
Dopo una presenza di più di 6 mesi, sembra che le forze ucraine si stiano definitivamente ritirando dall’Oblast di Kursk.
Secondo alcuni non si sta assistendo ad alcuna rotta, e Kiev sarebbe in realtà impegnata in una ritirata pianificata per fasi. Secondo questa prospettiva, dunque, gli attacchi che ancora qualche settimana fa gli Ucraini lanciavano dal fianco orientale del saliente conquistato avevano lo scopo di disorientare i Russi, ritardando la loro progettata offensiva e guadagnando tempo prezioso per l’attuale ritirata.
Può pure darsi che sia così… Noi, ad essere sinceri, non lo riteniamo affatto. La realtà delle cose è che l’8 marzo scorso la tenuta delle posizioni delle forze ucraine a Sudzha era quasi improvvisamente divenuta insostenibile, con tutta probabilità a causa dell’improvvisa cessazione della condivisione intelligence/ISTAR americana. Le truppe russe non solo stavano bombardando pesantemente l’area con UMPK e UAV/FPV (questi in una numerosità insolita), ma erano anche riuscite a infiltrarsi in alcune parti della cittadina. Si è persino ipotizzato che soldati russi abbiano utilizzato un gasdotto sotterraneo per entrare in città, ma la vicenda rimane tutt’altro che chiara.
Inequivocabile è, invece, il fatto che sino a ieri Forze Speciali ucraine ed elementi della 129ª Brigata di Difesa Territoriale abbiano combattuto duramente per coprire la ritirata del resto delle unità, con i Russi riusciti ad entrare nel centro di Sudzha nel tardo pomeriggio. A est di detta cittadina, nel contempo, altre avanzate russe sono giunte ad occupare alcune linee difensive ucraine oramai vuote, e immediatamente bersagliate dalle forze di Kiev con droni e artiglieria. Forse è per questo che qualcuno ha parlato, con una buona dose di “whishful thinking”, di ritirata pianificata con tanto di trappole e d’imboscate su truppe avanzanti; in realtà, a noi queste tattiche appaiono nel solco delle consolidate ed efficaci azioni di rallentamento di retroguardia che da tempo gli Ucraini attuano quando sono obbligati a cedere terreno. Sia come sia, a sudest del saliente, unità russe e nordcoreane hanno nel frattempo mantenuto la pressione dall’area di Kurilovka, aumentando il rischio di accerchiamento per le forze ucraine.
Comunque, se pure vi fosse stato qualcosa di pianificato, a noi pare si possa affermare come la ritirata ucraina sia stata accelerata in special modo da quell’offensiva russa che sta tutt’ora agendo sul fianco ovest del saliente, e che, partendo dalle aree di Nikolaevo-Darino e Sverdlikovo, minaccia di tagliare la strada H07, ovvero la principale via di rifornimento per le forze ucraine ancora all’interno del detto saliente. Al momento, alcuni villaggi di confine nell'Oblast ucraino di Sumy, come Zhuravka e Novenke, sono stati travolti, con le forze russe che potrebbero aver raggiunto addirittura Basivka. Riteniamo che è qui che si deciderà se la ritirata ucraina andrà a buon fine o se si concretizzeranno gli attuali rischi di accerchiamento. Il pieno utilizzo della H07, difatti, era stato già compromesso prima dell’attuale offensiva dall’accennato crescente ricorso russo a UMPK e droni. Proprio per questo i rifornimenti per l’hub logistico avanzato a Sudzha erano diventati problematici e nei mesi più recenti il saliente di Kursk si era praticamente dimezzato rispetto agli inattesi successi della scorsa estate.
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