Ministero degli Affari Europei, della Presidenza del Consiglio e della stessa AIAD (che recentemente ha aperto una propria sede nella capitale belga), per fare squadra e lavorando insieme su obiettivi concreti: un approccio pragmatico che ponga alla base della collaborazione l’interesse nazionale”. La Vice Ministro Castelli, invece, ha parlato della possibilità di creare “un tavolo di lavoro per capire come alcuni strumenti finanziari non prettamente legati alla difesa, come il Green New Deal, possano essere sfruttati per finanziare il settore”. Secondo Castelli, “la contaminazione di più dicasteri per creare leve economiche” è la parola d’ordine per un rilancio degli investimenti nella Difesa.

Nel suo intervento conclusivo, il Ministro Guerini ha ribadito la necessità di “uscire dall'ipocrisia che pervade il settore della Difesa, che rappresenta un pezzo fondamentale della competitività, della crescita dell’Italia e della sua sovranità”. A tale scopo, ha proseguito, è necessario partire dalla definizione di un “quadro securitario definito con molta chiarezza”, relativamente alle sfide, “rappresentate dall’assertività di attori vecchi e nuovi”, e alle minacce “ibride e asimmetriche” che per essere adeguatamente affrontate impongono un “ammodernamento dello strumento militare. La Difesa deve definire le sue esigenze in termini di ammodernamento dello strumento militare, e l’industria deve mettersi nelle condizioni di poterle soddisfare”, fermo restando che è fondamentale mantenere “una base industriale nel settore difesa - componente strategica della nostra sovranità nazionale – e far sì che sia sempre più solida e competitiva”. Ma, anche alla luce dell’inserimento nel decreto fiscale della norma relativa agli accordi governo-governo (G2G), “strumento importante che va sviluppato e colto in tutte le sue potenzialità, c’è l’esigenza di portare il comparto Difesa all’interno della dimensione di alleanze strategiche e di includerlo nei grandi programmi internazionali”. Dal punto di vista prettamente finanziario, Guerini ha riconosciuto che l’obiettivo del raggiungimento del 2% del PIL entro il 2024, come stabilito dalla NATO, risulta irrealistico, mentre sarebbe più realistico “pensare di portare gli stanziamenti italiani per la Difesa ai livelli delle madia europea (pari al 1,58% ndr) che sarebbe già un passo importante”, così come quello di dotarsi di “uno strumento pluriennale per i maggiori investimenti della Difesa che dia certezza delle risorse”.


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