
Sono già circolati svariati rapporti nel recente passato riguardo il ritorno delle armi nucleari tattiche B-61, al centro del Nuclear Sharing NATO, alla base RAF Lakenheath, nel Suffolk, ma questa volta sembra proprio che tale ritorno sia confermato.
Un volo in particolare ha attratto l’attenzione: un C-17 GLOBEMASTER III dell’USAF che ha raggiunto RAF Lakenheath direttamente dallo US Air Force Nuclear Weapons Center della base aerea di Kirtland nel New Mexico con callsign Reach 4574. Il volo si è svolto senza scali, con l’appoggio di un rifornimento in volo, cosa che attrae ulteriore attenzione.
Terzo indizio, lo specifico C-17 appartiene al 62nd Airlift Wing della base Lewis-McChord dello Stato di Washington, unica unità certificata per il trasporto di armi nucleari (Prime Nuclear Airlift Force).
Il velivolo è arrivato a Lakenheath il 17 luglio, con la base sottoposta a totale restrizione ad ogni sorvolo a bassa quota, con NOTAM (Notice to Airmen) emessa sia per il 17 che per il 18 luglio.
Lavori infrastrutturali per modernizzare e riattivare le strutture necessarie alla conservazione di armi nucleari a Lakenheath sono emersi per la prima volta nel 2022 da documentazione del Pentagono relativa al budget della Difesa. Altri contratti “sospetti” sono seguiti anche nei mesi scorsi, ma né gli Stati Uniti né la Gran Bretagna intendono fornire conferme ufficiali sul tema.
A Lakenheath, il 48th Fighter Wing dell’USAF si compone ad oggi di 4 Squadron che potrebbero tutti, in teoria, impiegare le B-61: 2 Sqn di F-35A (493 e 495) e 2 di F-15E (492 e 494).
Come noto, al vertice NATO di giugno il Regno Unito ha inoltre annunciato di voler acquisire “almeno” 12 F-35A da assegnare al 207 Squadron di RAF Marham (Operational Conversion Unit per la Lightning Force britannica) e da integrare nel sistema di Nuclear Sharing NATO per impiegare, appunto, le B-61.
Le B61-12 sono la nuova arma nucleare tattica “standard” dell’USAF. Si tratta di un’arma a caduta, non guidata (anche se il nuovo tailkit migliora la precisione della caduta balistica) con una testata a bassa potenza, programmabile per 0,3 kilotoni, 1,5, 10 o un massimo di 50 kilotoni.
La B61-12, che viene condivisa con gli Stati della NATO parte del meccanismo Nuclear Sharing, fra cui l’Italia, è stata prodotta in un numero non apertamente specificato di esemplari, fra 200 e 250.
Inizialmente, avrebbe dovuto rimpiazzare tutti i precedenti Mark di B61, ma il piano è cambiato per la riluttanza ad abbandonare le B61-11 “perforanti”, specializzate anti-bunker, e a perdere la disponibilità di bombe con una capacità distruttiva superiore. A fine 2023 è stato quindi avviato anche il progetto B61-13: questo nuovo Mark ha potenza “comparabile alla precedente B61-7”, che vorrebbe dire fino a 360 kiloton, ma non è previsto comporti un aumento del numero complessivo di bombe nucleari tattiche poiché il programma B61-12 è stato ridotto per uno scambio 1 a 1.
La B61-13 non è al momento destinata ad aver alcun ruolo nel Nuclear Sharing NATO e sarà mantenuta soltanto negli USA, per impiego esclusivamente da parte dei bombardieri strategici.
Lakenheath aveva ospitato armi B-61 fino al 2008. Il ritorno di queste armi rappresenterebbe non solo un rafforzamento della postura nucleare USA in Europa, ma anche il primo passo verso il ritorno della Royal Air Force ad un ruolo nucleare, seppur limitato e in ambito Nuclear Sharing NATO.
L’arrivo dei primi F-35A britannici richiederà comunque qualche anno: il Governo britannico “spera” che le consegne inizino prima di fine decade. Vista la decisione presa all’ultimo minuto, chi scrive stima che i primi F-35A britannici potranno essere ordinati solo a partire dal lotto di produzione 20, o più probabilmente 21, che risulterebbe appunto in consegna nel 2029.
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