RIVISTA ITALIANA DIFESA
Chi è causa del suo mal (l’US Navy) pianga se stesso: rimodulato il programma CONSTELLATION 26/11/2025 | Pietro Batacchi

Dopo ritardi e aumenti dei costi, Fincantieri e il Segretario della Navy, John Phelan, hanno annunciato una radicale rimodulazione del programma per le fregate CONSTELLATION, basate sul design delle FREMM italiane.

Fincantieri Marinette Marine completerà le prime 2 unità in costruzione, mentre le altre 4 navi in ordine verranno cancellate

Il cantiere Marinette verrà adesso indennizzato e si rifocalizzerà, come recita un comunicato di Fincantieri, su “ nuovi ordini per la costruzione di unità in segmenti che rispondono al meglio agli interessi immediati del Paese e al rilancio della cantieristica navale statunitense, come le navi rompighiaccio, le operazioni anfibie e le missioni speciali”, supportando “la Marina Americana nella ridefinizione delle scelte strategiche nel segmento delle piccole navi da combattimento di superficie (“small surface combattant”), manned e unmanned”. Del resto, in tutti questi anni Fincantieri aveva investito oltre 800 milioni di dollari nei suoi 4 cantieri americani - Marinette, Green Bay, Sturgeon Bay e Jacksonville.

Adesso bisognerà capire cosa vorrà fare (da grande) l’US Navy e quali saranno le scelte per nuove unità di superficie da combattimento, e che tipo di nuove unità navali saranno prodotte, appunto, a Marinette. E, soprattutto, quale sarà la posizione del Congresso. 

Dietro alla decisione sulle fregate CONSTELLATION, ci sono le continue richieste di modifiche e adattamenti, i continui cambi di requisito - come accaduto, peraltro, anche per altri programmi, a cominciare dalle Littoral Combat Ship (LCS) - e la difficoltà strutturale a gestire la configurazione; tutti fattori che, di fatto, hanno impattato su tempi e costi rendendo il programma insostenibile. A ciò aggiungiamo un più generale problema di supply chain negli USA, palesatosi con la pandemia da COVID 19, con gap in termini di manodopera qualificata che si è fatto fatica a ricostituire. È accaduto pure ad altri programmi militari, anche aeronautici, con aziende che in pieno COVID hanno mandato a casa dall'oggi al domani migliaia di addetti, salvo poi rendersi conto che per riassorbire e riqualificare tutte quelle risorse occorreva tanto tempo. E non dimentichiamo, le strozzature, i problemi con la fornitura di materiali critici, ecc.

Insomma, un patatrac, che riconferma una tendenza, molto preoccupante dati gli scenari attuali (visto che la cantieristica cinese, per esempio, non ha certo di questi problemi), circa le difficoltà americane a realizzare in maniera sostenibile (economicamente e con tempistiche accettabili), navi “normali”, ovvero navi che non siano portaerei, sottomarini nucleari o “super-caccia” come i BURKE.

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