Come ampiamente discusso nell’approfondimento sul nuovo concetto di superiorità aerea (RID 10/25 pagg. 20-31), uno dei 2 approcci fondamentali per ridurre la vulnerabilità di una Forza Aerea a terra è la dispersione, vale a dire lo spostamento regolare di velivoli tattici tra basi aeree convenzionali/permanenti e strutture secondarie/di supporto/improvvisate.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda, diversi Paesi, in particolare nell'Europa settentrionale e orientale, adottarono il concetto di impiego di strisce autostradali per operazioni aeree, vale a dire tratti designati di autostrade o strade pubbliche che potevano essere utilizzati come piste di decollo e atterraggio.
Questo approccio mirava a contrastare la vulnerabilità delle basi aeree, la cui posizione era ben nota, e che verosimilmente sarebbero state bersagliate nelle prime fasi di un eventuale conflitto. Tuttavia, essendo state concentrate, nel trentennio post Guerra Fredda, su operazioni fuori area in Paesi come Iraq, Afghanistan, Libia e Africa, la stragrande maggioranza delle forze aeree della NATO non aveva alcuna reale necessità di praticare operazioni disperse. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il successivo conflitto hanno causato una sorta di “rinascita” nell'addestramento alle operazioni disperse, inclusi gli atterraggi in autostrada che, negli ultimi 3 anni, sono progressivamente divenute una priorità assoluta per la NATO.
Quando l’Ucraina fu invasa il 24 febbraio 2022, molti dei suoi caccia erano stati frettolosamente dislocati in basi remote. Nelle prime ore di operazioni russe, tutte le postazioni militari di rilievo note furono colpite da attacchi a lungo raggio (con missili balistici, con cruise e con UAV). Chiaramente, considerando la presenza di satelliti e di droni da sorveglianza, il semplice “mascheramento” dei propri asset - anche di tipo tattico e più facilmente celabili - è quasi impossibile, il che pone l’accento sull’importanza del ciclo “riparo breve e movimentazione continua” degli stessi.
L’articolo completo è pubblicato su RID 12/25, disponibile online e in edicola.
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