RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’impero è colpito ancora, una prima analisi dell’attacco ucraino a Novorossiysk 17/12/2025 | Massimo Annati

Parafrasando un titolo della serie Star Wars, potremmo dire che l’Impero (russo) è stato nuovamente colpito.

Buona parte della Flotta Russa del Mar Nero si è da tempo dovuta ritirare nella base navale di Novorossiysk, visto che la base di Sebastopoli in Crimea è stata più volte violata da attacchi con missili e, soprattutto, con droni aerei e di superficie.

Nel pomeriggio del 15 dicembre le immagini, che hanno ben presto inondato la rete, hanno mostrato una potente esplosione nei pressi dell’ormeggio di un sommergibile classe KILO (Progetto 636.3, o Classe VARSHAVYANKA per la Russia) all’interno della base di Novorossiysk. I Servizi di Sicurezza Ucraini (SBU) hanno diffuso un comunicato che indica l’utilizzo di un mezzo UUV (Unmanned Underwater Vehicle) per condurre l’attacco. A tal proposito, vale la pena osservare che nel settembre 2025 gli Ucraini avevano mostrato in pubblico il Toloka TLK-1000, un grosso UUV d’attacco simile ad un siluro, lungo 12 m, con un diametro di circa 1 m, un’autonomia massima di 2.000 km e un payload fino a 5 t (anche se è verosimile che per missioni a lungo raggio il carico esplosivo venga ridotto a favore delle batterie, visto che il peso totale è comunque un limite). Era stata resa nota anche un’altra versione più piccola, TLK-400, ma senza che fossero disponibili immagini: 6 m di lunghezza, autonomia massima 1.200 km e payload fino a 500 kg. Non è dato sapere se questi mezzi siano già entrati in servizio, né tantomeno se siano stati utilizzati a Novorossiysk, ma ovviamente qualche sospetto c’è.

Tuttavia, ci sono molti punti ancora oscuri, e che probabilmente sono destinati a restare tali a lungo…

 1) Come ha fatto l’UUV ad arrivare a Novorossiysk? A meno che non siano stati utilizzati dei grossi UUV come i citati TLK, si può escludere una navigazione autonoma, viste le distanze in gioco (almeno 800-1.000 km in mare, a seconda della rotta seguita). Si può ipotizzare l’impiego di un mezzo “avvicinatore”, anche un peschereccio, che può aver rimorchiato l’UUV in area. L’altra ipotesi prevede l’impiego di partigiani anti-russi che da tempo operano dietro le linee e conducono sabotaggi. In questi ultimi giorni, per esempio, il gruppo Chernaya Iskra (Scintilla Nera) ha contribuito a colpire per 3 volte delle piattaforme petrolifere nel Mar Caspio e 2 navi che trasportavano materiale per droni dall’Iran alla Russia. In tale ipotesi, il mezzo, introdotto clandestinamente in Russia, sarebbe stato presumibilmente assemblato e messo in acqua da un punto sulla costa non molto lontano dalla base, ma si tratta di una modalità operativa estremamente complessa e rischiosa.

 2) Quale origine hanno le immagini diffuse? Non si può escludere che gli ucraini o i “partigiani” abbiano installato una telecamera all’interno della base, ma sarebbe stato un’attività molto rischiosa che, se scoperta, avrebbe potuto portare al fallimento dell’operazione. Più probabile che qualche hacker ucraino abbia infiltrato il sistema di sorveglianza della base (la telecamera può muoversi in brandeggio e dispone, presumibilmente, di un software per individuare e riconoscere le sagome di navi e natanti, vista la presenza di riquadri verdi a cavallo delle unità ormeggiate e delle piccole imbarcazioni in transito). In effetti, dopo una panoramica iniziale, le immagini si fissano sul punto dove sarebbe avvenuta l’esplosione, anticipando di poco l’attacco, suggerendo appunto un possibile “controllo” ucraino.

 3) Come è avvenuto l’avvicinamento al bersaglio, un a volta nei pressi del porto? I media hanno riportato in diverse occasioni l’esistenza di mezzi in grado di navigare (velocemente) in superficie, per immergersi in prossimità dell’obiettivo navigando (lentamente) con propulsione elettrica. Questi mezzi sono usati per trasportare incursori, ma si può agevolmente ipotizzare una variante senza equipaggio destinata a trasportare una carica esplosiva per attacchi simili a quelli di un siluro, anche se molto più lento nella fase terminale d’attacco. In alternativa può essersi trattato di un più tradizionale UUV, simile ad un siluro, in grado di navigare sempre sommerso vicino alla superficie. Oppure dei già citati grossi UUV della serie TLK.

 4) Come è stato guidato sul bersaglio? Gli UUV impiegati per la ricognizione dei fondali solitamente si basano sulla navigazione inerziale, con periodici aggiornamenti ottenuti facendo affiorare un’antenna per ricevere segnali GPS e/o scambiare dati con l’operatore remoto, tramite trasmissioni via satellite. Tuttavia, il “dead reckoning” non è molto preciso e nel tempo può accumulare errori. Si potrebbe quindi ipotizzare che durante la navigazione all’interno della base l’UUV abbia ricevuto aggiornamenti sulla propria posizione con qualche affioramento che consentisse di ricevere segnali. Il fatto che l’attacco sia avvenuto di giorno, invece che di notte come solitamente accade, rende certamente più rischioso l’affioramento per il rischio di essere scoperti, rendendo questa ipotesi meno probabile; vale comunque la pena constatare che con ogni probabilità i Russi si sentivano abbastanza sicuri all’interno della base, anche visto il sistema di barriere all’ingresso della stessa (efficaci tuttavia contro droni di superficie e non contro quelli subacquei, come dimostrato dall’attacco).

5) Che danni sono stati arrecati al KILO? La Marina Russa afferma che l’attacco è fallito e che nessuna unità risulta essere stata danneggiata. Ma, come sempre, non bisogna fidarsi dell’oste a cui si chiede la qualità del vino… Lo SBU ucraino afferma invece di aver messo fuori uso il sommergibile. Dalle immagini sembra che l’esplosione sia avvenuta nelle immediate vicinanze della poppa del battello (a circa 15 m dalla stessa), causando quindi con ogni probabilità gravi danni allo scafo, alla propulsione (elica e asse) e ai timoni orizzontali e verticali, che renderebbero quindi il battello non operativo per un periodo piuttosto lungo. Le immagini satellitari indicano che il sommergibile non è stato affondato e mostrano danni alla banchina in prossimità della poppa del battello, che risulta non essere stato spostato. Inoltre, un video diffuso dall’emittente russa Zvezda non mostra danni visibili, ma non viene inquadrata la zona di poppa. Un eventuale trasferimento del battello in bacino per riparazioni potrà fornire maggiori risposte riguardo ai danni.

Per concludere, non ci sono certezze adamantine in questo attacco, come del resto avviene spesso per le operazioni speciali. È comunque la prima volta che un’incursione viene condotta dagli Ucraini contro un’unità navale con mezzi subacquei (o in grado di operare sia sopra che sotto la superficie), dopo che se ne era ipotizzata l’esistenza, dimostrando la capacità di Kiev di condurre attacchi di questo genere. È altresì un’altra prova dell’inventiva degli ucraini e di quali lezioni possano essere apprese dalle altre Marine in questa nuova realtà operativa.

Seguiteci sui nostri canali TelegramFacebookXYouTube e Instagram.

 


Condividi su:  
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE