RIVISTA ITALIANA DIFESA
M-346 F all’Aeronautica Militare? Perché sì 12/06/2025 | Pietro Batacchi

Ne abbiamo già parlato anche in passato, ma vale la pena tornarci, soprattutto oggi. Con una nuova stagione di investimenti nella Difesa alle porte 3,5% spese dirette, più 1,5% di spese per infrastrutture e mobilità; questo è quanto ufficializzerà la NATO al Summit dell’Aja – è tempo di pensare a dotarsi di alcune capacità che al momento non sono presenti negli “arsenali” delle nostre FA; capacità di cui però si avverte chiara l'esigenza.

Tra queste, per quanto ci riguarda, c’è sicuramente l’esigenza per un nuovo caccia leggero per l’Aeronautica Militare, ovvero per l’M-346 F. Sì, perché pensare di affrontare i nuovi scenari solo con aerei da combattimento sofisticati e costosi, alla lunga potrebbe rivelarsi insostenibile, facendo scattare, quando gli sforzi bellici iniziano ad essere prolungati, la trappola della iper-sofisticazione. Da qui l’esigenza per l’acquisto di sistemi meno costosi, come i droni, ma anche come i caccia leggeri o “caccetti” che dir si voglia.

L’M-346F, ossia la variante d'attacco leggero dell’M-346 Block 20, tornerebbe molto utile in questo contesto alla nostra Aeronautica. Macchina affidabile – già abbondantemente combat proven – dotata di LAD, casco integrato e pure radar AESA, sarebbe ideale per compiti non solo d’attacco leggero in contesti fuori aerea, in teatri a più basso profilo di minaccia, ma anche per compiti di difesa e polizia aerea. Parliamo di missioni quali la difesa aerea locale, l'intercettazione di bersagli cosiddetti slow mover – dal drone all'ultraleggero o il velivolo passeggeri “non cooperativi” – e così via.

Tutte missioni che l’M-346F può affrontare ad una frazione del costo di un caccia di prima linea: 1/3 dei consumi per ora di volo rispetto a un caccia medio monomotore, e un 1/5 di un caccia della stessa categoria, ma bimotore, a tutto vantaggio dell’autonomia e della capacità di circuitazione. Per cui, molto più costo efficace mandare ad intercettare un bersaglio del genere un M-346 F che un TYPHOON. E ciò grazie anche ad una formula aerodinamica ottimizzata per garantire il massimo delle prestazioni in regime subsonico/transonico e la controllabilità degli assetti alle basse velocità.

In definitiva, se anche l’USAF si è ormai orientata su un “ mix high-low” – non solo con i CCA, ma anche con la volontà di mantenere ancora a lungo in servizio gli F-16 – perché non farlo anche noi?

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