RIVISTA ITALIANA DIFESA
Caos Afghanistan 22/06/2015 | Pietro Batacchi e Michele Taufer

L'attacco al Parlamento di Kabul di questa mattina ripropone in maniera drammatica il problema della sicurezza in Afghanistan e della inadeguatezza delle forze di sicurezza afghane nell'affrontare una minaccia che, con il ritiro dei contingenti NATO, sta prendendo nuovamente forza e fiato. Le Afghan National Security Forces (ANSF) sono afflitte da una serie di problematiche di estrema rilevanza. Il basso rateo di attacchi subiti durante le scorse elezioni presidenziali, 174 a fronte di 761 lanciati da parte talebana, aveva spinto il Dipartimento della Difesa statunitense ad un cauto ottimismo nell’analisi della situazione. Le ultime performances fatte registrare dalle ANSF durante l’offensiva talebana hanno, però, riportato alla luce le ben note carenze capacitive in seno alle Forze Armate del Paese. La più emblematica è quella del Close Air Support (CAS), un aspetto essenziale nel contrasto ad un’insorgenza: il supporto aereo riveste, infatti, una parte importante per il supporto di fuco alle truppe a terra, ma anche per la mobilità tattica e l’evacuazione medica (MEDEVAC). L’Afghan Air Force (AAF) aveva pianificato a tal proposito di poter disporre di una flotta di 140 aeromobili: solo una minima frazione di essi è però operativa data la scarsa manutenzione e la mancanza di parti di ricambio. Una cronica deficienza a cui la NATO ha tentato di porre rimedio nel corso degli anni mediante la creazione di un Fondo Fiduciario di Manutenzione (Helicopter Maintenance Trust Fund) istituito in concerto con la Federazione Russa. Lo scopo era quello di migliorare la preparazione del personale dell’AAF così come di poter contare su una fornitura di pezzi di ricambio originali anziché dover optare per quelli di minor qualità provenienti da Ucraina ed India. L’irrigidimento dei rapporti NATO-Russia, però, sembra aver di recente intaccato tale collaborazione. L’incalzante necessità di poter disporre di velivoli adatti per il CAS ha spinto l’AAF ad armare alcuni dei propri Mi-17V con mitragliatrici da 23 mm e razzi non guidati da 57 mm. I Mi-17V, disponibili complessivamente in più di 60 esemplari, possono così affiancare nel ruolo di piattaforma per il CAS i pochissimi Mi-35. Un ulteriore miglioramento della situazione lo si avrà con la progressiva introduzione di 20 MD 530F CAYUSE WARRIOR: versione armata dell’MD 530F d’addestramento, già in servizio con l’AAF in 5 unità. Il velivolo è caratterizzato dalla presenza di 2 pod esterni in grado di contenere ciascuno una mitragliatrice pesante FN HERSTAL M3 da 12,7 mm, da pannelli blindati per la protezione dell’equipaggio e da un sistema di comunicazione tattico RHODE & SCHWARZ M3AR. Il vero salto di qualità lo si avrà però solo con l’introduzione dei 20 turboelica SUPER TUCANO acquisiti nell'ambito del programma Light Air Support (LAS). Un programma che ha però già subito forti ritardi e che dovrebbe veder arrivare il primo velivolo in terra afghana nel dicembre del 2015, con la maggior parte dei SUPER TUCANO in consegna tra il 2017 ed il 2018.

