"Il sottoscritto, preposto all'amministrazione delle cose di mare di uno Stato collocato in mezzo al Mediterraneo, ricco di invidiabile estensione di coste e di una numerosa popolazione marittima, sente il dovere di dare il più ampio sviluppo alle risorse navali del Paese".
Così scrive il Presidente del Consiglio, Camillo Benso conte di Cavour, presentando il bilancio della Marina del 1860. Lo stesso Primo Ministro, il successivo 18 marzo, darà seguito a queste ispirate parole, assumendo personalmente la guida del neocostituito Ministero della Marina.
Questi sono i presupposti che vedranno la nascita della Marina Militare italiana, mediante i Regi Decreti n. 4419, 4420 e 4421. È il 17 novembre 1860, quattro mesi esatti prima dell'assunzione del titolo di Re d'Italia "per grazia di Dio e volontà della Nazione" da parte di Vittorio Emanuele II e della proclamazione dell'Unità nazionale (Decreto 4671 del 17 marzo 1861).
La Marina, definita nei decreti del 17 novembre 1860, registrati il giorno successivo presso la Corte dei Conti, "Marina militare", "Regia Marina" e "Marina militare dello Stato", mantiene in essere "le leggi e i regolamenti in vigore nelle antiche Province dello Stato per la Marina Militare", senza differenziare la Marina Sarda dalle altre Marine preunitarie le quali, quindi, si fondono in un unicum che assume in sé, anche formalmente, tutte le antichissime tradizioni della storia navale italiana, dalle Repubbliche marinare a quelle preunitarie toscane, pontificie, partenopee, napoleoniche e garibaldine oltre che, ovviamente, sabaude.
La Marina Militare mantiene così quella continuità plurimillenaria che trova riscontro in due sole altre istituzioni nell'intero panorama mondiale, l'Impero Nipponico e la Chiesa Cattolica.