RIVISTA ITALIANA DIFESA
Trump e il nuovo ordine mondiale 21/01/2025 | Pietro Batacchi

Al di là della scenografia e dei toni, legati comunque a un brand, il brand Trump-MAGA (Make America Great Again) - che tira molto commercialmente... - vediamo cosa ci potrebbe portare in dote l'Amministrazione Trump, specie nel campo delle relazioni internazionali e della Difesa.

Il neo Presidente ha più volte affermato di voler chiudere il capitolo della Guerra in Ucraina. Vediamo se ci riuscirà e, se sì, a quali costi. Nel suo primo mandato, Trump ha posto fine all’impegno militare in Afghanistan, ma lo ha fatto negoziando direttamente con i Talebani e tagliando fuori il Governo afghano, delegittimandolo; un governo che gli USA sostenevano e per consolidare il quale avevano speso decine di miliardi di dollari. Il risultato poi lo si è visto. Non è un buon precedente, soprattutto per Kiev, anche perché l'approccio di Trump - sistematicamente e sfrontatamente bilaterale, face to face - in politica estera, dove le complessità sono diverse rispetto al B2B, non sempre funziona.

Sul Medioriente la sua visione è chiarissima: sostenere senza se e senza ma Israele, assecondandone anche certe pretese territoriali, ampliare il perimetro degli Accordi di Abramo, con l'ingresso dell'Arabia Saudita, e mettere la massima pressione possibile sull’Iran, ricorrendo magari anche alla forza. Anche in questo caso ci aiuta il precedente del primo mandato: Trump è il Presidente che ha spostato l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, e quello che ha stracciato l’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). Non solo: è quello che ha dato l’ordine per uccidere Qassem Soleimani, lo storico Capo della Forza Quds dei Pasdaran.

Poi c’è la questione cinese, rispetto alla quale, in realtà, l’America non ha alternative, se non consolidare la cintura di contenimento attorno al Dragone, potenziando la credibilità della propria garanzia politico-militare agli alleati locali. Sull’economia, invece, il Tycoon se la vedrà testa a testa con Xi Jinping.

Con l’altra sponda dell’Atlantico, i rapporti rischiano di sfilacciarsi. Dopo aver immediatamente firmato l’ordine esecutivo per l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima (“drill baby drill”), Trump farà pressione sugli alleati europei per aumentare le spese per la Difesa, e per imporre sistemi d’arma e GNL americani. Un’ondata di armi e gas: la sensazione è che se non si compra di più in USA, si rischiano i dazi, né più né meno. Potrebbero esserci tensioni anche sull’Ucraina, ma un certo punto l’Europa dovrà anche crescere strategicamente e assumersi in autonomia certe responsabilità. Altrimenti, le parole sul sostegno a oltranza a Kiev se le porterà via il vento. Insomma, per l’Europa l’Amministrazione Trump può essere anche un’opportunità da cogliere.

Infine, la Difesa vera e propria. Trump vuole uno strumento militare all’avanguardia, che rappresenti prima di tutto un deterrente, a garanzia della prevenzione di nuove guerre, e che sia alimentato da un’industria nazionale forte e robusta. Non baderà a spese, alla faccia dell’esorbitante debito federale. Su questo aspetto, l’obbiettivo più in generale della neo-amministrazione è molto chiaro: privilegiare la manifattura e reindustrializzare l’America, a cominciare da quella Rust Belt simboleggiata dal Vicepresidente J.D. Vance.

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