Si è svolta ieri, presso la sede del Centro Alti Studi della Difesa a Roma, la prima Conferenza Nazionale sull’Artico, organizzata dal Sottosegretario alla Difesa, Sen. Isabella Rauti. L’evento ha riunito istituzioni, Forze Armate, industria e ricerca per definire una postura strategica e un approccio integrato all’area polare, a cui l'Italia riconosce una crescente rilevanza geopolitica. Un’area che, da frontiera remota, è divenuta una delle direttrici più sensibili del confronto globale.
Nel suo intervento di benvenuto il Presidente del CASD, Gen. Stefano Mannino, ha evidenziato “l’Artico rappresenta un laboratorio naturale in cui si intrecciano sicurezza, scienza e diplomazia, elementi chiave della proiezione del Sistema Paese”.
A fare da eco alle parole del Generale quelle della Sen. Isabella Rauti e del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. La prima ha ribadito come “le sfide che stanno trasformando la regione artica in un punto nevralgico per gli equilibri globali sono una conferma dell’estrema attenzione verso questo quadrante sempre più centrale nell’agenda internazionale; un immenso continente ricchissimo di materie prime, idrocarburi e risorse ittiche, oltre che punto di passaggio di nuove rotte navali”. Per il Governo è necessario salvaguardare l’integrità dell’Artico e “mantenerlo terreno di fertile collaborazione e non un nuovo teatro di scontro”. Il Ministro Bernini, successivamente, ha rimarcato l’importanza dell’istituzione, all’interno del Ministero della Difesa, del Comitato Scientifico per l’Artico, iniziativa fortemente voluta dal Sottosegretario Rauti, “primo passo di un percorso sinergico che permetterà di sviluppare al meglio le potenzialità del sistema-Paese nell’area polare”.
Spostando il focus su NATO e Difesa, dai vari interventi è emerso chiaramente come il Nord torni strategico. Il Presidente del Comitato Militare della NATO, Amm. Giuseppe Cavo Dragone, ha ricordato come “oggi nell’Artico si ascolta il frastuono del cambiamento dell’ambizione e della competizione geopolitica”. Il progressivo scioglimento dei ghiacci e la conseguente accessibilità di nuove rotte marittime e risorse energetiche hanno riportato la regione al centro delle pianificazioni alleate. “Le vaste risorse di petrolio e gas sono opportunità, ma si profilano nuovi rischi di competizione, confronto e militarizzazione”. Del resto, come ricordato dalla Sen. Rauti, la Russia considera il profondo nord “un luogo identitario (comprensibile, considerando che il 53% delle coste artiche è territorio russo), mentre la Cina guarda all’area per “la nuova via polare della seta e per le miniere estrattive. In questo quadro, l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica ha reso la NATO più artica” con 7 nazioni artiche su 8. Dopo aver evidenziato come “Russia e Cina stiano forgiando un partenariato di convenienza”, l’Ammiraglio ha sottolineato che la NATO sta potenziando il coordinamento operativo nel cosiddetto High North, con un approccio integrato di deterrenza e difesa, volto a “preservare l’apertura e l’equo accesso all’Artico sotto l’egida del diritto internazionale e non del diritto del più forte”. In tal senso, tuttavia, l’Alleanza paga ancora una carenza capacitiva in termini di numero di asset adeguati, soprattutto navali, considerando i 2 competitor: la Russia, in particolare, dispone di 41 rompighiaccio di cui 8 a propulsione nucleare - senza contare la presenza di decine di basi aeree e navali con asset armati con ordigni nucleari - che si aggiungono ai 4 cinesi che, peraltro, ha in programma la costruzione di ulteriori battelli a propulsione nucleare. La NATO, a livello aggregato, arriva a 40 rompighiaccio nominali (suddivisi tra 12 USA, solo 2 dei quali possono operare in Artico, 12 Finlandia, 9 Canada, 5 Svezia e 2 Norvegia).
Da parte italiana, la Sen. Rauti ha sottolineato che “la Difesa sta armonizzando una dottrina strategica interforze dedicata all’Artico, che include aspetti formativi, addestrativi e operativi. In linea con tale dottrina, stiamo cominciando a immaginare la costituzione di un Polo Nazionale Artico e delle Regioni Polari, sul modello di quello già realizzato per la Subacquea”.
Sul piano operativo, il Gen. Salvatore Cuoci, Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, ha illustrato l’impegno dell’Esercito nello sviluppo di una “capacità artica dedicata”, che valorizza l’esperienza e la cultura operativa delle Truppe Alpine e, in particolare, della Brigata Taurinense, designata come unità da combattimento dedicata al grande nord. “Abbiamo avviato un programma per lo sviluppo di una capacità in grado di operare in ambiente artico e sub-artico”, ha spiegato Cuoci, richiamando la necessità di mezzi idonei, equipaggiamenti termici avanzati, addestramento in condizioni estreme e interoperabilità con i partner alleati nordici. L’obiettivo è creare un “nucleo di competenza artica” in grado di operare in scenari di bassa temperatura e scarsa visibilità, in coerenza con le nuove esigenze di prontezza NATO.
