RIVISTA ITALIANA DIFESA
Droni e missili fatti in casa, come l’Ucraina sta facendo male alla Russia 11/09/2025 | Pietro Batacchi

Pur in difficoltà sul terreno, alle prese con una penuria di uomini e mezzi, l’Ucraina sta facendo molto male alla Russia impiegando su larga scala droni e missili prodotti per lo più in casa.

Si tratta di un programma, lanciato tra il 2023 e il 2024, per ovviare alla titubanze di Washington nella fornitura di armi a lungo raggio e alle ridotte forniture di missili STORM SHADOW/SCALP da parte di Inglesi, Francesi e Italiani, che adesso più che mai sta dando i suoi frutti.

Gli Ucraini, infatti, nonostante la continua minaccia degli strike russi, sono riusciti a industrializzare diverse tipologie di droni a lungo raggio e missili balistici e da crociera. Le aziende di Kiev sono state ridislocate in questi anni in aree santuarizzate nell’ovest del Paese (anche in grandi strutture sotterranee riattivando bunker di epoca sovietica) e, probabilmente - anche se ufficialmente non lo sappiamo… - nei Paesi vicini, dove, come dimostra il rateo degli attacchi ad obiettivi/territorio russo sempre più alto, si producono droni e missili in maniera sostenuta e in grandi serie.

È chiaro che un ruolo è giocato anche dall’assistenza tecnica occidentale (specie inglese), soprattutto per la “robustezza” dei sistemi di navigazione e per i seeker dei missili, e dall'indispensabile assistenza finanziaria, senza la quale questo sforzo non sarebbe possibile su una tale scala.

In campo missilistico, i progressi e i risultati ottenuti nell’ultimo anno sono notevoli. Gli Ucraini hanno prima modificato il missile antinave NEPTUNE, per consentirne l’attacco anche a obiettivi terrestri, e poi ne hanno realizzato la versione a lungo raggio, da oltre 1.000 km, LONG NEPTUNE, utilizzata per la prima volta a marzo in un raid contro la raffineria di Tuapse (Krasnodar).

Hanno poi realizzato il missile balistico tattico GROM-2, accreditato di una portata di 500 km, industrializzando un vecchio progetto sviluppato originariamente con l’assistenza finanziaria saudita, e il drone/missile PEKLO (in foto). Quest’ultima è una soluzione molto intelligente e low cost: si tratta, appunto, di un drone/missile che dovrebbe avere una portata di circa 700 km, molto compatto, con velocità basso-subsonica, e una testata del peso di una cinquantina di chilogrammi.

L’ultimo arrivato in ordine di tempo, è il FLAMINGO. Progettato dall'azienda Fire Point, si tratta di un cruise accreditato di una portata di ben 3.000 km, che impiega una testata da oltre 1 t, e che è propulso presumibilmente dal turbofan AI-25TL, o da un suo derivato (ricordiamo che l’AI-25TL è il propulsore dell’addestratore leggero L-39 ALBATROS).

L'articolo completo, con tutti i dettagli sulla produzione ucraina di missili e droni, è pubblicato su Risk&Strategy WEEKLY 29/25, in uscita domani.

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