RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il programma di razionalizzazione della flotta caccia USAF 27/10/2025 | Andrea Mottola

La forza caccia dell'USAF comprende un mix eterogeneo di diversi aerei, alcuni dei quali entrati in servizio tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 e, quindi, ritenuti piuttosto datati.

Ciò ha portato la Forza Aerea all’avvio di un programma di razionalizzazione della flotta che, secondo i piani iniziali risalenti al 2022, avrebbe portato da 7 a 4 la linea di velivoli combat (F-15E, F-15EX, F-16C/D e F-35A), con il progressivo ritiro degli assaltatori A-10C e dei caccia F-15C/D ed F-22. Un piano che rappresentava parte di un'iniziativa più ampia volta a riequilibrare la prima linea dell'USAF per continuare a mantenere un vantaggio competitivo con la Cina, piano che culminerebbe con l’entrata in servizio del caccia Next Generation Air Dominance (NGAD), ribattezzato F-47. Già nel 2022, l’allora Comandante dell’Air Combat Command, Gen. Mark Kelly, evidenziava che “l'attuale forza caccia era stata progettata per avversari, scenari e periodi storici diversi”.

Al culmine della Guerra Fredda, l'USAF aveva pianificato una forza “totalmente stealth”, con una flotta di caccia tattici composta da F-22 e F-35 e una componente strategica basata sui bombardieri B-2. Vincoli di bilancio e un contesto strategico in evoluzione portarono all'abbandono di questo ambizioso piano e a un relativo allungamento della “carriera” per A-10, F-15 ed F-16, rimasti in servizio diversi anni oltre quanto previsto dal suddetto progetto di “stealth force”. Oltre agli aspetti finanziari e di scenario citati, peraltro, questi aerei si sono dimostrati decisamente più adatti, rispetto ai più recenti caccia di 5ª Generazione, all’esecuzione di campagne aeree asimmetriche e di contro-insurrezione che hanno fondamentalmente caratterizzato il trentennio successivo alla Guerra Fredda. Inoltre, in scenari operativi privi di avversari peer/near-peer, le loro lacune risultavano molto meno evidenti.

Già nel 2018, tuttavia, con la pubblicazione della National Defense Strategy (NDS), il Pentagono segnalò un allontanamento dalle operazioni di contro-insurrezione e di guerra al terrorismo, spostando il focus di breve/medio termine sulla crescente minaccia rappresentata dalle grandi potenze e sulla competizione strategica con Russia e, soprattutto, Cina, in un'epoca di rapidi cambiamenti tecnologici in cui la leadership militare degli Stati Uniti non era più incontrastata e scontata come nei 30 anni precedenti.

Con l’USAF posta di fronte alla crescente possibilità di dover combattere contro un avversario “alla pari” in scenari altamente contestati – caratterizzati da sistemi integrati di difesa aerea multistrato ed elevato “inquinamento elettronico” – il focus si è spostato nuovamente su bassa osservabilità, sensor fusion, networkizzazione, battlespace awareness e capacità EW spinte, pur riconoscendo un ruolo di supporto e di “massa” non marginale alle piattaforme legacy.

L'USAF gestiva una flotta di circa 4.000 velivoli tattici distribuiti su 134 squadroni durante l'Operazione DESERT STORM nel 1991, mentre 34 anni dopo tale inventario si è ridotto a circa 2.000 velivoli distribuiti in 48 unità di caccia e 9 squadroni d’attacco. Ad oggi, in base all’ultimo NDAA, l'USAF deve disporre di un minimo di 1.106 caccia distribuiti su 54 squadroni, numero decisamente più basso, ma ritenuto sufficiente grazie alla progressiva immissione degli F-35 – e al mantenimento degli F-22, come vedremo in seguito – che, con le loro spiccate capacità multiruolo, consentono l’adeguato svolgimento dei compiti della Forza Aerea con un numero di velivoli inferiore a quello attuale.

A parte i dati complessivi, vi sono valide ragioni per ridurre il numero di tipologie di aerei in servizio, ad esempio per abbassare i costi di supporto e mantenimento, ritirando, al contempo, le cellule più vecchie e riducendo l’età media della flotta. Molti dei caccia USAF sono diventati, infatti, sempre più costosi e difficili da mantenere a causa dei problemi legati alla diminuzione delle fonti di produzione e approvvigionamento, e all’obsolescenza di sistemi e componenti. I ratei operativi sono diminuiti sensibilmente, soprattutto per l’F-35, che costituisce il pilastro della flotta tattica dell'USAF, ma anche per i modelli più datati.

Per colmare le future lacune capacitive mantenendo, al contempo, la sostenibilità delle acquisizioni e della manutenzione, l'USAF punta a eliminare alcuni velivoli tattici di 4ª Generazione, in particolare A-10C e F-15C/D, e a reindirizzare i finanziamenti verso lo sviluppo dell’F-47. Certo, rimodellare e razionalizzare una forza combat di prima linea riducendo le tipologie di velivoli in servizio, senza erodere il numero complessivo, è una sfida ardua che richiede ingenti investimenti e un flusso costante di nuovi aerei.

Nel 2020, l'USAF aveva stimato in 72 il numero minimo di nuovi caccia (ai tempi solo F-35) che avrebbe dovuto acquistare ogni anno per raggiungere i livelli e le capacità richiesti. Tuttavia, per anni il Congresso ha approvato acquisti in numeri inferiori a quelli richiesti dall'USAF, ostacolandone anche i piani di disinvestimento, soprattutto nel caso dell’A-10.

Dal 2023 le cose sono parzialmente cambiate: in quell’anno la richiesta prevedeva 57 nuovi caccia, di cui 33 F-35A (più altri 7 inseriti in una lista di priorità non finanziate) e 24 F-15EX, mentre il Congresso approvò l'acquisto di 43 F-35A (3 in più rispetto alla richiesta) e tutti e 24 F-15EX, per un totale di 67 nuovi caccia. L’anno successivo la richiesta è stata di 72 nuovi aerei (48 F-35A e 24 F-15EX), dei quali 67 approvati (43 F-35A e 24 F-15EX), mentre per il 2025 e il 2026 c’è stato un nuovo rallentamento nelle richieste di approvvigionamento – da parte dell’USAF – che hanno seguito o, addirittura, peggiorato il trend approvativo del Congresso: nello specifico, 42 F-35A e 18 F-15EX nel 2025 e 24 F-35A e 21 F-15EX nel 2026, con il crollo dei LIGHTNING II dovuto anche alle problematiche relative all’aggiornamento software TR-3, propedeutico all’upgrade Block 4.

Tornando alla richiesta originaria di 72 caccia l’anno, una volta completato l'approvvigionamento degli F-15EX, Lockheed Martin avrà il non facile compito di costruire 72 F-35A ogni anno solo per l'USAF, oltre agli aerei per una lista crescente di clienti stranieri, a meno che la produzione dell'F-47 non inizi entro il completamento degli ordini degli EAGLE II, il che appare improbabile.

Detto questo, è necessario eseguire una disamina dell’attuale componente combat dell’USAF, provando a sintetizzare i numeri delle flotte in base alla tipologia di velivolo e all’annesso status relativamente al suddetto programma di razionalizzazione.

L’articolo completo è pubblicato su RID 11/25, disponibile online e in edicola.

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