RIVISTA ITALIANA DIFESA
Assad perde terreno e la Russia lo aiuta 27/08/2015 | Pietro Batacchi

Ormai da mesi il regime di Assad sta perdendo terreno. Le fazioni ribelli, soprattutto quelle islamiche, sono sempre più forti, mentre le forze regolari di Damasco devono fronteggiare un altissimo tasso di attrito ed enormi difficoltà nell'arruolamento dato che i bacini tradizionali si vanno via, via prosciugandosi. Dallo scorso gennaio, il regime ha perso quasi il 20% del territorio incalzato, da un lato, dall'offensiva nel nord-ovest dell'Esercito della Conquista, fronte che comprende i salafiti di Ahrar Al Sham e i qaedisti ufficiali di Al Nusra e che nasce grazie all'accordo tra Arabia Saudita, Turchia e Qatar, tradizionali patroni delle milizie islamiste siriane, e, dall'altro, dall'iniziativa di ISIS nella parte centrale del Paese. A nord, l'Esercito della Conquista ha lanciato una vasta offensiva sin dai primi dell'anno che ha portato alla conquista della città di Idlib e che all'inizio di agosto è arrivata per la prima volta a minacciare anche la cintura alawita costiera, tradizionale roccaforte del regime, mentre ISIS, incalzata nelle aree al confine con la Turchia dai curdi dell'YPG, si è spinta in profondità nella zona centrale della Siria fino a conquistare la storica città di Palmyra. A sud, le cose non vanno meglio e i ribelli del Fronte Sud e di Al Nusra hanno conquistato gran parte della provincia di Deraa e stanno stringendo sempre più il cerchio nei confronti dell'omonimo capoluogo provinciale con l'intento di tagliare le linee di comunicazione e rifornimento tra la città e Damasco. In queste condizioni, il regime è costretto sempre più, lo ha ribadito anche lo stesso Assad in un'intervista alla BBC, a ricorrere all'aiuto degli alleati, ovvero Iran e Siria. E se l'Iran è fondamentale per il supporto operativo e per l'inquadramento e l'addestramento delle milizie filo-regime, la Russia è fondamentale per le forniture di armi. Negli ultimi mesi, Mosca ha aumentato queste forniture trasferendo al regime nuove armi sempre più moderne, a cominciare da 6 caccia intercettori MiG-31 (la fornitura è però stata smentita dai vertici della stessa MiG). Si tratta di velivoli, il cui contratto di fornitura risale al 2007 e che equipaggiano anche le Aeronautiche russa e del Kazakhstan, degli anni settanta-ottanta caratterizzati da grandi dimensioni (22,6 m di lunghezza, 46,2 t di peso massimo al decollo, 13,4 m di apertura alare e 61,6 m²di superficie alare ecc.), alte prestazioni velocistiche e concepiti per l'intercettazione dei velivoli nemici ad alte quote. L'equipaggiamento comprende, tra l'altro, il radar passivo a scansione elettronica ZASLON e missili aria-aria a lungo raggio R-33 VYMPEL e presumibilmente anche le varianti più evolute R-37 (caratterizzate da nuove superfici aerodinamiche e di controllo e da un seeker attivo). I MiG-31 sono stati rischierati nel complesso di Mezzeh (Damasco) e serviranno soprattutto come deterrente nei confronti di eventuali intrusioni turche e di ipotetici tentativi di imporre no-fly zone in alcune parti del Paese. Ma le recenti forniture di Mosca non si fermano agli aerei. Alle forze di Damasco, infatti, sono stati trasferiti negli ultimi mesi pure diverse decine di nuovi blindati 8x8 BTR-82 e veicoli tattici 4x4 TIGER. Rispetto ai BTR-80, già in servizio in alcuni esemplari con le FA siriane, i BTR-82 sono dotati di una nuova torretta equipaggiata con il cannone da 30 mm 2A72, mitragliatrice da 7,62 mm coassiale e da un nuovo sistema di puntamento basato sul sistema di visioneTKN-4GA-02. Chiaramente queste forniture non cambieranno le sorti del conflitto, ma servono a ribadire l'impegno di Mosca a supporto di Assad nei confronti di chi, soprattutto l'Arabia Saudita, negli ultimi mesi sta facendo ogni sorta di pressione sulla Russia per costringerla a rivedere la sua politica di appoggio a Damasco. 

 

 


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