
Nella notte tra il 15 e il 16 settembre, dopo circa 1 mese e mezzo di preparazione, le IDF hanno lanciato la tanto attesa offensiva via terra su Gaza City nell’ambito di quella che è stata battezzata come Operazione CARRI DI GIDEONE 2.
Quest’ultima, in particolare, è stata avviata a seguito del sostanziale fallimento della precedente Operazione, CARRI DI GIDEONE (1), lanciata lo scorso 16 maggio con l’obiettivo di prendere definitivamente il controllo dell’intera Striscia di Gaza, distruggere Hamas e liberare gli ostaggi. Nel mese di agosto, infatti, le operazioni delle IDF nella Striscia erano via via calate di intensità, con la 98a Divisione e 2 Brigate della Riserva che sono state ritirate da Gaza.
Non va dimenticato che il settore settentrionale della Striscia di Gaza è stato il primo in cui le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno operato durante la fase iniziale dell’offensiva terrestre, avviata tra novembre e dicembre 2023. In quell’area, poi, le IDF sono successivamente tornate a operare attraverso raid mirati – nel corso di questi quasi 2 anni di conflitto – ogni qualvolta le attività dei gruppi armati palestinesi tendevano a intensificarsi (particolarmente significativa, in questo senso, è stata l’operazione condotta presso l’ospedale di Al Shifa nel marzo 2024). La questione rilevante, infatti, è che, rispetto ad altri “bastioni” di Hamas, come Rafah e Khan Younis nel sud, che sono stati sostanzialmente azzerati, Gaza City, essendo più grande e popolosa, costituisce un ambiente molto più complicato, anche da un punto di vista delle infrastrutture e della densità degli edifici. Un ambiente del genere continua a fornire un rifugio ai miliziani di Hamas (la cui presenza, secondo il Comando israeliano, oscilla tra i 2.000 e i 3.000 elementi) offrendo loro la capacità di “indurirsi” in quel dedalo di tunnel e strutture sotterranee che, nella “capitale” della Striscia, non è stato completamente smantellato. Da qui, l’obiettivo di Israele di “rientrare” dentro Gaza City, per, questa volta, rimanervi più a lungo, con l’obiettivo – presumibilmente – di occupare l’area sine die.
Venendo ai dettagli della CARRI DI GIDEONE 2, le operazioni di terra, portate avanti inizialmente dalla 98a Divisione Paracadutisti, sono iniziate a seguito di intensi bombardamenti aerei e con artiglieria (probabilmente anche navale) concentrati su Gaza City e il nord della Striscia. Nella settimana precedente le forze israeliane avevano già condotto oltre 800 bombardamenti contro diverse zone del nord della Striscia, ma l’intensità degli stessi è aumentata a partire dal 15 settembre: dalla notte del 15 alla mattina del 17 sarebbero stati effettuati oltre 200 strike.
Come accennato, il via alle operazioni di terra ha visto il coinvolgimento della 98a Divisione, alla quale si sono aggiunti reparti della 162a Divisione già presenti nella Striscia.
Le operazioni terrestri sembrano per ora essere circoscritte alle aree periferiche a nordest (Jabalia) e a est/sudest di Gaza City, mentre i bombardamenti hanno interessato anche i quartieri centrali. Tra le zone più colpite dagli strike ci sono l’area del porto e i quartieri dei Rimal e Zeitoun. Prosegue nel mentre l’evacuazione di parte dei civili palestinesi: circa 400.000 si stanno spostando verso sud lungo Al Rashid (lungo la costa), e nei prossimi giorni dovrebbe tornare ad essere aperta anche Salah al Deen secondo quanto comunicato dalle IDF, mentre oltre mezzo milione di civili è ancora presente a Gaza City.
L'articolo completo, con tutti i dettagli sulle operazioni israeliane nella Striscia (compreso l'ORBAT delle IDF) e sulle conseguenze della nuova offensiva, sarà pubblicato su Risk&Strategy WEEKLY 30/25 in uscita domani.
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