RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cessate il fuoco a Gaza, realismo e niente trionfalismi 16/01/2025 | Pietro Batacchi

Dopo oltre un anno di guerra, lutti e devastazioni, alla fine è arrivato l’accordo tra Hamas e Israele per porre fine, al momento temporaneamente, alla guerra.

Le fortissime pressioni dell’Amministrazione Biden su Netanyahu hanno avuto effetto: l’anziano Presidente voleva lasciare la Casa Bianca con un successo diplomatico, dopo una presidenza problematica, difficile e costellata da più ombre che luci.

Si tratta di un accordo progressivo, basato su 3 fasi. Nella prima fase, che partirà domenica e che durerà 42 giorni, Hamas rilascerà 33 ostaggi israeliani, di cui probabilmente una decina deceduti, in cambio di oltre 1.000 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Parallelamente, le IDF lasceranno i centri abitati ridislocandosi lungo una buffer zone lungo il confine, dentro Gaza, profonda 700 m.

I punti più controversi riguardano il corridoio Filadelfia, lungo il confine con l’Egitto, e il corridoio di Netzarim, che taglia in 2 la Striscia e consente alle IDF di controllare tutti i movimenti lungo l’asse nord-sud. Il ritiro dal corridoio di Netzarim dovrebbe iniziare subito ed essere completato entro il 22° giorno dall'entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco. Lo stesso accadrà per il corridoio Filadelfia, che dovrebbe però essere completamente abbandonato solo entro il 50° giorno dall’entrata in vigore dell’accordo, ovvero dopo l’avvio della seconda fase.

Seconda fase i cui dettagli dovranno essere discussi durante la prima fase, non prima del 16° giorno. Nella terza fase, invece, dovrebbe completarsi il tutto e partire la ricostruzione di Gaza, senza però che vi sia una minima idea su chi, effettivamente, ad un certo punto dovrà governare la disastrata Striscia.

Come si vede, si tratta di un meccanismo complicato che dà vita ad una tregua che si annuncia fragile. L’estrema destra israeliana non ha preso bene l’accordo e ha annunciato la sua opposizione. Oggi si riunisce il Partito del Ministro delle Finanze, il falco Bezalel Smotrich, che ha bollato l’accordo come "cattivo e pericoloso per la sicurezza nazionale". La stampa israeliana parla in queste ore di uscita dal governo, il che porrebbe una pesante questione politica mettendo sulla graticola Bibi Netanyahu. A meno che… a meno che non si sia scherzato, ovvero che i Partiti Religiosi, come chiedono, abbiano la certezza che dopo la prima fase dell’accordo si torni alla guerra con l’obbiettivo di sradicare “militarmente e civilmente”, per usare le parole dello stesso Smotrich, Hamas da Gaza (oltre alla certezza sulla costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania).

Hamas, di fatto, pur essendo stato pesantemente ridimensionato e pur avendo subito un colpo tremendo, non è stato sconfitto: la sua infrastruttura logistica e ingegneristica è stata in buona parte smantellata, la sua leadership e i suoi quadri intermedi eliminati, ma il gruppo ha continuato anche negli ultimi giorni il “mordi e fuggi” contro le IDF, contendendone sistematicamente il terreno e dando prova di resilienza, radicamento e adattamento. E già adesso sembra partito il reclutamento di nuovi adepti tra i tanti giovani che hanno visto parenti e amici cadere sotto le bombe israeliane. Insomma, la questione è ancora aperta, il futuro di Gaza è avvolto nell’oscurità e il 20 gennaio è alle porte...

Update

Nethanyau ha appena positicipato la riunione del governo, per approvare l'intesa, accusando Hamas di rinnegare parti dell'accordo. In realtà, trattasi di pantomima: come abbiamo visto i falchi sono contrari e la coalizione che sostiene Bibi rischia di frantumarsi. Si sta, dunque, facendo la conta...

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