In un video diffuso su X il 1o dicembre si vede l’intercettazione in volo di uno SHAHED-136 (GERAN-2) armato con un R-60. Il drone russo sarebbe stato abbattuto da uno STING, un drone quadricottero intercettore sviluppato in Ucraina dal Wild Hornets Charitable Fund. Nel filmato si osserva chiaramente l’R-60, conosciuto anche con la denominazione NATO AA-8 APHID, montato su una sella di lancio installata sulla parte superiore del muso del drone. In linea teorica, il missile a guida infrarossa consentirebbe quindi a questo UAV di ingaggiare aerei ed elicotteri ucraini, creando una potenziale minaccia molto economica; tuttavia, l’efficacia reale di questa configurazione rimane incerta. La pubblicazione del video su X è stata preceduta dalla circolazione, su Telegram, di alcune fotografie che mostravano i resti di un GERAN-2 equipaggiato appunto con un R-60. Le immagini, riportate anche qui sopra, mostrano il missile ancora fissato alla sua sella di lancio.
L’R-60, o AA-8 APHID, è un missile a guida infrarossa di epoca sovietica la cui versione base entrò in servizio operativo all’inizio degli anni ‘70. Diverse varianti sono tuttora impiegate in molti Paesi, inclusi Russia e Ucraina. L’R-60, lungo quasi 2 metri e con un peso di poco meno di 45 kg, è particolarmente compatto per la sua categoria: risulta infatti più corto e leggero dell’R-73, che lo ha sostituito nell’arsenale sovietico, così come degli equivalenti occidentali della famiglia AIM-9 SIDEWINDER.
Vale la pena ricordare che in più occasioni i missili R-60 sono stati utilizzati anche come armi superficie-aria; per esempio, da unità navali senza equipaggio (USV) ucraine, oltre che dagli Houthi in Yemen. L’Ucraina ha inoltre integrato missili R-73 e AIM-9 sui propri USV, con l’obiettivo analogo di rappresentare una minaccia per gli aerei ed elicotteri russi inviati a intercettarli. Inoltre, le Forze Ucraine fanno ampio ricorso a missili aria-aria a corto raggio adattati per l’impiego in funzione superficie-aria da terra.
Il modo esatto in cui lo SHAHED-136 utilizza un missile aria-aria non è al momento noto. Nella fattispecie, il drone, e dunque l’arma, potrebbero essere comandati da un oepratore, oppure i Russi potrebbero aver implementato modalità autonome basate sull’AI.
La decisione russa di modificare gli SHAHED-136 per trasportare missili R-60 riflette una strategia di deterrenza simile a precedenti già visti, anche se al momento non è chiaro quanto credibile sia la minaccia rappresentata da questa combinazione. Gli aerei ed elicotteri ucraini ad ala fissa svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto agli attacchi condotti con questi droni e non avrebbero modo di sapere in anticipo se il bersaglio che stanno ingaggiando è dotato o meno di missili aria-aria.
Solo il tempo potrà stabilire quando uno SHAHED-136 russo, che a costo stimato tra 20.000 e 50.000 dollari, tenterà di ingaggiare un aereo o un elicottero ucraino con un R-60, scenario che potrebbe rappresentare un game changer nella guerra in Ucraina. In ogni caso, la sola eventualità che un SHAHED-136 russo possa ora essere dotato di un missile aria-aria rappresenta un ulteriore elemento di rischio che le forze ucraine dovranno tenere in considerazione.
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