
La Battaglia per il Mar Nero, propaggine navale del conflitto tra Federazione Russa e Ucraina, ha promosso un incremento nell’interesse per la sperimentazione e l’uso di sistemi senza pilota nel dominio marittimo (MUS – Maritime Uncrewed System).
L’impiego integrato di droni aerei (UAV – Unmanned Aerial Vehicle), imbarcazioni di superficie prive di equipaggio (USV – Unmanned Surface Vessel) e addirittura di alcuni battelli sommergibili remotizzati (UUV – Unmanned Underwater Vehicle), combinato efficacemente con l’utilizzo di tradizionali missili antinave (HARPOON e NEPTUNE), missili balistici o di vettori da crociera adattati allo scopo, ha infatti permesso all’esigua e degradata Marina Ucraina (VMS ZSU - Vijs'kovo-mors'ki syly Zbroinykh syl Ukrainy) di contestare e parzialmente interdire la libertà di manovra della Flotta Russa del Mar Nero, affondandone o danneggiandone 28 unità navali. I successi tattico-operativi conseguiti da Kiev, abilitati dalla cruciale disponibilità di servizi di comunicazione satellitare (SATCOM – Satellite Communications) assicurati da costellazioni in orbita bassa (LEO – Low Earth Orbit), si combinano poi con una dinamica attività di sperimentazione tecnologica e concettuale che al di là dei precipui risultati nel teatro ha disvelato le potenziali applicazioni dei MUS nella condotta di operazioni militari marittime. Se i primi USV ucraini, come il MAGURA V5, servivano infatti come delle munizioni esplosive naviganti a lungo raggio, alcuni successivi SEA BABY sono stati equipaggiati con lanciarazzi multipli da 122 mm, mentre una versione degli stessi MAGURA è stata armata con 2 missili aria-aria a corto raggio VYMPEL R-73. A dicembre 2024, la VMS ZSU ha poi presentato un USV in grado di trasportare in contemporanea fino a 4 quadricotteri e di rilasciare da poppa mine navali. La Marina Russa (VMF - Voyenno-morskoy flot Rossiyskoy Federatsii) è apparsa a sua volta valorizzare il ritorno di esperienza dagli ingaggi nel Mar Nero, prima emulando gli USV ucraini, come con il DANDELION, e poi sviluppando nuove potenziali soluzioni, come l’impiego di un più grande MURENA 300S per dispiegare fino a 2 siluri leggeri UMT da 220 mm.
Il potenziale trasformativo, in termini dottrinali, organizzativi e capacitivi, generato dalla convergenza sinergica dei progressi di robotica e intelligenza artificiale (IA) nel dominio marittimo, precede e travalica la limitata appendice navale del conflitto russo-ucraino. Al di là dei circoscritti, e spesso fallimentari, tentativi di impiegare droni nel corso del ‘900, dalle FERNLEKBOOT, rudimentali USV esplosivi usati dalla Marina Imperiale Tedesca (Kaiserliche Marine) durante la Prima Guerra Mondiale, al Ryan Model 147 LIGHTNING BUG, il primo UAV da ricognizione della US Navy schierato nel 1969 durante la Guerra in Vietnam, la dronizzazione del dominio marittimo e la conseguente collaborazione tra sistemi manned e unmanned (MUM-T – Manned-UnManned Teaming) sono oggetto di approfondito studio da almeno un decennio da parte delle Marine Militari. L’Unmanned Systems Directorate, anche noto come N99, della US Navy, venne infatti inaugurato nel settembre 2015 con il compito di valutare e sperimentare tecnologie emergenti nel segmento dei MUS.
L’articolo completo è pubblicato su RID 09/25, disponibile online e in edicola.
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