RIVISTA ITALIANA DIFESA
La NATO e il nuovo arco di crisi 04/11/2015 | Pietro Batacchi

Il 28 ed il 29 ottobre si è svolta a Madrid, presso la Fondacion Botin , un'interessante conferenza dal titolo: "La NATO ed il nuovo arco di crisi". L'evento, organizzato dalla NATO Public Diplomacy Divsion e dal think thank Real Instituto Elcano, con la collaborazione del "nostro” Istituto Affari Internazionali (IAI) e dell'Instituto Portugues de Relacoes Internacionais (IPRI), ha offerto l'occasione per discutere dei temi legati alla sicurezza del fianco sud ed est della NATO e, più in generale, delle nuove sfide che attendono l'Alleanza e si è tenuto proprio durante i giorni della grande esercitazione TRIDENT JUNCTURE, al quale è stato dedicato ampio spazio, ma della quale parliamo in altra notizia. La "due giorni" è stata aperta dal Vicesegretario Generale della NATO, Amb. Alexander Vershbow, che ha tenuto un discorso particolarmente incisivo dedicando molta attenzione al “ritorno” sulla scena della Russia ed alla nuova assertività della sua politica che la NATO sta affrontando mettendo in campo una serie di misure concrete per rassicurare i Paesi membri dell'est e per dissuadere ogni ulteriore passo aggressivo. La Russia, pertanto, è ormai vissuta sempre più come una minaccia per fronteggiare la qualel'Alleanza Atlantica ha lanciato al vertice del Galles dello scorso autunno il Readiness Avtion Plan (RAP), ovvero un piano di prontezza e di azioni operative acarattere sempre più convenzionale. Certo, ha ricordato lo stesso Vershbow, “la Russia non è più l'Unione Sovietica perchè il mondo è cambiato" e Mosca va comunque "ingaggiata", ma questo non significa accettare il nuovo status quo imposto da Putin e fare finta di nulla. Per cui, l'Alleanza Atlantica giungerà al prossimo summit di Varsavia, previsto a luglio 2016, con una postura maggiormente tradizionale, volta a dissuadere le iniziative russe e a rispondere a focolai di crisi anche nella periferia del proprio perimetro di sicurezza con i nuovi strumenti, a cominciare dalla Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), testati durante TRIDENT JUNCTURE 2015. E' chiaro, tuttavia, che la minaccia della Russia è sentita soprattutto dai Paesi balticie dell'est Europa, e sicuramente meno dai Paesi del fianco sud, tra cui l'Italia, alle prese con i problemi dell'instabilità del Medio Oriente e del Nordafrica e con i rischi ad essa legata: dall'immigrazione al terrorismo. E questa differente percezione relativa alla minaccia innegabilmentecondizional'Alleanzaed è stata un tema dibattuto soprattutto nel primo panel della seconda giornata al quale ha preso parte anche chi scrive. In particolare, gli oratori, l'ex Deputato e Ambasciatore spagnolo in Argentina Rafael Estrella, ora Vicepresidente del Real Elcano, e Carlos Gaspar, Senior Researcher dell'IPRI e storico consulente della Presidenza della Repubblica portoghese, hanno cercato di mettere in luce come i 2 fronti, quello sud e quello est, siano in realtà intimamente connessi e che la differente percezione della minaccia debba essere ricondotta al principio di solidarietà dell'Alleanza Atlantica intesa oggi più che mai come organizzazione di difesa collettiva. Chi scrive, invece, ha parlato soprattutto di Mediterraneo mettendo in luce tutti i rischi per la sicurezza dell'AlleanzaAtlantica derivanti dal caos libico, dove non si affrontano solo 2 governi, ma decine di poteri locali di diversa origine e natura, dalla debolezza della Tunisia e dalla situazione in Egitto dove il Generalissimo Al Sissi ha il suo bel da fare per fronteggiare l'instabilità nel Sinai e la violenza interna. La mattinata è stata conclusa poi da una presentazione sulla TRIDENT JUNCTURE effettuata dal brillante Generale del Bundeswehr Hans-Lothar Domroes, attuale Comandante dell'Allied Joint Force Command di Brunssum, che ha chiarito ed approfondito alcuni concetti dell'esercitazione di cui parleremo nella già citata notizia ad hoc. Ma il Generale ha affrontato, sollecitato in questo senso da una domanda specifica, anche la questione dell'enclave russa di Kaliningrad dove la Russia sta rafforzando il proprio dispositivo militare nell'ottica di una strategia cosiddetta A2/AD (Anti Access/Area Denial) che per la NATO è inaccettabile in quanto volta esplicitamente a contestarne la libertà di movimento e manovra attraverso il Baltico. Nel pomeriggio, invece, il secondo panel della conferenza riguardava il tema della capacità dell'Alleanza Atlantica di rispondere alle nuove minacce. Gli oratori – il Generale Carlos Branco, Associate Rearcher dell'IPRI, Juri Kluik, Direttore dell'International Center for Defence Studies di Tallin, l'Amb. Catherine Royle, Political Advisor del Joint Forces Command di Brunssum, e Alessandro Marrone , Senior Fellow dello IAI - si sono confrontati sulla nuova NATO Response Force e sulla VJTF, e su tutte le varie iniziativeprese nell'ambito del RAP. Anche da questo secondo panel sono emersi spunti di estremo interesse, soprattutto dall'intervento di Alessandro Marrone. L'esponente dello IAI, in particolare, ha messo in luce una evidente asimmetria consistente nel fatto che mentre sul fianco est della NATO sono state prese tutte una serie di misure concrete per rassicurare i Paesi più esposti alla minaccia russa, lo stesso non è avvenuto per i Paesi del fianco sud, esposti ad un rischio certo più volatile ma non meno attuale e sottovalutabile per l'Alleanza. Da qui, ha continuato Marrone, la necessità per i Paesi del fianco sud, a cominciare dall'Italia, di farsi promotori di passi concreti in questa direzione, a cominciare dall'elaborazione di una nuova Strategia Marittima dell'Alleanza, la cui ultima edizione risale al marzo 2011, dunque, prima di quella Primavera Araba che ha completamente cambiato lo scenariodi Mediterraneo e Medioriente, passando per unrafforzamentodella missione NATO ACTIVE ENDEAVOUR volto magari a trasformarla in una missione di sicurezza a tutto tondo da affiancare eventualmente pure aEUNAVFORMED.


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