RIVISTA ITALIANA DIFESA
Tensioni al Paris Air Show: il programma FCAS è a rischio? 19/06/2025 | Marco Giulio Barone

Il Paris Air Show 2025 è diventato il palcoscenico delle fratture sempre più evidenti all'interno del progetto SCAF/FCAS, poiché le ultime dichiarazioni del CEO di Dassault Aviation, Éric Trappier, hanno messo a nudo le tensioni profonde che minacciano il programma Future Combat Air System (FCAS).

Quello che un tempo era stato salutato come la pietra miliare della cooperazione europea in materia di difesa appare ora sempre più fragile, con il deterioramento dei rapporti tra il campione aerospaziale francese Dassault e il gigante paneuropeo Airbus, sfociato in un'aspra polemica pubblica.

Qualcosa non funziona”, ha affermato Trappier negli ultimi mesi, aggiungendo che il programma “deve essere rivisto” dai Governi partecipanti. Le sue dichiarazioni a Le Bourget questa settimana non hanno fatto che intensificare le preoccupazioni, poiché ha ribadito che “solo la sua azienda ha le competenze per sviluppare il New Generation Fighter (NGF)” al centro del programma.

Un'unione innaturale di culture industriali

Il programma FCAS/SCAF, lanciato con grande clamore nel 2017 dall'allora Cancelliera tedesca Angela Merkel e dal Presidente francese Emmanuel Macron, ha faticato fin dall'inizio a conciliare filosofie industriali fondamentalmente diverse. Questa iniziativa franco-tedesco-spagnola aveva lo scopo di sostituire entro il 2040 le flotte RAFALE e TYPHOON con un sistema di combattimento aereo di 6a Generazione.

Al centro della controversia c'è uno scontro tra culture industriali e modelli di governance. Dassault, con il suo orgoglioso patrimonio di progettazione e produzione di caccia sovrani, si considera il leader naturale della componente caccia, mentre Airbus, che rappresenta gli interessi tedeschi e spagnoli, spinge per quella che definisce “parità di trattamento”. Questa tensione riflette differenze storiche più profonde nel modo in cui le 2 nazioni affrontano il procurement della difesa e la politica industriale.

Le conseguenze di questa discordia industriale sono tangibili e gravi. Inizialmente previsto per il 2025, il volo dimostrativo è stato costantemente rinviato, prima al 2027, poi al 2028 e ora potenzialmente a una data molto più lontana. In una valutazione realistica, Trappier ha affermato che la data di entrata in servizio originariamente prevista per il 2040 è “già persa” e che il programma è ora “piuttosto per gli anni '50”. Tuttavia, anche l'incapacità dei governi di impegnarsi a tempo debito a fornire gli investimenti necessari non ha aiutato. Questi contrattempi mettono l'SCAF/FCAS in una posizione di notevole svantaggio rispetto ai programmi concorrenti, con un potenziale ritardo di circa 20 anni rispetto ai caccia di 6a Generazione statunitensi e cinesi.

I Governi a un bivio

Il deterioramento della situazione ha costretto i Governi partecipanti a fare i conti con la realtà. Il futuro del programma dipende ora dall'intervento politico ai massimi livelli, con un vertice previsto per dicembre tra Francia, Germania e Spagna che dovrebbe determinare i prossimi passi di questo progetto travagliato. Ciò riflette la realtà che, senza un intervento politico decisivo, le controversie tecniche e industriali non potranno essere risolte.

La stessa struttura di governance è diventata oggetto di contesa, con Dassault che protesta contro il sistema “un Paese, un voto” che consente alla Germania e alla Spagna di prevalere sulla Francia nonostante la sua posizione di Paese leader. Trappier ha chiesto una quota superiore a quella attuale (un terzo) e una maggiore libertà operativa, in modo da consentire a Dassault Aviation di guidare realmente il gruppo di lavoro sull'aereo (Pilastro 1) invece dell'attuale leadership teorica ma di fatto paritaria.

Un futuro incerto

Con l'avvicinarsi della chiusura del Salone di Parigi, il programma FCAS si trova ad un bivio. Gli addetti ai lavori e gli analisti si chiedono sempre più spesso se il progetto possa sopravvivere nella sua forma attuale. Il programma rivale Global Combat Air Programme (GCAP) – collaborazione tra Regno Unito, Italia e Giappone – sta guadagnando slancio e si è impegnato a consegnare un nuovo caccia entro il 2035, aumentando la pressione competitiva.

I prossimi mesi saranno decisivi per capire se l'ambizioso progetto SCAF riuscirà a superare le divisioni interne o se finirà nella lunga lista delle collaborazioni multinazionali fallite nel settore della difesa. Ciò che è chiaro è che senza un ripensamento radicale sia delle relazioni industriali che della supervisione governativa, il futuro della sovranità aerea di Francia, Germania e Spagna è in bilico.

A questo punto, ci sono 3 nodi da sciogliere.

In primo luogo, quanto è forte la volontà politica di Francia e Germania di combattere le prossime guerre con un velivolo costruito congiuntamente?

In secondo luogo, può davvero funzionare un'alleanza in cui il potere politico detta la collaborazione tra partner industriali con una storia e una tradizione forti e molto diverse?

In terzo luogo, cosa dicono i documenti congiunti delle Forze Aeree francesi, tedesche e spagnole (HLCORD e CORD) che determinano i requisiti e quindi anche chi può rispondere in modo tempestivo ed efficace e con quale formula industriale? (Se mai si è tenuto conto del tempo e dell'efficacia...)

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