RIVISTA ITALIANA DIFESA
La morte del Mullah Omar 29/07/2015 | Pietro Batacchi

La notizia della morte del Mullah Omar, confermata da fonti governative afghane, oltre a contribuire ad allargare ulteriormente l'alone di mistero che ha sempre aleggiato attorno alla figura dellostorico leader talebano, giunge proprio alla vigilia della ripresa dei colloqui di pace tra gli stessi Talebani ed il Governo di Kabul. Colloqui, sostenuti dalla Shura di Quetta, e dunque dal Mullah Omar, ma che certo non fanno piacere alle ali più giovani e radicali del movimento, meno legate alle tradizionali appartenenze tribali delle vecchie leve, e sempre più sensibili al richiamo di ISIL che anche in Afghanistan e Pakistan si sta facendo sempre più strada.

Lo scorso 27 gennaio, Abu Muhammad al-Adnani, portavoce dello Stato Islamico (IS) in Siria e in Iraq, aveva ufficializzato la nascita di una branca del gruppo nella regione compresa tra l’Afghanistan e il Pakistan, nel cosiddetto territorio del Khorasan. La struttura portante del gruppo è formata principalmente da quel nucleo di talebani pachistani che, prese le distanze dal movimento del Teherik-e-Taliban Pakistan (TTP), già nell’ottobre 2014 aveva pronunciato il proprio bayat, giuramento di fedeltà, ad al-Baghdadi. Accanto all’anima prettamente pakistana, c'è quella afghana che include figure di spicco quali quella di Mohammad Fazl, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa talebano, e Abdul Qayoum Zakir, comandante militare responsabile per le operazioni contro le Forze di sicurezza internazionali nel sud dell’Afghanistan. Tra questi c'era anche Mullah Abdul Rauf Khadum, ex membro della scorta selezionata dello stesso Mullah Omar e comandante militare ad Herat, ucciso in un raid americano a febbraio nella provincia di Hellmand. Questa branca di ISIL, alimentata anche da miliziani stranieri caucasici, uzbeki e pachistani, si sta diffondendo a macchia di leopardo in diverse zone dell'Afghanistan. I primi segnali della presenza di ISIL nel Paese si sono registrati nei distretti di Kajaki, Musa Qala, Nawzad e Baghran, nella provincia dell’Helmand, zona natale di Khadum. Oltre al focolaio nel sud, il gruppo sembra aver trovato terreno fertile anche nella provincia occidentale di Farah grazie al proselitismo di 2 fratelli, Abdul Malek and Abdul Razeq, i quali avrebbero istituito un campo di addestramento per aspiranti miliziani nel distretto di Khak-e-Safayd (distretto da sempre difficile che più di un problema ha dato ai militari del contingente italiano). Una forte presenza va registrata anche nelle aree al confine con il Pakistan e nelle province sudorientali di Ghazni e di Paktika dove, con l’inizio dell’Operazione ZARB-E-ZAB delle Forze Armate pakistane per cercare di contrastare la presenza talebana nelle Agenzie di Nord e Sud Waziristan, il massiccio flusso di sfollati in cerca di rifugio in territorio afghano ha facilitato l’ingresso oltreconfine di centinaia di famiglie di origine araba e uzbeka, nonché l’infiltrazione di miliziani jihadisti, un tempo legati ad Al Qaeda e ora possibile bacino di reclutamento per la nascente branca di ISIL in Af-Pak.

I leader talebani guardano all’espansione dello Stato Islamico in Afghanistan come ad una minaccia per il proprio obbiettivo della creazione di un Emirato Islamico in Afghanistan, mai abbandonato, ma, soprattutto, considerano ISIL un pericolo per le proprie fonti di finanziamento, ovvero la produzione di oppio ed i traffici transfrontalieri. Non è un caso che diversi scontri tra Talebani e membri dell'ISIL afghano siano già scoppiati, con decine di morti,nella provincia orientale di Nangharar e nelle province meridionali di Zabul e dell’Helmand.

Ecco perchè i colloqui di pace tra Shura di Quetta e Governo di Kabul potrebbero portare ulteriore acqua la mulino dell'ISIS afghano. Ed ecco perchè qualcuno aveva tutto l'interesse a far uscire proprio adesso la notizia della morte del re del mistero, l'imprendibile ed elusivo, Mullah Mohamed Omar.

 

 

 

 


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