La disponibilità di grandi quantitativi di energia è una condizione imprescindibile per il normale funzionamento di società sviluppate e industrializzate. Secondo la definizione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) si definisce sicurezza energetica la disponibilità senza interruzioni di sorgenti di energia a un prezzo accessibile (The uninterrupted availability of energy sources at an affordable price).
Per avere una buona sicurezza energetica occorre quindi minimizzare i rischi di mancato approvvigionamento di fonti energetiche oppure di approvvigionamento in quantitativi insufficienti o a prezzi eccessivi, con gravi conseguenze negative sia dal punto di vista economico che da quello del benessere quotidiano della popolazione. Nello specifico caso del gas naturale (metano), una sua grave carenza in un Paese come l’Italia, che ne fa largo uso come fonte energetica, impatterebbe negativamente sui cicli produttivi delle industrie che lo utilizzano come combustibile o come materia prima e creerebbe problemi per il riscaldamento domestico e la cottura dei cibi, che in Italia funzionano in gran parte bruciando metano. Inoltre, anche una parte sostanziale della produzione di energia elettrica si ottiene in centrali elettriche alimentate a metano e quindi la mancanza di gas naturale potrebbe comportare anche una carenza di energia elettrica, sia per le industrie che per il consumo domestico.
Le cause di un mancato approvvigionamento possono essere tecniche (avarie e incidenti, soprattutto sugli elementi del sistema di trasporto), economiche o politiche. Per limitare i rischi derivanti da incidenti occorre costruire infrastrutture ridondanti e resilienti e assicurarne la corretta manutenzione. Più complesso è limitare i rischi di altro tipo: nel mondo di oggi, caratterizzato da uno stato di conflittualità più o meno latente tra grandi e medie potenze, il mercato dei combustibili, e in particolare del metano, diventa un possibile strumento di guerra ibrida: pensiamo alle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, agli attentati al gasdotto Nord Stream, alla riduzione da parte della Russia della fornitura di gas ai Paesi già appartenenti all’Unione Sovietica o al Patto di Varsavia nei mesi invernali per colpire il morale della popolazione privata del riscaldamento.
In ottemperanza alla normativa europea (in particolare ai sensi dell'articolo 7 della Direttiva UE 2012/27), il nostro Paese ha diffuso nel giugno 2024 una versione aggiornata del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), che affronta i 5 obiettivi stabiliti dall’Unione per l’anno 2030: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno europeo dell’energia e ricerca, innovazione e competitività. L’impiego del gas naturale gioca un ruolo fondamentale in almeno 2 di questi obiettivi, e cioè la decarbonizzazione e, cosa che in questa sede ci interessa maggiormente, la sicurezza energetica.
Secondo il PNIEC “La dimensione di sicurezza riguarda il sistema energetico nel suo complesso, e presuppone la sicurezza della fornitura di energia ai consumatori a prezzi sostenibili in grado di mantenere la competitività del settore industriale e manifatturiero. Tale dimensione deve essere tenuta bene in considerazione in un contesto, come quello italiano, dove l’approvvigionamento di energia è assicurato principalmente da fonti rinnovabili e gas, con un ruolo del carbone sempre più marginale, in linea con l’obiettivo di phase out. La sicurezza dell’approvvigionamento energetico sarà favorita da una maggiore diversificazione delle rotte di approvvigionamento del gas naturale e dallo sviluppo della produzione di elettricità e gas da fonti rinnovabili nonché da ulteriori miglioramenti in tema di efficienza energetica.”
Da febbraio 2022, la Guerra tra Russia e Ucraina ha creato importanti criticità in termini di sicurezza degli approvvigionamenti dell’intera Europa, considerato che la dipendenza energetica dai combustibili fossili provenienti dalla Russia era all’epoca del 34% per il petrolio e del 46% per il gas naturale. Le sanzioni economiche imposte alla Russia hanno richiesto un drastico ripensamento strategico riguardo alle fonti di approvvigionamento in Italia.
A livello europeo, oggi le importazioni di metano dalla Russia sono ancora attive, sia pure su una scala molto minore (8% del totale nel 2023 rispetto al 40% nel 2021), e destinate principalmente a Paesi europei come la Slovacchia, l’Austria e l’Ungheria, che conservano un particolare rapporto con la Russia di Putin. Paradossalmente, fino al dicembre 2024, queste importazioni transitavano ancora in gran parte attraverso l’Ucraina (la rimanente parte attraverso la Turchia e il Mar Nero). Sempre a livello europeo i maggiori fornitori di gas sono la Norvegia, gli Stati Uniti (che hanno fornito il 50% del gas importato allo stato liquido), il Nordafrica (principalmente Algeria e Libia), il Medio Oriente (principalmente il Qatar) e il Regno Unito.
La Commissione Europea, con la Comunicazione COM(2022) 108 dell'8 marzo 2022 “REPowerEU: Joint European Action for more affordable, secure and sustainable energy”, ha tracciato un percorso verso la progressiva sostituzione delle importazioni dalla Russia; il primo dei punti indicati nella comunicazione è la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas attraverso accordi con diversi Paesi: la Commissione raccomanda di rafforzare l’infrastruttura di trasporto del gas, anche a livello continentale, rendendola inoltre compatibile con il trasporto dell’idrogeno; in Italia questo ha portato a un’intensificazione degli sforzi per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas naturale, anche per ridurre la dipendenza dall’importazione di gas russo, continuando l’azione intrapresa nel corso del 2022 a seguito della guerra russo-ucraina. Ciò comprende l’ottimizzazione dell’utilizzo delle infrastrutture esistenti (inclusi impianti di stoccaggio e impianti di rigassificazione), aumentando la capacità delle infrastrutture esistenti (come ad esempio il TAP), nuove capacità di rigassificazione e ampliamento della capacità dei rigassificatori già esistenti, ed eliminazione dei colli di bottiglia del trasporto gas.
Secondo l’autorevole pubblicazione “World Energy Outlook 2023” edita dalla IEA (International Energy Agency), “L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha messo a dura prova la resilienza del sistema energetico odierno agli shock geopolitici. I picchi di prezzo che hanno seguito i tagli alla fornitura di gas dalla Russia sono stati certamente molto dannosi, ma il tentativo della Russia di usare la fornitura di gas per fare leva politica è fallito. La Russia ha perso il suo cliente più importante, ha distrutto la sua reputazione di esportatore affidabile e ha creato incentivi per i consumatori a considerare alternative al gas naturale.”
L'invasione russa dell'Ucraina ha portato a una revisione importante delle prospettive per il gas naturale. C'è stato un taglio immediato delle esportazioni verso l'Europa e la fiducia in tutto il mondo è stata scossa nella capacità del gas naturale di agire come combustibile affidabile e conveniente. Di conseguenza, la domanda di gas naturale stimata nel 2040 è stata tagliata di circa 570 miliardi di metri cubi (riduzione del 12%) negli STEPS pubblicati nel WEO-2022. Circa la metà di questa riduzione è stata dovuta a un più rapido allontanamento dal gas nelle economie avanzate; l'altra metà è stata il risultato di una crescita prevista molto più lenta nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo.
L’articolo completo è pubblicato su RID 11/25, disponibile online e in edicola.
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