RIVISTA ITALIANA DIFESA
B-1B: al passo con i tempi 22/07/2015 | Pietro Batacchi

Gli ultimi 30 anni di conflitti asimmetrici e/o ibridi hanno dimostrato, quasi sorprendentemente, tutta l'utilità dei bombardieri strategici. Fossero le montagne al confine tra Afghanistan e Pakistan, o le piane desertiche dell'Iraq, o ancora, grandi centri urbani, i bombardieri sono stati impiegati sistematicamente dall'USAF in svariate tipologie di missioni. Dal deep strike con missile standoff, all'interdizione del campo di battaglia, per finire allo stesso CAS in aderenza e supporto alle truppe a terra, i bombardieri si sono dimostrati piattaforme straordinariamente flessibili, anche se concepite in epoche e scenari diversi. E' accaduto per il B-52, il più longevo della "triade" americana, ma anche per l'invisibile gioiello B-2, il cui utilizzo è sempre stato centellinato, ma che nei primissimi giorni di guerra è sempre imprescindibile, per finire al più "bistrattato", ovvero il Rockweel (poi Boeing) B-1B, figlio del B-1A cancellato da Carter e immesso in servizio nella seconda metà degli anni ottanta. In realtà il LANCER, in gergo "The Bone", dopo i tanti problemi avuti nei primi anni di vita, accompagnati al solito da grandi polemiche ecc., ha trovato negli scenari post-Guerra Fredda la sua dimensione ed è presto diventato uno dei velivoli più estesamente impegnato dall'USAF ed uno dei velivoli che negli svariati conflitti che lo hanno visto protagonista ha lanciato più ordigni.

Il velivolo ha fatto il suo esordio nell'Operazione DESERT FOX contro l'Iraq di Saddam Husseing nel 1998, mentre l'anno successivo ha partecipato all'Operazione NATO nei Balcani ALLIED FORCE. La consacrazione, poi, c'è stata con le 2 "FREEDOM" seguite all'11 settembre. Il LANCER poi è stato sistematicamente utilizzato nei conflitti seguiti in Iraq ed Afghanistan alla rimozione di Saddam e dei Talebani, rispettivamente, ma anche nella Guerra di Libia nel 2011 ed è tuttora impegnato nelle operazioni contro ISIS in Iraq e Siria, per un totale di oltre 12.000 sortite di combattimento.

Probabilmente le ragioni di questo successo operativo sono da rintracciare in alcune caratteristiche intrinseche quali l'autonomia, che garantisce ad un velivolo come un B-1B una persistenza operativa sull'area bersaglio incomparabilmente maggiore rispetto a quella garantita da un caccia, o peggio di un turboelica, ed i margini di crescita offerti dalle grandi dimensioni e comunque iscritti in un un design evidentemente pensato per ulteriori evoluzioni. Fatto sta che, oggi, il B-1B, attraverso tutta una serie di aggiornamenti, è una macchina straordinariamente matura destinata a servire nei ranghi dell'USAF almeno fino 2040. Su RID 9/15 seguirà un grande approfondimento sull'upgrade del B-1B con tutti i dati e gli interventi nel dettaglio. 


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