RIVISTA ITALIANA DIFESA
Trump annuncia la classe TRUMP: le corazzate del futuro 23/12/2025 | Pietro Batacchi

Si sa, Trump non bada certo… ”a spese” in quanto ad annunci e sparate. L'ultima in ordine di tempo, anche questa arrivata in pompa magna, riguarda una classe di corazzate di nuova generazione denominata TRUMP.

L’obbiettivo, secondo il Presidente e il Segretario alla Difesa Heghseth, è realizzare 2 unità prototipiche e una prima serie di 10 unità. L’annuncio di Trump – che ha ovviamente parlato di navi mai viste, con enfasi, appunto, tutta trumpiana – è stato accompagnato da una serie di rendering che in qualche modo vorrebbero anticipare il futuro design delle unità.

Si tratta di navi nell’ordine delle 30-40.000 t, con 2 massicce sovrastrutture, una delle quali “compund”, e radar a facce piane fisse, nonché 3 batterie di celle di lancio verticali, 2 a prua e una poppa.

L’armamento è decisamente robusto e comprende missili ipersonici Intermediate-Range Conventional Prompt Strike – da oltre 3000 km di portata e dotati di corpo/testata planante – un cannone elettromagnetico, un paio di cannoni da 127 mm, armi laser ad energia diretta, missili sup-aria e sup-sup SM-3/6, missili TOMAHAWK e missili da crociera a testata nucleare SLCM-N (Sea-Launched Cruise Missile - Nuclear). Questi ultimi erano stati reintrodotti durante la prima Amministrazione Trump e cancellati da Biden con la Nuclear Posture Review (NPR) 2022, ma il Congresso non aveva supportato la decisione di Biden e aveva continuato a finanziarne lo sviluppo.

L’annuncio di Trump non può che sollevare dubbi e perplessità, a cominciare dal fatto che, in scenari come quelli attuali e in quelli più futuribili, navi così grosse hanno poco significato: concentrare così tante capacità su una stessa piattaforma renderebbe più semplice il targeting dell'avversario, contraddicendo così uno dei cardini delle operazioni distribuite, mentre il ruolo di “nave arsenale” può, e potrà sempre più in futuro, essere ricoperto da unità unmanned ben più piccole. Peraltro, i reattori nucleari modulari in miniatura promettono di risolvere, quanto meno in parte, il problema dell’alimentazione di sistemi sempre più complessi ed energivori, per cui le dimensioni delle piattaforme possono essere contenute.

La seconda, invece, riguarda la condizione generale della cantieristica americana, tutt’altro che buona, come dimostrano i recenti programmi: dai DDX ZUMWALT, alle fregate CONSTELLATION. Una condizione al momento strutturale, più che contingente, con un comparto che, BURKE a parte, sconta gravi gap in termini di manodopera e infrastrutture, e che pare oggi capace di costruire solo sottomarini e portaerei a propulsione nucleare. Trump ha inoltre dichiarato che la costruzione della prima unità inizierà “quasi immediatamente” e che ci vorranno circa 2 anni e mezzo, un annuncio alquanto irrealistico data la suddetta condizione della cantieristica.

Meglio, dunque, volare più bassi e pensare ad unità da combattimento meno avveniristiche e, soprattutto, più piccole (15-18.000 t), capaci di rimpiazzare in maniera sostenibile e in grandi numeri i venerabili incrociatori classe TICONDEROGA.

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