RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Future Commando Force dei Royal Marines 29/09/2025 | Gabriele Molinelli

Il processo di modernizzazione dei Royal Marines (RM), noto come Future Commando Force (FCF), è in corso ormai da alcuni anni e continuerà nel futuro. Molti dei cambiamenti sono, se non segreti, certamente poco pubblicizzati, soprattutto perché i concetti di operazione sconfinano sempre di più nell’ambito delle operazioni speciali (SOF).

Il processo è iniziato, almeno pubblicamente, l’11 febbraio del 2019, quando l’allora Segretario di Stato alla Difesa, Gavin Williamson, annunciò che Royal Navy e Royal Marines avevano lanciato lo sviluppo di nuovi concetti per operazioni in ambiente litoraneo.

Alla base ci sono le stesse considerazioni che hanno portato l’USMC a evolvere i propri concetti. Operare in ambito litoraneo e sbarcare forze su una costa ostile comporta di affrontare rischi elevatissimi. L’effetto sorpresa è sempre più difficile, se non impossibile, da ottenere e ogni futura operazione dovrà fare i conti con un ambiente complesso e ambiguo, denso di minacce fisiche ed elettroniche e inevitabilmente esposto all’attenzione internazionale con le conseguenti preoccupazioni in termini di legittimità percepita e sostegno pubblico. Ogni operazione sarà, per necessità, "Combinata" e "Multi-Dominio", con il coinvolgimento anche di altri Dipartimenti di Stato e con una dimensione “civile” oltre che multinazionale.

I Royal Marines sentivano anche chiaramente il bisogno di riorganizzare le proprie strutture per far meglio fronte all’ampio ventaglio di missioni loro assegnate, così da tutelare la qualità di vita del personale.

Infine, il lancio della FCF ha anche rappresentato un’ambiziosa mossa per dare ai Royal Marines un futuro solido nei sempre incerti piani della Difesa britannica moderna. Stretti inesorabilmente fra Royal Navy e British Army, i Royal Marines hanno cercato di costruirsi un capitale di credibilità che li mettesse “al riparo” prima di tutto dalla Integrated Review del 2020-21, e poi dalle Review successive.

Un fondamentale passaggio nella vicenda della FCF è stato ottenere dal governo un budget riservato al progetto che ha consentito ai Marines di staccarsi in modo deciso dalle lungaggini decisionali del British Army. Il programma è stato inizialmente approvato in 3 Block successivi che sono poi stati parzialmente condensati in 2 “capitoli”: OPERATE, tutt’ora in corso, con un budget complessivo di 941 milioni di sterline, e FIGHT, di prossima attivazione, che nel 2023 era stimato su circa 700 ulteriori milioni. In OPERATE sono rientrati principalmente progetti per modernizzare le capacità di combattimento a terra, oltre a modesti investimenti per modernizzare e/o rimpiazzare imbarcazioni piccole e medie. La fase FIGHT sarà maggiormente focalizzata sull’ammodernamento della capacità Ship-to-shore, rimpiazzando gli attuali mezzi da sbarco, introducendo nuovi sistemi Strike e anche nuove soluzioni esca e diversione. Per ciò che concerne gli aspetti politico-strategici, la Commando Force deve “gravitare”, più o meno in contemporanea, su 2 regioni e contesti chiave: da una parte la Scandinavia, in ambito NATO, e dall’altra il Medioriente con la capacità di “puntare” anche bene addentro l’Indopacifico, così da avere un piede dentro entrambe le aree di interesse strategico per la Nazione. Questo è, con le dovute proporzioni, qualcosa che peraltro fonde le diverse “anime” e tradizioni della brigata Commando: fino al ritiro da Singapore nei primi anni '70, dopotutto, la brigata era di base proprio nella città-stato.

In tempi più recenti, con il ritorno in Europa e la Guerra Fredda, i Royal Marines – lavorando in simbiosi con i colleghi olandesi in ambito NATO – si sono specializzati, appunto, nel supporto alla Norvegia e nella difesa avanzata del fianco nord dell’Alleanza. Proprio per questo i Royal Marines sono gli specialisti delle Forze Armate britanniche per il combattimento in montagna e in condizioni artiche. La FCF riassume in sé entrambe le cose, prevedendo 2 Littoral Response Groups, North e South.

Per sopravvivere e operare nei moderni contesti, i Commando hanno concluso che l’unica opzione realistica era diventare una forza molto più mobile, più imprevedibile e pensata per operare su grandissime distanze in piccoli elementi tattici.

L’articolo completo è pubblicato su RID 10/25, disponibile online e in edicola.

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