In queste settimane sono proseguite le operazioni aeree e terrestri della coalizione di Paesi arabi, guidati dall’Arabia Saudita, contro i ribelli Houthi e le unità dell’Esercito yemenita fedeli al deposto Presidente Saleh. L’offensiva aerea, inquadrata nell’Operazione DECISIVE STORM, prima e RESTORING HOPE, poi, e quella terrestre partita durante l’estate (GOLDEN ARROW), hanno permesso alla coalizione di riconquistare diverse zone vicine allo strategico stretto di Bab al-Mandeb, in particolare il villaggio di Dhubab, la città di Aden, e diverse aree nella provincia di Ma’rib, 170 km ad est di San’a e sede dei principali giacimenti petroliferi del Paese. Sono 4 le direttrici che sta seguendo l’offensiva terrestre della coalizione: quella che da Ma’rib punta verso ovest (San’a); quella che dalla costa del Mar Rosso (Dhubab), mira a nordest, verso Taiz e da questa ulteriormente a nord (Ibb – Dhamar); quella che da Aden va verso nord, lungo l’autostrada N1; e quella che dallo Jazan si spinge verso le roccaforti Houthi nello Yemen nordoccidentale (Sa’dah e l’area desertica dello Jawf). Per quanto riguarda Ma’rib, la città e l’area immediatamente a ridosso di essa sono sotto il controllo della coalizione, mentre le forze ribelli sono state ricacciate sulle colline circostanti, a non meno di 30 km dalla città. Nella vicina base di Safer (70 km ad est di Ma’rib) è stata installata una batteria di sistemi antimissile PATRIOT, dopo che lo scorso 4 settembre un missile OTR-21 TROCHKA (SS-21 SCARAB, in denominazione NATO) aveva colpito un deposito di armi situato proprio nella base di Safer, uccidendo 45 soldati emiratini, 10 sauditi e 5 bahreniti, oltre ad un numero imprecisato di yemeniti. Tale lancio si aggiunge a quello più recente, avvenuto il 15 ottobre, quando da un compound di San’a è stato lanciato uno SCUD contro la base aerea saudita di King Khlaed (Khamis Mushait), sede del centro operativo che coordina le operazioni aeree della coalizione. A Safer sono presenti 2 unità di lancio di PATRIOT PAC-3, con altrettanti sistemi radar AN/MPQ-53/65, poste alle 2 estremità della piccola pista d’atterraggio della base, divenuta una vera e propria FOB per le forze della coalizione. Nella seconda settimana di settembre, infatti, a Ma’rib sarebbe giunto un grosso contingente qatariota, costituito da un migliaio di soldati e da un centinaio di veicoli blindati (meno di 200) VAB e PIRANHA II con torre armata di cannone da 90 mm. Il contingente qatariota va ad aggiungersi alle truppe yemenite e della coalizione già presenti tra la base di Safer e la città (circa 2.000 uomini). A Safer, inoltre, sono stati rischierati diversi elicotteri sauditi, tra cui: 7 elicotteri d’attacco AH-64 APACHE, 3 UH60 BLACK HAWK e 3 CH-47 CHINHOOK. Come detto, Ma’rib è solo uno dei punti dai quali, secondo i piani della coalizione, dovrebbe partire l’offensiva verso ovest, e quindi verso la capitale San’a. Un altro è quello che parte da Taiz. Negli ultimi giorni, infatti, i caccia della coalizione hanno concentrato i loro bombardamenti nell’area di Taiz, in particolare sul quartiere Haoudh al Ashraf, l’unico controllato dai ribelli, e sulle colline che circondano la città dove, invece, si concentra gran parte della resistenza Houthi. Colpiti anche le città costiere di Hudaydah e Mocha, sul Mar Rosso, attacchi effettuati con l’evidente obiettivo di tagliare i rifornimenti che, dalle navi iraniane che spesso attraccano nei 2 porti, giungono ai ribelli presenti sulle colline intorno a Taiz. La definitiva conquista di quest’ultima, consentirebbe alle truppe governative di spingersi ulteriormente verso nord, avvicinandosi a San’a. Contemporaneamente all’offensiva su Taiz, i bombardamenti dei velivoli della coalizione hanno spianato la strada alle truppe di terra nella regione desertica dello Jawf, nelle immediate vicinanze del confine nordoccidentale con l’Arabia Saudita, in previsione di un’operazione di terra che, secondo i piani sauditi, dovrebbe condurre alla conquista della provincia di Sa’dah, roccaforte del movimento Houthi. Anche sul fronte meridionale sono stati fatti progressi durante l’estate; da metà luglio le forze progovernative hanno