Dal canto suo, la Marina Militare, rappresentata dall’Amm. Giuseppe Berutti Bergotto, fresco di nomina come Capo di Stato Maggiore della Marina, ha posto l’accento su dominio marittimo ed infrastrutture sottomarine. “Nell’Artico la temperatura è aumentata 4 volte rispetto alla media globale”, ha spiegato, “e il parziale scioglimento dei ghiacci ha aperto nuove rotte commerciali e opportunità strategiche che in futuro potrebbero portare a marginalizzare il Mediterraneo”. Il progetto di un cavo sottomarino attraverso il Mar Glaciale Artico, che “ridurrebbe del 40% il tempo di trasmissione dati tra Asia ed Europa”, è stato citato come esempio della crescente interdipendenza tra difesa, economia e connettività nell’area artica. Per la Marina, ciò implica nuove sfide di sorveglianza, sicurezza marittima e tutela delle infrastrutture critiche subacquee, con unità adattate alle condizioni polari. In questo contesto, “con nave ALLIANCE e con le future QUIRINALE e ARCADIA, entrambe capaci di affrontare in determinati periodi dell’anno strati di ghiaccio spessi fino a 40 cm, avremo una presenza costante dove è importante esserci”.
Il Gen. Fabrizio Parrulli, Comandante Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, ha evidenziato la dimensione di legalità e sicurezza ambientale. “L’Artico è divenuto polo di tensioni, minacce e contese internazionali”, ha dichiarato, sottolineando che l’apertura di nuove rotte e lo sfruttamento delle risorse “espongono l’area a infiltrazioni criminali e a vulnerabilità ambientali. In tale contesto, l’Arma svolge un ruolo crescente contribuendo alla tutela ambientale e agroalimentare, alla polizia delle aree sensibili e contrasto ai traffici illeciti anche nella regione artica.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Gen. Antonio Conserva, ha descritto la complessità delle operazioni aeree nell’ambiente artico, dove clima, isolamento e assenza di infrastrutture richiedono equipaggiamenti dedicati per la sicurezza di piloti ed equipaggi. Ha inoltre sottolineato il ruolo crescente dei sistemi satellitari e delle piattaforme a lungo raggio — pilotate e a pilotaggio remoto — nel garantire “sorveglianza e situational awareness necessarie a supportare la difesa e la deterrenza nel teatro artico”.
A conclusione degli interventi della Difesa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Luciano Portolano, ha evidenziato la necessità per le Forze Armate italiane di consolidare la capacità di operare alle latitudini estreme, grazie a un addestramento sempre più costante in Canada, Islanda, Norvegia e, prossimamente, in Svezia e Finlandia. Ha ricordato che “l’Artico, sebbene estremo, non è più remoto né marginale”, ma “più accessibile e appetibile”, diventando teatro di crescente competizione strategica: per Mosca è parte integrante del proprio dispositivo nucleare, mentre per Pechino rappresenta una nuova rotta commerciale verso l’egemonia eurasiatica. Portolano ha ribardito che “i Paesi NATO mostrano un ritardo preoccupante nelle capacità artiche”, soprattutto nella disponibilità di navi rompighiaccio, e che “in futuro potrebbe essere richiesto di fare di più”. Per questo, ha concluso, “il sistema difensivo nazionale dovrà mantenere un approccio a 360 gradi”, sviluppando equipaggiamenti e dottrine specifiche per le operazioni nel profondo nord”.
Relativamente al ruolo dell’industria, Biagio Mazzotta, Presidente di Fincantieri, ha ricordato che “l’Artico è sempre più al centro della competizione globale e rappresenta una nuova frontiera di sviluppo dove si intrecciano ricerca scientifica, cooperazione internazionale e valorizzazione delle nostre eccellenze industriali e tecnologiche”. Ha evidenziato anche il ruolo proattivo dell’industria nazionale nell’area artica, ricordando che l’Italia, pur conservando una vocazione mediterranea, ha costruito nel tempo una presenza solida e credibile anche nel Nord estremo. Ha sottolineato, infine, che Fincantieri “mette a disposizione del Paese competenze ingegneristiche e capacità di innovare in chiave sostenibile” – in tale contesto si inserisce la nave idro-oceanografica MAGGIORE, destinata alla mappatura e al monitoraggio scientifico in supporto all’Istituto Idrografico della Marina e concepita con particolare attenzione agli aspetti green – “contribuendo a rafforzare la proiezione italiana in un’area strategica per il futuro.
Il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, ha definito la regione “il punto di convergenza di una duplice transizione, ambientale e geopolitica”, sottolineando come “tecnologia, sostenibilità e sicurezza si intreccino in un equilibrio delicato e decisivo per il futuro globale”. Leonardo punta a “tradurre la tecnologia in vantaggio strategico attraverso l’impiego di intelligenza artificiale, sistemi unmanned, digital twin e formazione avanzata”. Dopo il progetto Digital Twin Italia, Leonardo svilupperà infatti anche “un digital twin per l’Artico”, basato sulle capacità di calcolo del supercomputer Da Vinci 1, per modellare scenari ambientali, logistici e operativi in tempo reale.
La conferenza del CASD ha dunque riaffermato l’esigenza di un approccio multidimensionale all’Artico, in cui capacità operative, diplomazia e innovazione tecnologica concorrono a definire la presenza italiana in una regione tornata di rilevanza strategica. Per la Difesa, in particolare, l’Artico non è più un “lontano confine”, ma un “laboratorio operativo” nel quale testare interoperabilità, resilienza logistica e capacità di proiezione in ambienti estremi. Un teatro dove si gioca, sempre più, il futuro della sicurezza euro-atlantica.




 (300 x 70 px) (1).png)
.gif)

