RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il ritorno ai test nucleari? 10/11/2025 | Francesca Genovese

Il 30 ottobre 2025, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha pubblicato su Truth Social che, “a causa dei programmi di test di altri Paesi”, aveva dato istruzione al Dipartimento di Guerra di “iniziare a testare le nostre armi nucleari su base di parità… immediatamente”. Il suggerimento di un possibile ritorno ai test nucleari è arrivato solo poche ore prima che Trump incontrasse il Presidente cinese Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud. L’incontro si è svolto in un contesto di tensione tra Stati Uniti e Cina, con il dialogo sul controllo degli armamenti sospeso dal luglio 2024 a causa delle vendite di armi statunitensi a Taiwan. Secondo le valutazioni statunitensi, l’arsenale nucleare cinese sta crescendo rapidamente. Il Rapporto sulle minacce del marzo 2025, pubblicato dal Direttore dell’Intelligence Nazionale Tulsi Gabbard, sottolinea che la Cina è “determinata a modernizzare, diversificare ed espandere la propria postura nucleare”.

Dal 2020, il rapporto annuale del Dipartimento della Difesa al Congresso evidenzia un aumento massiccio del numero di testate cinesi: circa 200 nel 2020, previsione di almeno 400 entro il 2030. Nel 2022, le stime sono state aggiornate: 700 testate schierabili entro il 2027 e 1.500 entro il 2035. La Russia, dal canto suo, ha modernizzato il proprio arsenale, sostituendo gli ICBM sovietici con modelli più recenti e sviluppando sistemi innovativi. Gran parte di questa attività è stata motivata dalle preoccupazioni russe sulla capacità di penetrare le difese missilistiche statunitensi. Nel 2018, Putin ha svelato diversi sistemi d’arma progettati per superare e aggirare le difese USA, tra cui il BUREVESTNIK (RS-SSC-X-09 SKYFALL), un missile da crociera intercontinentale a propulsione nucleare e con capacità nucleare, e il POSEIDON, un veicolo subacqueo senza equipaggio di grandi dimensioni, con testata nucleare. Da notare che il BUREVESTNIK e il POSEIDON sono stati testati nei giorni precedenti alla dichiarazione di Trump (vedi RID). È probabile che questi test abbiano innescato la dichiarazione del Presidente sul ritorno ai test statunitensi, suggerendo che la sua affermazione di “parità” faccia riferimento ai test di questi sistemi.

È chiaro che riprendere i test rappresenterebbe un enorme cambiamento per gli Stati Uniti, e anche molto costoso. Probabilmente spingerebbe anche altre potenze nucleari a tornare ai test attivi, soprattutto la Russia, che tuttavia, impegnata nella sua campagna in Ucraina, difficilmente potrebbe permettersi una corsa a nuove tecnologie nel campo dell’atomica. Questo, naturalmente, se è effettivamente ciò a cui Trump si riferiva. Assumendo per un momento che sia così, il Presidente possiede l’autorità legale per agire, ma ha bisogno dell’autorizzazione e dei finanziamenti del Congresso, il quale può limitarne o condizionarne l’operato. Un altro limite ai poteri del Presidente nel campo dell’atomica, è la National Nuclear Security Administration (NNSA), un’agenzia semiautonoma all’interno del Department of Energy, responsabile della manutenzione delle testate presenti nell’arsenale statunitense.

Con così tante questioni ancora aperte riguardo alle dichiarazioni di Trump non resta che attendere maggiori informazioni. Certo è che in risposta al post di Trump, il Presidente russo Vladimir Putin ha ordinato mercoledì 5 novembre ai suoi massimi funzionari di elaborare proposte per un possibile test di armi nucleari. Ecco come si presenta una corsa agli armamenti che potrebbe rivelarsi particolarmente costosa per la Russia: cicli di azione e reazione in cui il nucleare gioca un ruolo di pressione, nonché di possibile mezzo per porre fine anche a un conflitto convenzionale.

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