
Quale sarà l’impatto del piano Rearm Europe dell’UE sulle spese per la Difesa in Italia? Non è semplice rispondere a questa domanda. Al di là dei 150 miliardi di prestiti del nuovo strumento SAFE (Security Action For Europe), che dovranno essere divisi tra tutti gli Stati membri, l’1,5% di PIL “liberato” grazie alla clausola di salvaguardia indica una soglia massima, un “fino a” insomma, e non è dunque scontato che i singoli Stati vogliano conseguire tale soglia, creando deficit e dovendolo magari finanziare con nuovo debito. E questo vale, soprattutto, per un Paese come l’Italia. Poi, continua comunque a girare l’idea di includere nel calcolo della percentuale di PIL destinata alla Difesa i Carabinieri, tutti, la Guardia Costiera, ecc. C’è, pertanto, un margine di variabilità che potrebbe essere anche rilevante. Ipotizziamo, però, circa 20 miliardi di euro in più per la Difesa l’anno. Come verranno impiegati?
Bene, la priorità riguarda le spese di Esercizio, ovvero le spese per il funzionamento della macchina bellica, che in Italia sono strutturalmente basse e che negli ultimi anni sono scese addirittura sotto i 2 miliardi. Per l’appunto questo è un settore dove la dipendenza dell’Italia, e dell’Europa, dagli USA è fortissima. Per cui, attenzione massima alle scorte, ai ricambi, alla manutenzione in generale e così via.
Poi, c’è la questione del Personale. Da tempo, tutte le Forze Armate hanno espresso l’esigenza per una crescita degli organici. Gli impegni sono tanti, del resto, e per gestire i nuovi mezzi e le nuove navi, occorrono le persone: l’attuale “Modello a 160.000 uomini” potrebbe essere superato e si potrebbe ragionare su un “Modello a 180.000”, almeno, e, finalmente, su una Riserva vera.
Infine, gli Investimenti. Dove andare a spendere in modernizzazione? L’EI ha la sua priorità nei programmi PANTHER e LYNX, che hanno già una pianificazione ben definita e una bella fetta di fondi allocata. A noi piacerebbe vedere nuovi fondi sull’AW-249 (in foto), per accelerarne ulteriormente lo sviluppo capacitivo, che si spinga ancora di più sulla “dronizzazione” e che si acquistino più HIMARS, oltre i 21 coperti dall’attuale pianificazione. Si parta subito pure con lo sviluppo o l'acquisizione di una nuova arma a lungo raggio. In generale, anche sul ruotato, VBM e CENTAURO II, è necessario accelerare le tempistiche e aumentare la scala di produzione. Un’altra priorità è il potenziamento della difesa contraerei: batterie SAMP/T NG e GRIFO in più.
L’Aeronautica Militare ha già portato a casa nuovi F-35 e nuovi Eurofighter TYPHOON. C’è l’esigenza, congiunta con la Marina, per un nuovo velivolo da pattugliamento marittimo – la soluzione individuata sembra quella del giapponese P-1 “italianzzato” con sistema di missione ATOS – e poi quella per l'acquisizione di un sostituto dell’UAV PREDATOR. Non solo, anche l’AM, come l’EI, ha esigenza di potenziare la difesa contraerei, ma, aggiungiamo noi, non sarebbe male acquistare degli M-346 FA per compiti di attacco leggero e, soprattutto, difesa aerea locale e anti-drone.
Infine, eccoci alla Marina Militare. La prima priorità riguarda il velivolo da pattugliamento marittimo. Poi ci sono i programmi navali: la MM potrebbe decidere di acquistare 2 FREMM EVO e 2 DDX in più, così come 2 sottomarini U-212 NFS aggiuntivi. Da lanciare il prima possibile il programma per acquisire un nuovo grande drone subacqueo, dopo la cancellazione del BLUE WHALE, e da accelerare l'industrializzazione di droni di superficie. Sul tavolo, anche la questione convertiplano e drone carrier.
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