RIVISTA ITALIANA DIFESA
Yemen: è invasione 07/09/2015 | Michele Taufer

Con l’inizio della fase terrestre (Operazione GOLDEN ARROW), l’intervento a guida saudita in Yemen è entrato in una nuova fase. Il 3 agosto 2015, un contingente degli Emirati Arabi Uniti basato su un battaglione corazzato di carri MBT LECLERC, al quale vanno sommate alcune dozzine di veicoli per il trasporto truppe IFV BMP-3M, rinforzati da semoventi d’artiglieria di fabbricazione sudafricana Denel G6 da 155 mm, veicoli porta-mortaio da 120 mm RG-31 AGRAB, autocarri tattici TATRA T816 ed anche sistemi antiaerei ruotati PANTSIR S-1 (codice NATO SA-22 GREYHOUND), è stato fatto sbarcare nel porto di Aden. Quasi tutta la città di Aden era caduta nelle mani dei ribelli Houthi nel marzo del 2015, solo 2 piccole enclave, segnatamente il porto e la zona delle raffinerie petrolifere, erano rimaste sotto il controllo delle Forze fedeli al Presidente Hadi. Due roccaforti che hanno resistito agli attacchi dei ribelli Houthi grazie al CAS (Close Air Support) fornito dagli aerei della coalizione a guida saudita, Operazione DECISIVE STORM, sia dall’artiglieria delle unità navali egiziane e saudite schieratesi in loro aiuto. Una strenua difesa durata fino ai primi di maggio, quando circa 500 elementi, la cui maggioranza era costituita da yemeniti addestrati negli Emirati Arabi Uniti, venne introdotta via mare ad Aden con il compito di rinforzare la difesa delle 2 enclave. Tra questi figuravano anche aliquote di membri delle Forze Speciali emiratine, embedded con le truppe yemenite. Il loro compito era quello di preparare il terreno per ulteriori afflussi di rinforzi e coordinare le operazioni sul campo. Durante il mese di giugno, infatti, ulteriori 1.500 yemeniti vennero fatti affluire in rinforzo al contingente iniziale, ma cosa più importante, arrivarono anche 170 veicoli MRAP, sistemi controcarro e mortai per il fuoco d’appoggio indiretto: si stava quindi consolidando quella che a tutti gli effetti sarebbe diventata la testa di ponte di un'azione terrestre su più larga scala, Operazione GOLDEN ARROW. Il 14 luglio, in particolare, le forze di resistenza yemenite a bordo di veicoli 8x8 ENIGMA di fabbricazione emiratina e MRAP Oshkosh M-ATV, guidati da aliquote appartenenti alle Forze Speciali di Abu Dhabi, sferrarono un attacco volto alla riconquista dell’aeroporto internazionale di Aden. L’operazione ebbe successo, grazie anche al massiccio supporto aereo fornito dagli strike della coalizione, ben 136 sortite contro le posizioni Houthi durante tutta la durata dell’assalto. Le posizioni a difesa dell’aeroporto vennero poi consolidate dall’arrivo di unità appartenenti alla 6° Brigata Aviotrasportata (costituita da 2 battaglioni paracadutisti e 3 compagnie di Forze Speciali) dell’Esercito Saudita, le quali nei giorni successivi permisero la riapertura dello scalo e l’afflusso di ulteriori rifornimenti; questo fino allo sbarco in massa di truppe meccanizzate (circa 2.800 uomini) avvenuto ad inizio agosto. Durante quest’ultimo mese l’avanzata delle truppe fedeli ad Hadi, grazie all’aiuto esterno dei sauditi e degli emiratini, si è diretta verso nord, in direzione di Ma’rib raggiungendola a quanto pare verso fine agosto. Contestualmente all’avanzata proveniente da Sud, i sauditi hanno fatto affluire ulteriori rinforzi di truppe yemenite, sempre equipaggiate con gli onnipresenti MRAP M-ATV, attraverso il valico di al Wadiah lungo le arterie stradali S 150 e numero 5 con l’intenzione di puntare a ovest raggiungendo Ma’rib per poi congiungersi con il “contingente” proveniente da Sud e spingersi quindi, molto probabilmente, verso la capitale Sana’a. Posti sotto pressione dall’intervento di terra a guida saudita, gli Houthi hanno risposto martellando con l’artiglieria le posizioni di confine con il Regno, arrivando perfino nei giorni scorsi a condurre attacchi (in particolare effettuati da ex membri dell’Esercito Yemenita fedeli all’ex Presidente Saleh) impiegando alcuni sistemi OTR-21 TOCHKA (SS-21 SCARAB nella nomenclatura NATO) i quali hanno generato una certa apprensione tra le fila dei sauditi e degli altri Stati del Golfo partecipanti alle operazioni. A tal proposito sembrerebbe che sia stato uno di questi “lanci”, avvenuto precisamente venerdì 4 settembre, ad aver centrato in pieno una FOB della coalizione situata nei pressi di Ma’rib. La deflagrazione avrebbe portato alla distruzione di 4 AH-64D APACHE degli Emirati facendo esplodere una dozzina di altri veicoli e provocando la morte, il bilancio finale risulta ancora incerto, data la frammentarietà delle notizie, di 45 soldati di Abu Dhabi, 16 sauditI e 6 membri delle Bahrein Defence Force. La risposta saudita agli attacchi Houthi sui propri confini è stata l’apertura di un nuovo fronte terrestre, nel nord dello Yemen, avvenuta attraverso lo sconfinamento in territorio yemenita dei propri reparti corazzati partendo molto probabilmente dallo Jazan. La resistenza nelle roccaforti degli Houthi sta però portando a significative perdite da parte saudita. Alcuni IFV M2 BRADLEY, carri AMX-30, MBT M1A2 SABRAMS (che non sono però dotati di corazzature all’uranio impoverito) e MRAP M-ATV sono stati infatti neutralizzati nei giorni scorsi dal lancio di missili controcarro, probabilmente 9K111 FAGOT e 9M113 KONKURS (rispettivamente AT-4 SPIGOT e AT-5 SPANDREL nella nomenclatura NATO) in dotazione ai ribelli. Si segnala inoltre la perdita di 3 AH-64D APACHE così come di alcuni droni. La situazione è quindi ancora in evoluzione ed incerta, resterà da vedere se e quando le forze della coalizione decideranno di puntare verso Sana’a e di entrare in profondità nei territori degli Houthi, mossa che senz’altro farebbe aumentare in maniera significativa il rateo d’attrito subito dalle truppe intervenute a sostegno di Hadi.


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