L’AAF allo stato attuale e nel breve futuro non sarà quindi in grado di fornire un vero e proprio CAS per le truppe a terra. All’apice del surge afghano, ISAF aveva effettuato un totale di 133.000 missioni di volo, 34.000 delle quali di CAS. Durante il 2014, l’AAF ha volato un totale di 7.000 missioni delle quali solo una minima parte eseguita in supporto alle truppe di terra. Ecco quindi il perché la NATO aveva annunciato lo scorso autunno di voler continuare ad offrire supporto aereo ravvicinato agli afghani almeno fino alla fine del 2016; le stime più recenti spingono però ulteriormente avanti il calendario: l’anno di sospensione dovrebbe essere ora il 2018. Resta però ancora da valutare l’efficacia sul campo del supporto NATO, dato l’attuale numero ridotto di uomini e mezzi a seguito della cessazione di ISAF, in particolare per quanto concerne il settore critico dell’Intelligence Surveillance and Reconnaissance (ISR). Un altro frangente nel quale le ANSF manifestano un’elevata criticità è quello relativo al livello d’attrito delle proprie truppe con un alto numero di perdite e di defezioni che conducono ad una sostanziale diminuzione degli organici. Una diminuzione che, tra diserzioni e perdite, nel 2014 ha superato abbondantemente le 40.000 unità. Il Generale J.F. Campbell, ex Comandante di ISAF, aveva del resto già notato un livello d’usura e d’impiego 4 volte superiore nel 2014 rispetto al 2013. Dati forniti dal comando ISAF riferivano inoltre che durante il 2014 le ANSF avevano subito un totale di 5.400 Killed In Action (KIA): un aumento del 6,5% sempre rispetto al 2013. Dati allarmanti, il cui aumento è in parte dovuto al progressivo disimpegno NATO, che ha fatto diventare il personale delle ANSF un facile bersaglio degli insorti, data la minor tecnologia e protezione negli equipaggiamenti in dotazione. Tutte queste variabili hanno quindi condotto ad una sostanziale crisi di morale nelle ANSF: crisi che a sua volta ha spinto ad un aumento delle defezioni. Con la fine di ISAF e la diminuzione della presenza occidentale in terra afghana, NATO e Stati Uniti hanno dato il via all’Operazione RESOLUTE SUPPORT, orientandosi e limitando gli sforzi ai settori della Military Assistance (MA) e Foreign Internal Defense (FID), in quest’ultimo ambito cercando di evitare il più possibile una postura combat. Non solo, parallelamente a RESOLUTE SUPPORT, gli Stati Uniti hanno però deciso di continuare a mantenere l’iniziativa nelle missioni di Counter Terrorism (CT) attraverso la costituzione dell’ operazione FREEDOM SENTINEL: in altri termini la continuazione di ENDURING FREEDOM. Scopo della missione, colpire Al Qaeda e le sue affiliazioni in Afghanistan al fine di “degradare le loro capacità di attaccare gli Stati Uniti ed i suoi alleati”. A tal proposito in data 8 dicembre 2014 le Forze Armate americane hanno rivisitato la loro postura in vista della “nuova” missione afghana. Le autorizzazioni emanate da Obama costituiscono il fondamento giuridico di FREEDOM SENTINEL, permettendo così di svolgere al meglio le vitali operazioni di CT. In particolare il contingente statunitense risulta essere formato da circa 10.000 unità, non è ancora chiaro però in che percentuale suddivisi tra RESOLUTE SUPPORT e FREEDOM SENTINEL : uomini e donne che opereranno in Afghanistan per tutto il 2015, come affermato dallo stesso Presidente degli Sati Uniti lo scorso marzo in concomitanza con la visita ufficiale da parte del proprio omologo afghano a Washington. La modifica delle linee guida per le Forze Armate americane operanti in Afghanistan permetterà di mitigare almeno in parte alcune delle carenze delle ANSF : in particolare con riguardo al supporto aereo e alle operazioni di CT. Nel novembre del 2014 il Presidente afghano Ashraf Ghani aveva infatti rimosso le limitazioni alla conduzione di raid notturni: un blocco deciso a suo tempo da Hamid Karzai. Le ANSF non sono al momento in grado di condurre efficacemente questo tipo di operazioni, le quali ricadono quindi sotto la direzione statunitense. E’ pertanto da fine dicembre che le forze speciali statunitensi, congiuntamente con i loro colleghi afghani dei servizi d’intelligence, hanno ripreso le operazioni notturne anche con un ruolo combat. Una posizione, questa statunitense, in grado di permettere al Joint Special Operations Command (JSOC) e agli Special Operations Groups (SOG) della Central Intelligence Agency (CIA) di continuare a svolgere le proprie attività al meglio in seno a FREEDOM SENTINEL. SOG e JSOC dovrebbero costituire la parte black delle operazioni speciali condotte nell’area, a cui si affiancano i nuclei di forze speciali destinate alle operazioni white e rispondenti al NATO Special Operations Component Command/Special Operations Joint Task Force-Afghanistan (NSOCC-A/SOJTF-A): il comando a 2 stelle che sovraintende alle attività delle forze speciali nell’area e che vede attualmente al suo vertice il Maggior Generale Edward M. Reeder Jr dello U.S. Army.

 


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