RIVISTA ITALIANA DIFESA
I droni “bombardieri” a lungo raggio ucraini 06/02/2025 | Igor Markic

Dopo il largo impiego dei noti BAYRAKTAR TB-2 nelle fasi iniziali della guerra, l’Ucraina ci ha abituato negli ultimi tempi ad un ricorso a droni autoctoni di tipo kamikaze, e non a UAV da ricognizione armata e riutilizzabili quali quello turco.

Ciò è stato essenzialmente dovuto alla priorità assegnata da Kiev alla messa a punto e fabbricazione in (più o meno) grande serie di droni di non elevata complessità tecnologica, economici e di un’efficacia riconducibile, tutto sommato, a quella di mini-missili da crociera.

Tuttavia, il recente attacco a una stazione dell’infrastruttura petrolifera DRUZHBA nei pressi di Novozybkov, nell’Oblast di Bryansk, a circa 50 km di profondità nella Federazione Russa, ha visto l’impiego, da parte del 14° Reggimento Indipendente UAV, di un drone “bombardiere” riutilizzabile, cosa che riporterebbe tale dispositivo nella logica di un UAV da ricognizione armata classicamente inteso. A dire la verità, mentre droni da ricognizione armata della categoria dei BAYRAKTAR, dei REAPER o dei PREDATOR sono associati a munizionamento guidato, nel caso in questione si sarebbe trattato dello sgancio di una bomba FAB M-54 da 250 kg, appartenente (con un po' di ironia) allo stesso tipo di ordigni sui quali i russi da moltissimi mesi hanno basato parte del proprio arsenale di bombe plananti UMPK (vedasi RID 1/24). L’aeromobile che ha compiuto l’impresa è potuto dunque rientrare alla base (cosa, a dir la verità, non da tutti confermata), per poter essere reimpiegato.

Ai lettori più attenti di cose ucraine, però, non è certo sfuggito come, malgrado il gran parlare di questo episodio sui social e sulle testate specializzate, esso non costituisca affatto il primo evento di questo tipo, sebbene sia probabilmente stato il primo ad essere coronato da pieno successo. Si era difatti già dato, nell’aprile del 2024, l’esempio di un altro drone (in foto) caduto al suolo in territorio russo (probabilmente per malfunzionamenti più che per attività contraerea), dove, però, le immagini diffuse mostravano una bomba OFAB-100-120 da 100 kg attaccata a un pilone di circostanza. In quel caso, il punto di caduta si trovava a circa 1.000 km di profondità nel territorio della Federazione Russa.

Questi episodi hanno dato modo di osservare come gli ucraini stiano scommettendo sulla strada di droni da bombardamento a lungo raggio riutilizzabili, principalemente attraverso 2 aeromobili, entrambi originariamente modelli ultraleggeri da turismo, potenzialmente assemblabili tramite kit spedibili letteralmente a casa, dal costo variabile fra 50.000 e i 60.000 dollari, e dai circa 1.100 km di raggio d’azione: SKYRANGER NYNJA e A-22.

L'articolo completo, con tutti i dettagli, sarà pubblicato su Risk&Strategy WEEKLY 4/25 in uscita domani.

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