RIVISTA ITALIANA DIFESA
La superiorità aerea alla luce delle lezioni del conflitto ucraino 29/09/2025 | Andrea Mottola

Negli ultimi anni, il concetto di superiorità aerea si è evoluto notevolmente, soprattutto con le lezioni scaturite dal conflitto ucraino. Tradizionalmente, la superiorità aerea implicava la capacità da parte di un’Aeronautica (o di una Aviazione Navale) di una nazione di condurre operazioni in una determinata area e in un dato periodo di tempo senza interferenze proibitive da parte della componente aerea dell"avversario” che ne ostacolassero l’efficacia o lo svolgimento.

Questo concetto è stato il fondamento della pianificazione militare sin dalla 1ª Guerra Mondiale, quando il controllo dei cieli divenne fondamentale. Tuttavia, osservando la condotta della guerra russo-ucraina, risulta evidente che tale condizione non si ottiene più semplicemente impiegando una Forza Aerea migliore in termini quantitativi e tecnologici. La Guerra in Ucraina, con il diffuso utilizzo di droni, guerra elettronica e missili a lungo raggio, ha causato una ridefinizione del tradizionale concetto di superiorità aerea, del suo spazio geografico e temporale, nonché delle tattiche per raggiungerla e mantenerla. In tale nuovo contesto sarebbe sbagliato limitare la superiorità aerea facendo unicamente riferimento al controllo/dominio dello spazio aereo, e non considerare la fondamentale capacità anti-accesso e di negazione d’area, e l'accresciuta importanza rivestita dalle annesse capacità di difesa aerea basata a terra (GBAD) e di guerra elettronica (EW), elementi che hanno reso la superiorità aerea un obiettivo molto più complesso da raggiungere.

In Ucraina, c’è un uso intensivo di droni - in questo articolo intesi in senso lato: UAV strategici, tattici, spendibili, FPV e commerciali - sia per l'attacco che per la sorveglianza, piattaforme che hanno cambiato il modo in cui si monitorano e si colpiscono gli obiettivi, ovvero piattaforme che offrono opportunità per lo sviluppo di nuovi concetti operativi, uno dei quali è quello di contribuire al raggiungimento della superiorità aerea attraverso la “massa” e l’incremento di complessità nello scenario operativo che quest’ultima crea per il nemico. Inoltre, la guerra elettronica - il cui netto incremento nell’impiego sul campo di battaglia è dovuto proprio al contrasto degli UAV/FPV - gioca e giocherà un ruolo cruciale nel disturbo/disarticolazione delle comunicazioni e dei sistemi radar, complicando ulteriormente il raggiungimento della superiorità aerea. Infine, l'uso di missili (e droni) a lungo raggio ha permesso di colpire obiettivi geograficamente lontani, estendendo la portata delle operazioni e rendendo più difficile il mantenimento del controllo totale dello spazio aereo. Questi cambiamenti hanno reso la superiorità aerea un concetto più complesso, dinamico e fluido, che richiede una maggiore adattabilità operativa e dottrinale, nonché una spiccata integrazione tra diverse tecnologie.

Tuttavia, alcuni capisaldi restano. Il primo, che probabilmente rappresenta la lezione principale che si può trarre dalla guerra russo-ucraina, è l'assoluta necessità della superiorità aerea per ottenere un vantaggio decisivo sul campo e per garantire alle forze terrestri protezione e libertà di movimento e attacco. Per ottenerla, tuttavia, non è più sufficiente disporre di aerei da combattimento ad elevate capacità prestazionali, avioniche e missilistiche, che restano elementi fondamentali in caso di conflitti ad alta intensità di tipo peer o near-peer.

Il conflitto ucraino e le relative proiezioni nell’ambito di scenari futuri evidenziano l’assoluta necessità di poter contare, altresì, su flotte cospicue e variegate di UAV, munizioni di precisione aria-sup e sup-sup, capacità cyber (difensive e offensive) e ISR orbitali, dispositivi e sistemi EW e, non ultima, una predisposizione strutturale, logistica e dottrinale all’esecuzione di tattiche votate il più possibile verso l’agilità e la dispersione dei mezzi. Tuttavia, considerando quanto avvenuto in Ucraina – e in misura temporalmente molto minore, ancorché chiara, sui cieli del Mar Rosso e sul confine indo-pakistano – va evidenziato che ad oggi, e nel prevedibile futuro, il raggiungimento del dominio completo dei cieli non solo comporterebbe costi estremamente elevati, ma sarebbe anche irrealistico, soprattutto in uno scontro con avversari “alla pari”, o quasi.

L’articolo completo è pubblicato su RID 10/25, disponibile online e in edicola.

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