
La settimana scorsa si sono verificati violenti scontri armati lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, nella regione montuosa del Khyber Pakhtunkhwa.
Nella notte di sabato 11 ottobre, le forze talebane afghane, secondo quanto riferito da Islamabad, avrebbero attaccato postazioni delle Forze Armate pakistane in diversi distretti della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, conquistandone alcune. Gli attacchi sono avvenuti poche ore dopo che il Governo Talebano ha accusato il Pakistan di aver violato la sovranità territoriale afghana e di aver condotto bombardamenti mirati per eliminare leader del gruppo terroristico Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) a Kabul. Si parla di decine di vittime da entrambe le parti, rendendo questi i più letali scontri transfrontalieri degli ultimi anni. Secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), giovedì 9 ottobre almeno 37 civili sono stati uccisi e altri 425 feriti nelle regioni afghane di Paktya, Paktika, Kunar, Khost, Kandahar e Helmand, tutte situate lungo il confine pakistano.
Le tensioni tra i 2 Paesi si sono intensificate dal ritorno al potere dei Talebani in Afghanistan nel 2021. Il Governo pakistano accusa da tempo Kabul di offrire rifugio ai militanti del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), un gruppo islamista armato pakistano responsabile di oltre 2.500 morti in Pakistan negli ultimi 4 anni. Solo la scorsa settimana, almeno 3 alti ufficiali e 20 soldati pakistani sono stati uccisi in attacchi attribuiti proprio al TTP. Il malcontento di Islamabad è aumentato anche a causa di rapporti delle Nazioni Unite che indicherebbero il sostegno dei Talebani afghani al gruppo, affermando che il TTP ha mantenuto o ampliato centri addestramento in province afghane come Kunar, Nangarhar, Khost e Paktika.
Il TTP, noto anche come Talebani del Pakistan, è un’alleanza di gruppi militanti formatasi ufficialmente nel 2007 in seguito alle operazioni militari pakistane contro combattenti legati ad Al-Qaida nelle Aree Tribali Federate (FATA). Fondato sotto la guida di Baitullah Mehsud, il gruppo ha le sue basi lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan e, secondo alcune stime, conta tra i 30.000 e i 35.000 membri. Lo scopo è quello di stabilire e mantenere aree di controllo de facto nelle regioni tribali lungo il confine afghano-pakistano, specialmente nelle ex-FATA integrate nel 2018 nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa tramite il 25° emendamento della Costituzione pakistana. Tale riforma ha abolito il sistema di autogoverno delle FATA e sancito la piena applicazione delle leggi pakistane, ponendo fine allo status semi-autonomo di queste aree.
In questo contesto, gli scontri ricorrenti con le Forze Armate pakistane sono il riflesso diretto della volontà del TTP di operare autonomamente rispetto all’autorità centrale di Islamabad, negando la legittimità delle istituzioni statali in quei territori. Negli anni, il TTP ha cercato di destabilizzare il Paese con attacchi all’Esercito, attentati e omicidi politici, sfruttando la porosità e permeabilità della linea Durand (il confine di 2.600 km tra Afghanistan e Pakistan mai riconosciuto ufficialmente da Kabul) e l'ambiguità delle relazioni tra attori armati non statali e il regime talebano afghano, anche in ragione della comune appartenenza etnica Pashtun.
Prima della caduta della Repubblica Islamica dell'Afghanistan nel 2021, il Pakistan era sostanzialmente soddisfatto dello status quo, che includeva un’attività insurrezionale relativamente contenuta lungo il confine occidentale. Le operazioni militari ZARB-E-AZB (2014) e RADD-UL-FASAAD (2017) avevano infatti ridotto in modo significativo la capacità offensiva del TTP. Tuttavia, con il progressivo disimpegno degli Stati Uniti dall’Afghanistan, culminato con il ritiro nell’agosto 2021, lo status quo è cambiato drasticamente.
Da parte sua, il regime talebano respinge le accuse: il Ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi, parlando da Nuova Delhi, ha dichiarato che l’Afghanistan "non offre rifugio" ai militanti del TTP e che la situazione è "sotto controllo". Tuttavia, il Ministero della Difesa afghano ha accusato il Pakistan di aver compiuto raid aerei in territorio afghano – compresa Kabul – violando la sovranità nazionale. Il Pakistan, dal canto suo, non ha confermato né smentito l'accusa. Gli attacchi transfrontalieri, con l’uso principalmente di artiglieria e mortai, con il Pakistan che avrebbe utilizzato anche droni TB-2 e FPV, si inseriscono in un contesto di crescente tensione, aggravato dal recente avvicinamento diplomatico tra Afghanistan e India.
Il 16 ottobre, dopo giorni di violenze e scontri armati, le 2 parti hanno concordato un cessate il fuoco temporaneo di 48 ore, entrato in vigore alle 18:00. Lo ha annunciato il Ministero degli Esteri pakistano, spiegando che l’accordo prevede la ripresa del dialogo per trovare “una soluzione positiva a questa questione complessa ma risolvibile”. Nonostante la tregua, la situazione al confine resta estremamente instabile. I Talebani afghani, alle prese con una grave crisi economica, non sembrano in grado di gestire efficacemente le aree in cui opera il TTP. Al tempo stesso, l’Esercito Pakistano potrebbe decidere nuove operazioni militari se gli attacchi dovessero continuare.
Questa mattina, poche ore dopo l'annuncio dell’estensione della tregua per altre 48 ore, un attacco suicida nella regione di Khyber Pakhtunkhwa ha causato la morte di 7 soldati pakistani, sottolineando come la situazione al confine resti estremamente fragile. Oggi, 17 ottobre, sono in corso colloqui tra delegazioni di alto livello afghane e pakistane a Doha, e il cessate il fuoco sarebbe stato esteso ulteiormente fino alla fine degli incontri nella capitale. La situazione è in costante evoluzione. Il rischio di una nuova escalation è concreto, con la possibilità di un ulteriore rafforzamento dell’insurrezione militante e dell’instabilità nell’intera regione.
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