Sull’Ucraina in questo momento si stanno giocando più partite interne, che potrebbero far fallire anche i negoziati. La prima è la partita che si gioca tra Europei, o una parte di loro, e Washington. Bruxelles vuol dire la sua, ma ha poche carte da giocare e Trump sappiamo benissimo cosa pensa dell’UE. Dentro l’UE poi ci sono i Governi più vicini alle posizioni americane – parte dei nordici, l’Italia e la Germania (che, nonostante le chiacchiere, è sempre pronta ad allinearsi) – e quelli “autonomisti”, a cominciare dalla Francia. Infine, gli Inglesi, che sull’Ucraina si sono messi in proprio.
La seconda partita è quella che si gioca a Washington. L’America non è un monolite compatto dietro Trump (e, soprattutto, Vance…): il Dipartimento di Stato e il Segretario Rubio (da sempre uomo dell’establishment) stanno lavorando per limitare lo strapotere presidenziale ed addolcirne il Piano per l’Ucraina, mentre i mugugni dentro al Partito Repubblicano si fanno sempre più insistenti.
La terza partita riguarda Kiev. Lo scandalo corruzione pesa e indebolisce Zelensky, che, però, difficilmente potrebbe sacrificare Yermak: del resto si tratta delle 2 facce della stessa medaglia. La loro è una storia professionale e politica unica. Il Presidente, poi, deve guardarsi da un'opposizione interna sempre più forte (significativo che un parlamentare del Partito di Yulia Timoshenko abbia fatto uscire proprio adesso la cifra di mezzo milione di morti ucraini in guerra), e da certi oligarchi, e dalla crescita di forza e peso della componente estremista e "fascistoide" delle Forze Armate: il 1° Corpo AZOV della Guardia Nazionale di Denys Prokopenko, il “tappabuchi” al fronte, e il 3° Corpo di Andriy Biletsky.
A Mosca, nel frattempo, Putin attende sornione e manipola le differenze, ma la guerra pesa anche per la Russia e le sanzioni sul petrolio potrebbero fare molto male.
(immagine: estratto del video pubblicato sui social POTUS)
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