
Oggi Leonardo ha formalmente svelato 2 nuovi prodotti: il cannone da 120 mm con canna da 55 calibri – 120/L55 – ed il nuovo munizionamento VULCANO da 120 mm.
La nuova bocca da fuoco è capace di garantire una maggiore velocità alla bocca, grazie alla maggiore lunghezza della canna, e la possibilità di sparare un maggior numero di colpi anche con pressioni di esercizio più elevate, rispetto alle munizioni oggi in sviluppo, grazie ad un nuovo processo di autoforzamento, ideato e realizzato da Leonardo. Il 120/L55 è pensato principalmente per il PANTHER-IT in variante combat – in dettaglio equipaggerà 82 dei 132 esemplari previsti (gli altri 50 avranno il cannone L55A1 di Rheinmetall), ma potrà andare anche su ARIETE C2 e AICS-120, senza dimenticare l’export. Un prototipo ha sparato per la prima volta a Nettuno il 24 giugno ed oggi, in un evento ad hoc organizzato da Leonardo nel balipedio del Cottrau (Portovenere, La Spezia), abbiamo potuto vederlo direttamente all’opera in una sequenza da 6 colpi. Per le qualifiche, che avranno una durata di 12 mesi, verranno impiegati 5 prototipi.
Il VULCANO da 120 mm è l’ultimo proietto della famiglia sottocalibrata/di precisione VULCANO, ideato per equipaggiare le bocche da fuoco da 120 mm degli MBT, ma anche dei calibri analoghi di ruotati e cingolati per la ricognizione pesante (CENTAURO II e AICS-120). Il nuovo proietto è accreditato di una gittata massima di una trentina di chilometri. Con il VULCANO-120, dunque, potranno essere ingaggiati oltre la linea di vista obbiettivi quali mezzi blindati, lanciarazzi, siti della difesa aerea, ecc, ma anche gli stessi MBT avversari, provocandone, in quest’ultimo caso, quello che in gergo si chiama un danno funzionale, ovvero distruggendone ottiche, antenne e così via. La sua concezione nasce sulla base dell’evoluzione dei moderni scenari operativi, rispetto alla quale l'inviluppo della manovra a contatto si è esteso in profondità ed ha abbracciato anche altre dimensioni, oltre a quella terrestre. In tale contesto, l’MBT sta evolvendo in una sorta di Piattaforma Principale Multiruolo da Combattimento (PPMC), per il supporto a dispositivi sempre più diradati e non lineari, che deve essere capace di colpire anche a distanza.
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