RIVISTA ITALIANA DIFESA
Siria: infuria la guerra, ma... 27/10/2015 | Pietro Batacchi

Nonostante i colloqui a Vienna tra USA, Russia, Arabia Saudita e Turchia si affannino a cercare una soluzione politica, la Siria continua a essere una fornace che macina uomini e produce distruzione. Il regime sta cercando di recuperare il terreno perso quest'anno ed ha lanciato almeno 3 grandi offensive: una su Aleppo, per chiudere i ribelli che controllano i quartieri occidentali della seconda città siriana, una su Homs, per eliminare una volta per tutte la sacca ribelle che resiste a nord della città, ed una sul fronte Hama-Latakia per arginare la pressione esercitata da mesi dai ribelli dalle loro roccaforti di Idlib. In tutte queste 3 offensive, le forze lealiste, supportate da Pasdaran, Hezbollah e varie milizie, si stanno trovando di fronte soprattutto Jaish Al Fateh, la colazione islamista, supportata da Turchia, Arabia Saudita e Qatar guidata dai qaedisti di Al Nustra e che raccoglie anche i salafiti di Ahrar Al Sham e le diramazioni del Free Syrian Army che fanno capo alla Fratellanza Musulmana. Si tratta di una colazione che può contare su non meno di 60-80.000 uomini e su una struttura militare molto articolata che rispondo ad una catena di comando e controllo i cui centri sono localizzati nella città di Idlib ed in territorio turco. In Turchia sono localizzate anche le basi di supporto logistico ed è dalla Turchia che arrivano armi e soprattutto le ultime versioni dei missili controcarro TOW, TOW2A, forniti dall'Arabia Saudita. Questi ultimi si stanno rivelando un'arma letale contro le unità corazzate e meccanizzate del regime grazie alle cariche in tandem che permettono di perforare anche i T-72 equipaggiati con corazzature reattive tipo Kontact 1 di fabbricazione russa. Peraltro, i ribelli stanno mostrando eccellenti tattiche di impiego che denotano un addestramento puramente militare probabilmente ricevuto in Qatar e in Arabia Saudita. In concomitanza con le offensive del regime si è registrato un'escalation nelle forniture e si parla di almeno un migliaio di TOW consegnati ai ribelli nell'ultimo mese. Al momento la resistenza opposta dai ribelli alle iniziative del regime è molto forte perchè questi oltretutto possono sfruttare le macerie e le distruzioni delle città e dei villaggi per arroccarvisie “indurirsi” ancor di più costituendo nidi di mitragliatici pesanti e postazioni super-protette per i team controcarro. Per cui espellerli da queste aree sarà durissimo per le forze lealiste nonostante il supporto aereo russo. Probabilmente per ottenere risultati più significativi, l'intensità dello sforzo di Mosca dovrebbe quadruplicare, ma per far questo occorrerebbe approntare almeno un altra base di partenza, oltre a quella di Jableh a Latakia, e incrementate ancor di più il contingente aereo dispiegato in Siria. Questo è attualmente composto da un Air Expediotary Task Group di 35 aerei (4 caccia multiruolo Su-30SM FLANKER-C, 10 velivoli per il supporto aereo ravvicinato Su-25SM FROGFOOT, 2 Su-25UB, 12 bombardieri tattici Su-24M2 FENCER, 6 cacciabombardieri Su-34 FULLBACK e un Il-20 COOT in configurazione SIGINT) e circa una ventina di elicotteri (tra Mi-24P HIND-F da attacco e Mi-8 HIP da trasporto e CSAR). Questi velivoli mediamente effettuano una cinquantina di sortite di attacco al giorno (per un 90% condotte contro obbiettivi di Jaish Al Fateh e per il restante 10% contro obbiettivi legati ad ISIS), ma come si diceva, per ottenere risultati decisivi contro un nemico così ben agguerrito e “indurito” ne occorrerebbero almeno più di 200 il giorno. Numeri che la Russia potrebbe garantire, ma solo per un periodo limitato di tempo e che alla lunga potrebbero rivelarsi insostenibili per le casse di Mosca. Già adesso, con i mezzi limitati a disposizione i Russi stanno facendo pure troppo. Sono chiaramente aiutati dal fatto di avere un'eccellente pianificazione e obbiettivi chiari, e di disporre di una base in teatro e di un'ottima intelligence, avendo uomini sul terreno e potendo contare sul supporto delle forze lealiste, cosa che consente loro di effettuare una campagna di discreta intensità pur con pochi aerei a disposizione. Tuttavia, per vincere contro un nemico come questo, dotato di un solido retroterra strategico e logistico e ben armato/motivato, occorrerebbe ben altro. Per cui alla fine se tra qualche mese uscisse fuori un compromesso che garantisca un po' tutti gli interessi in gioco in Siria non ci sarebbe da stupirsi e Mosca si accontenterebbe lo stesso.

 


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