RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ecco la National Security Strategy del Trump 2 05/12/2025 | Pietro Batacchi

È stata resa nota la nuova National Security Strategy americana, redatta dalla seconda Amministrazione Trump.

Nel documento si ritrovano gran parte degli elementi esposti dal tycoon in campagna elettorale e che in alcuni casi sono già stati implementati in questo primo scorcio di amministrazione.

Sicuramente la parte più controversa è dedicata all’Europa. Il documento attacca infatti apertamente le istituzioni comunitarie, identificate come il problema principale del Vecchio Continente, parlando apertamente di presunte censure del “free-speech” e di “soppressione dell'opposizione politica”, fino, addirittura, alla necessità di “coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa dentro le nazioni europee”. Toni sicuramente forti e, aggiungiamo noi, del tutto inconsueti e completamente fuori dalla realtà. Ma tant’è, anche perchè subito dopo si fa il paio affermando che l’America incoraggia i propri alleati politici in Europa a promuovere un revival dello spirito continentale, anche se la crescente influenza dei cosiddetti “partiti patriottici” fa comunque essere l’amministrazione Trump ottimista. Insomma, questa parte sembra scritta sotto dettatura del Vicepresidente Vance, di cui del resto riprende l’impianto del famoso discorso durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco lo scorso febbraio. Poi, si ribadisce l’intenzione di chiudere il conflitto in Ucraina e l’importanza di ristabilire la stabilità strategica con la Russia.

Di grande rilevanza pure la parte dedicata all’emisfero occidentale. Si parla nella fattispecie di “Corollario Trump” alla Dottrina Monroe: dunque, l’emisfero occidentale deve essere libero da influenze straniere, specie sottoforma di controllo di asset e infrastrutture strategiche, garantendo allo stesso tempo agli USA pieno accesso alla materie prime critiche. In aggiunta, si sottolinea la necessità di rafforzare la presenza militare americana nell’area. L’attuale crisi con il Venezuela si spiega proprio alla luce di queste linee guida di “grand strategy”.

In Asia Pacifico gli obiettivi sono essenzialmente 3: ribilanciare le relazioni economiche con la Cina, assicurare l’apertura dei “colli di bottiglia” e la sicurezza delle linee di comunicazione marittime e dissuadere un eventuale conflitto per Taiwan e qualunque cambiamento unilaterale dello status quo nello Stretto.

Infine, in Medioriente, l'Amministrazione Trump vuole impedire a qualunque potenza avversaria di dominare la regione.

In definitiva, il documento mantiene alcuni tradizionali capisaldi della politica estera e di sicurezza americana, ma accentua, rispetto alle Amministrazioni Biden e Obama, l’attenzione verso l’emisfero occidentale e, sopratutto, consolida la narrativa polemica verso l’Europa e le sue istituzioni. Una narrativa che, al di là della sua coloritura ideologica, punta evidentemente a creare un’architettura basata su rapporti bilaterali, da negoziare di volta in volta sulla base di opportunità contingenti. Certo è che anche i prossimi 3 anni non saranno facili per l’Europa e per i suoi rapporti con Washington.

Sul fronte economico si riconferma quello che stiamo vedendo in questi mesi: reindustrializzazione e rimanifatturizzazione dell’America, leadership nel digitale e nell’AI, ed “energy dominance”. 

(Immagine: POTUS)

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