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USAF: prove di integrazione tra caccia pilotati e gregari VALKYRIE 14/07/2025 | Gabriele Molinelli

Lo scorso 3 luglio, l’USAF ha reso noto di aver concluso una complessa dimostrazione in volo di integrazione operativa tra sistemi con equipaggio e piattaforme autonome (Manned-UnManned Teaming, MUM-T).

L’attività, svolta presso la base aerea di Eglin, in Florida, ha visto l’integrazione tra caccia pilotati e Autonomous Collaborative Platforms (ACP) in uno scenario di combattimento aereo simulato. In particolare, i piloti di un F-16C FIGHTING FALCON e di un F-15E STRIKE EAGLE hanno controllato ciascuno 2 droni XQ-58A VALKYRIE, sviluppati da Kratos, dimostrando un’integrazione in tempo reale tra piattaforme con e senza equipaggio.

Le ACP sono considerate una delle componenti abilitanti fondamentali per il futuro del potere aereo statunitense, in quanto in grado di fornire capacità complementari e massa a costi contenuti, operando in modo semi-autonomo anche in ambienti ad alto rischio, dove la possibilità di perdita è “tollerabile” grazie all’assenza di equipaggio a bordo e al basso costo unitario.

Tra queste piattaforme, l’XQ-58A VALKYRIE si distingue per una caratteristica unica: la capacità di operare senza la necessità di piste convenzionali. Il velivolo può infatti essere lanciato con una catapulta a razzo e recuperato tramite paracadute, anche in mare, permettendone l’impiego da navi o da superfici terrestri estremamente ridotte. Sebbene il VALKYRIE non sia stato selezionato per la fase Increment 1 del programma Collaborative Combat Aircraft (CCA), continua a svolgere un ruolo sperimentale di primaria importanza ed è, almeno finora, il candidato preferito dal Corpo dei Marines (USMC).

La natura semi-autonoma di queste piattaforme consente loro di agire come moltiplicatori di forza, con l’operatore umano concentrato esclusivamente su aspetti di supervisione strategica ed etica, mentre i velivoli sono in grado di volare e operare autonomamente. Ciò è cruciale per contenere il carico cognitivo del pilota e garantire che anche velivoli monoposto siano in grado di controllare e sfruttare efficacemente piattaforme unmanned.

I dati raccolti durante la dimostrazione contribuiranno allo sviluppo futuro e alla messa in campo di capacità semi-autonome in ambito Department of Defense (DoD). I risultati sono stati salutati come una pietra miliare dal Generale Ken Wilsbach, Comandante dell’Air Combat Command, e dal Generale di Brigata Jason E. Bartolomei, Comandante dell’Air Force Research Laboratory (AFRL).

L’iniziativa è stata supportata dal programma Rapid Defense Experimentation Reserve del DoD, sotto la supervisione dell’Office of the Undersecretary of Defense for Research and Engineering, ed è stata condotta congiuntamente dall’Air Force Research Laboratory, dall’Air Force Test Center, dall’Air Combat Command e dalla US Navy, a dimostrazione di un approccio interforze allo sviluppo capacitivo. Pur avendo USAF e Navy/USMC piani specifici e autonomi per le piattaforme tipo ACP/CCA, vi è un forte impegno alla massima interoperabilità, prevedendo la possibilità che ogni Forza Armata possa controllare i sistemi dell’altra, all’occorrenza.


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