
"L'Unione Europea ha concordato l'acquisto di ingenti quantità di equipaggiamento militare statunitense". Questo quanto riportato nel comunicato della Casa Bianca a valle del tanto contestato accordo sui dazi tra USA ed UE. Un accordo che ha scontentato molti in Europa, ma che in realtà, come tutti gli accordi politici, è figlio di un compromesso e, molto probabilmente, è migliore dell’alternativa del nessun accordo. Peraltro, l'accordo politico va poi negoziato e declinato tecnicamente e giuridicamente.
In generale, è un accordo che conferma, e accentua, la nuova dipendenza energetica dell’Europa dagli Stati Uniti, manifestatasi già nelle more del conflitto ucraino: i Paesi europei dovranno acquistare in 3 anni 750 miliardi di “prodotti energetici” dagli USA: GLN, petrolio e combustibili/reattori nucleari. E poi ci sono i 600 miliardi da spendere, più o meno nel medesimo arco di tempo, negli Stati Uniti. Un flusso di risorse in uscita che potrebbe seriamente condizionare la competitività delle imprese del Vecchio Continente, specie quelle del settore hi-tech, già ampiamente dietro alle controparti americane.
Sulla Difesa, l’accordo è però molto più fumoso e, se vogliamo, “evanescente”. Posto che le scelte in materia di procurement sono rigorosamente nazionali, negli ultimi 3-4 anni i Paesi europei hanno già dato molto avviando cicli di acquisizione di sistemi d’arma americani che si riverbereranno nei prossimi 10-20 anni. È il caso soprattutto della Polonia – HIMARS e ABRAMS su tutti – e della Germania – F-35A, CHINOOK, PATRIOT e ARROW 3, quest’ultimo co-sviluppato e co-prodotto da Isarele e USA.
Anche l’Italia “ha dato”, con i 25 nuovi F-35 e i G-550 speciali per il SIGINT e la guerra elettronica, senza dimenticare HIMARS, JUMP-20, ecc. Insomma, si tratta di tutta una serie di equipaggiamenti – che dovranno essere anche mantenuti e sostenuti nel tempo, lungo tutto il loro ciclo di vita – che fanno in sostanza già parte di quelle “ingenti quantità” summenzionate. Per cui, alla fine, per la Difesa questo accordo non cambia granchè; anzi, se vogliamo, deve rappresentare un ulteriore incentivo a potenziare e “indurire” il comparto nazionale e quello europeo. Trump non è eterno...
(frame da video ufficiale Commissione Europea)
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