RIVISTA ITALIANA DIFESA
Verso un Polo Nazionale per la Cyber 30/04/2025 | Pietro Batacchi

In piena epoca di guerra cognitiva, conflitti ibridi e competizione permanente, la dimensione Cyber ha assunto, ed assumerà sempre più in futuro, un’enorme rilevanza. Attori ostili non hanno nessuna remora a utilizzare un’ampia panoplia di strumenti cyber-offensivi, per erodere la competitività di un target e manipolarne il processo decisionale, al punto che è necessario dotarsi di strumenti e tecnologie per difendersi e limitare l’impatto di una minaccia tanto subdola quanto pericolosa.

Proprio alla luce di ciò, nel nostro Paese si sta cercando di mettere ordine a una situazione che nel settore oggi si presenta particolarmente disaggregata a livello industriale e istituzionale, e di creare una sorta di Polo Nazionale per la Cyber, sull’esempio di quanto è stato fatto per il settore subacqueo.

L’AIAD, l’Associazione che raggruppa le aziende attive nel campo della Difesa e dell’aerospazio, si sta già da tempo muovendo in tale direzione. Al suo interno, infatti, è stato creato un gruppo di lavoro – che raggruppa per ora 60 aziende – con lo scopo di mappare le competenze e le tecnologie disponibili a livello nazionale, e identificare eventuali gap e sovrapposizioni. Ne è emerso un panorama particolarmente frammentato, nel quale la competizione rischia di tradursi in una polverizzazione delle risorse e in una dipendenza da attori esterni, che indebolisce la capacità del Paese di imporsi in un settore chiave come quello cibernetico.

Occorre, dunque, un'azione coordinata tra istituzioni e industria, con l’obiettivo di costruire, con un percorso di medio e lungo termine, l’autonomia strategica ricorrendo a quella base tecnologica sovrana, che pur se disaggregata e alle volte misconosciuta, esiste e rappresenta in alcuni casi un’eccellenza, nonostante le dinamiche di procurement in Italia abbiano determinato una condizione di dipendenza da aziende extra UE.

Abbiamo bisogno di capire cosa vogliono lo Stato e le istituzioni, e come l’offerta attuale delle nostre aziende debba essere sostenuta”, così ci dice Carlo Festucci, Segretario Generale dell’AIAD, sentito sull’argomento. Non solo, ma “bisogna anche renderci conto che in un settore dove la tecnologia muta a velocità impressionante, non ci possiamo permettere lungaggini burocratiche”.

Dunque, per fare questo occorrono una burocrazia e delle procedure più speditive, e misure e azioni di diverso e più ampio respiro rispetto a quelle messe in campo fino ad oggi, magari condensate in una legge ad hoc sul modello di quella riguardante l'economia spaziale.

A prescindere dalle questioni normative, e qui la chiosa è sempre di Carlo Festucci, “dobbiamo mettere in piedi un ecosistema solido e virtuoso basato su 4 cardini:

1. un coordinamento più incisivo da parte degli attori istituzionali che hanno in mano le leve della politica industriale in ambito cyber e digitale;

2. l’autonomia strategica e tecnologica come elemento strutturale per una supply chain resiliente;

3. un’attualizzazione della programmazione degli investimenti, che dia evidenza degli obiettivi e delle risorse in chiave cyber e digitale di ogni singolo programma;

4. una capacità di generare valore attraverso l’export, esaltando le capacità e tecnologie cyber come pilastro del saper fare italiano.”

(Immagine creata con l'AI)

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