Ieri sera, Gianluca Di Feo, Defence Correspondent per La Repubblica, e Pietro Batacchi, Direttore di RID, hanno approfondito in diretta il tema dell’impiego dei droni in ambito militare, analizzando come questi sistemi siano ormai diventati i veri protagonisti del campo di battaglia.
Nel corso dell’incontro, Di Feo ha presentato il suo libro: "Il cielo sporco. Come la guerra dei droni e dell’intelligenza artificiale cambierà il mondo", pubblicato da Guanda. Con il tono appassionato del cronista di guerra, ha raccontato come la rivoluzione tecnologica dei droni stia trasformando in modo profondo e irreversibile non solo la geopolitica, ma anche la dimensione antropologica e le relazioni tra gli uomini.
Scrive Di Feo:
«Cielo sporco» è l’espressione usata dai soldati ucraini per indicare la presenza di droni in volo sulla linea del fronte. In origine i contadini chiamavano così le nuvole nere che annunciano i violenti temporali estivi: una minaccia per il raccolto, che è il bene vitale in una nazione di agricoltori. Nella primavera del 2023, prima di raggiungere le trincee, i militari hanno preso l’abitudine di informarsi sulla quantità di droni e domandare: «Quanto è sporco il cielo?» Pochi mesi dopo hanno smesso di chiederlo, perché il cielo era sempre sporco.
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