preso il controllo di 5 provincie (tra cui quella di Lahj, sede della base aerea di al-Anad) nella zona a nord di Aden, tutte situate lungo l’autostrada N1 che collega Aden con Taiz, Ibb, Dhamar e San’a. Restando su Aden, va ricordato che tra il 17 e il 19 ottobre, circa 750 soldati sudanesi e un numero non precisato di pickup e APC BTR-70/80, sono giunti in città a bordo di 2 navi da sbarco emiratine, parte di una forza complessiva di circa 6.000 soldati promessi dal Governo di Khartoum e che dovrebbero costituire il grosso della componente terrestre della coalizione a guida saudita. Al momento, infatti, le truppe terrestri della coalizione presenti sul territorio yemenita si attestano intorno alle 11.000 unità, suddivise tra: 3/4.000 sauditi, 2.200 senegalesi, 1.5/2.000 emiratini, 1/1.500 qatarioti, 800 egiziani, 6/700 bahreniti, più i 750 sudanesi appena arrivati. La missione primaria delle unità sudanesi, che si aggiungeranno alle truppe yemenite, emiratine e saudite, sarà quella di mettere in sicurezza la città di Aden, da luglio nuovamente sotto il controllo del Governo ma che, nelle ultime settimane, ha visto un incremento di attentati ai danni di alti ufficiali e leader delle forze progovernative. A tal proposito, vanno ricordati i 2 attacchi suicidi del 6 ottobre contro la sede del Governo e un avamposto della coalizione, che hanno causato la morte di 15 persone. Oltre a rappresentare uno strategico hub portuale, Aden è divenuta sede del Governo yemenita guidato dal Presidente Hadi, dopo che lo stesso era stato obbligato a lasciare la capitale San’a (rifugiandosi per 6 mesi in Arabia Saudita), finita sotto il controllo degli Houthi all’inizio dell’anno. Se a ciò si aggiunge l’importanza di Aden come seconda città dello Yemen e il suo ruolo di testa di ponte nella già citata avanzata verso nord, è facile comprendere il perché i sauditi abbiano deciso di installare anche qui una batteria di sistemi antiaerei (in questo caso di sistemi ruotati PANTSIR S-1, SA-22 GREYHOUND secondo il codice NATO). Detto ciò, nonostante i raid aerei quasi giornalieri e l’evidente squilibrio in termini di qualità di mezzi ed equipaggiamenti, più che quantitativi, gli Houthi e i lealisti dell’ex Presidente Saleh controllano ancora la maggior parte dello Yemen nordoccidentale supportati, peraltro, dai rifornimenti di armi che giungono dall’alleato iraniano. A tal proposito, va ricordato l’episodio dello scorso 26 settembre, quando una nave cargo iraniana è stata intercettata 150 miglia a largo di Salalah (Oman) con a bordo 72 missili anticarro (54 BGM-71 TOW e 18 9M113 KONKURS). Nelle ultime settimane, peraltro, ci sono stati diversi tentativi di incursioni ribelli in territorio saudita, soprattutto nei pressi del villaggio di al-Khobh, nella provincia di Jazan, a 10 km dal confine con lo Yemen. Vero è che gli attacchi sono stati puntualmente respinti dall’Esercito Saudita, ma ciò non toglie che si tratta di un elemento nuovo e che testimonia una maggior spregiudicatezza da parte delle forze Houthi. Un ulteriore elemento che non andrebbe trascurato, inoltre, è che alcune zone del Paese è cresciuta l'influenza di AQAP, il franchise yemenita di Al-Qaeda. In particolare, la città portuale di Mukallah, sul Golfo Arabico, uno dei 3 porti più importanti del Paese, è divenuta, nei mesi scorsi, il Quartier Generale del gruppo, che controlla tutta la provincia sudorientale di Hadramawt e che, nei giorni scorsi, ha preso possesso anche del capoluogo della provincia di Abyan (Zinjibar), ubicata a poco più di 60 km a nordest di Aden, fino ad allora controllata dalla 15° Brigata dell’Esercito yemenita. In realtà, fino a questo momento, le operazioni militari della coalizione guidata dai sauditi ha, di fatto, ignorato AQAP, probabilmente perché impegnata nei combattimenti contro gli Houthi. Ciò, tuttavia, consente ad AQAP di continuare a consolidare la propria posizione nel Paese e ad essere sempre più spregiudicata. Il gruppo ha attaccato le basi della 19° Brigata di Fanteria di Shabwah, della 39° Brigata Corazzata di Abyan e della 23° Brigata Meccanizzata di Hadramawt, impossessandosi di armi ed equipaggiamenti in seguito ad ogni attacco…