
Il 5 marzo 2025, il Presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un discorso alla Nazione, delineando le sfide che la Francia e l'Europa devono affrontare in un contesto di minacce globali in evoluzione. Il suo discorso ha sottolineato la necessità di una maggiore autonomia europea in materia di Difesa, l'urgenza di affrontare l'aggressione russa e le implicazioni della riduzione del sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina.
Macron ha dipinto un quadro desolante delle azioni della Russia, descrivendone l'aggressività come una minaccia diretta alla Francia e all'Europa. Ha osservato che la Russia ha trasformato il conflitto in Ucraina in una crisi globale schierando truppe nordcoreane e armi iraniane, interferendo nelle elezioni in Romania e Moldavia e orchestrando attacchi informatici a infrastrutture critiche come gli ospedali.
Una parte significativa del discorso di Macron è stata la proposta di estendere la deterrenza nucleare della Francia per proteggere gli alleati europei. In quanto unica potenza nucleare dell'UE, la Francia potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella salvaguardia del continente. Macron ha annunciato l'intenzione di avviare discussioni strategiche con i leader europei in merito a questa proposta, ribadendo al contempo che le decisioni relative al dispiegamento nucleare rimangono di esclusiva competenza presidenziale francese.
Macron ha sottolineato la necessità di investimenti immediati per rafforzare le Forze Armate francesi e accelerare la reindustrializzazione in tutte le regioni. Ha delineato piani per mobilitare finanziamenti sia pubblici che privati senza aumentare le tasse, sottolineando l'importanza delle riforme e delle scelte strategiche. A livello europeo, ha chiesto un massiccio finanziamento congiunto per garantire una solida difesa collettiva.
Il discorso di Macron invita l'Europa a prendere il controllo del proprio destino tra le crescenti minacce della Russia e le incertezze relative al sostegno degli Stati Uniti.
Purtroppo, l'impatto del discorso di Macron rimane limitato. Grazie alla sua postura unica, voluta dal Generale Charles de Gaulle, la Francia può contare su un deterrente nucleare e può praticamente provvedere alla propria sicurezza senza la NATO. Ciò mette Parigi in una posizione di forza quando negozia con qualsiasi altro Paese su questioni militari. Ciononostante, come qualsiasi altro Esercito in Europa, le Forze Armate francesi sono sottodimensionate e non sufficientemente preparate per avere un impatto negli affari europei (e globali), e l'ombrello nucleare credibile non è accompagnato da un deterrente convenzionale proporzionale per tutti quegli scenari (la maggior parte) ben al di sotto della soglia di escalation nucleare.
La possibilità di estendere la deterrenza nucleare francese all'Europa implicherebbe che gli altri Paesi europei dovrebbero fidarsi di Parigi più che di Washington quando si tratta di garantire un pronto intervento francese in caso di necessità. Questo non sta accadendo, poiché la maggior parte dei leader europei preferirebbe trovare un accordo conservativo con gli Stati Uniti piuttosto che esplorare alternative inesplorate o precedentemente impensabili.
L'ipotesi che la deterrenza nucleare francese protegga l'Europa è limitata anche dall'attuale postura della Francia. La Francia applica un principio di stretta sufficienza (stricte suffisance) per determinare l’ordine di grandezza delle sue forze nucleari. Il principio di sufficienza, noto anche come principio di deterrenza dal debole al forte, prevede che le capacità nucleari infliggano a un aggressore un danno equivalente a quello che avrebbe inflitto per annullare i benefici del suo attacco. L'arsenale nucleare francese è stato quindi mantenuto al livello più basso possibile, compatibile con il precedente contesto strategico.
La situazione odierna richiederebbe un deterrente più robusto e proteggere l'Europa attraverso questo principio guida richiederebbe il doppio o il triplo delle dimensioni del deterrente francese basato su missili balistici lanciati da sottomarini (SLBM) e missili da crociera aeroportati (ALCM). La spina dorsale dell'arsenale nucleare francese è costituita dalla sua flotta di 4 sottomarini lanciamissili balistici (SSBN) classe TRIOMPHANT. Questi sottomarini trasportano circa l'80% delle 290 testate nucleari francesi, e mantengono una posizione di deterrenza continua in mare, assicurando che almeno un sottomarino sia sempre in pattugliamento. A completare questa capacità c'è uno stormo di aerei RAFALE MF3 armati con missili da crociera ASMP-A in grado di trasportare testate nucleari. Il nuovo sottomarino lanciamissili balistici di terza generazione (SNLE 3G) francese dovrebbe entrare in servizio operativo nel 2035, il che significa che per aumentare la deterrenza francese ci vorranno decenni e non è un'opzione plug-and-play per la crisi attuale. Quindi, mentre i Francesi sono gli unici europei che non devono supplicare le buone grazie l'ombrello nucleare statunitense (anche i Britannici, ma con alcuni limiti), la capacità francese di fornire un ombrello nucleare credibile e consistente è limitata.
Su un punto il Presidente Macron ha perfettamente ragione: dietro i toni sgradevoli dell'attuale Amministrazione statunitense, è chiaro fin dal “Pivot to Asia” del Presidente Obama, nel 2008/2009, che Washington desidera disimpegnarsi dall'Europa per concentrarsi sulla competizione strategica con la Cina e su altre questioni internazionali ritenute più rilevanti per gli interessi statunitensi. Le guerre in Ucraina nel 2014 e nel 2022 hanno costretto gli Stati Uniti a spendere capitale politico e risorse militari in questioni in cui avrebbero preferito non essere coinvolti. Al contrario, negli ultimi 15-20 anni, i leader europei (compresi quelli francesi) hanno cercato di mantenere la presenza statunitense come unica opzione e si sono concentrati principalmente sulle agende interne, spinti da elettorati sempre più esigenti. Ancora peggio, le reazioni alla guerra in Ucraina sono state rallentate dalla speranza che la guerra potesse finire presto e che gli investimenti promessi alla Difesa negli ultimi 2/3 anni potessero essere annullati/tagliati. I leader europei sembrano aver dimenticato che la guerra è una minaccia esistenziale e che difendere le nazioni è una delle principali “raison d'être” di uno stato, non un vezzoso orpello.
Per essere realistici, 20 anni di impreparazione e smantellamento delle capacità militari non possono essere invertiti in un paio d'anni. Non importa come risponderanno i leader europei, ma i Paesi europei pagheranno ora per gli errori del passato, stretti tra la minaccia russa e le pressioni degli Stati Uniti. L'unica speranza è che la lezione sia stata appresa e, se l'Europa non collasserà, la prossima crisi ci troverà in condizioni migliori.
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