
Qualcuno ricorderà come, sul numero di RID 05/24 (pag. 62-67), attuammo una lunga disamina del kit UMPK che trasforma le bombe a caduta libera russe in quel temibile munizionamento planante d’impiego aeronautico che ha svolto un ruolo importante nel livellere, in quasi assoluta impunità, molte postazioni fortificate ucraine.
Tuttavia, come avevamo previsto, le UMPK non si sono affatto rivelate quel “game changer” che taluni analisti e commentatori si aspettavano. Anzi, il seguente grafico mostra come, nei mesi più recenti, si stia osservando un deciso declino del loro impiego (N.B. nonostante il grafico riporti “guided bombs”, in realtà soltanto una parte di esse dispongono di un vero e proprio sistema di guida, perlomeno in senso “smart PGM”):
A dirla tutta, il trend, come si vede dal grafico, è relativo al 2024, e i mesi invernali di detto anno (che assommano, grosso modo, a circa 600 UMPK) mostrano una media comunque superiore agli stessi mesi del 2023 (che assommavano a circa 500 bombe). Ciononostante, è indubbio come il trend più recente osservi un andamento decrescente, in particolare a partire da metà novembre 2024.
Qualcuno imputa ciò alle condimeteo invernali, poichè esse diminuiscono senz’altro l’efficacia dei droni da ricognizione, i quali costituiscono parte integrante del ciclo di targeting delle UMPK; tra l’altro, è noto come taluni modelli di droni ISR russi siano piuttosto “sensibili” alle temperature invernali. Aggiungiamo, inoltre, che, nei confronti di detti droni, sono molto migliorate le contromisure ucraine sia cinetiche (batterie mobili contraeree, “slow mover interceptors” abbatti-droni, e, recentemente, anche FPV anti-droni) che in termini di guerra elettronica.
Come indicammo nell’articolo sul numero di RID citato, noi riteniamo, soprattutto, che comincino a cogliersi gli effetti di quella strategia d’approccio indiretto ucraina focalizzata sulla distruzione di depositi di carburante e raffinerie, che molti hanno interpretato come mirata a influenzare i prezzi delle esportazioni russe di tali commodities. Questo punto di vista non ci ha mai convinto, e, in realtà, abbiamo sempre ritenuto come la finalità ultima di attacchi di questo tipo sia sempre stata quella di impattare sulla disponibilità di carburanti e lubrificanti d’impiego aeronautico; evidente, dunque, lo scopo di “azzoppare” l’Aeronautica Russa ben prima del decollo per missioni di sgancio UMPK (dal momento che queste sono quasi impossibili da intercettare per la contraerea e l’Aeronautica ucraine, a causa della distanza di lancio di tali ordigni).
Infine, non possiamo fare a meno di notare come il trend declinante in questione sia abbastanza sovrapponibile alla decisione, risalente a metà novembre del 2024, di taluni alleati occidentali di consentire l’impiego di missili balistici ATACMS e missili da crociera STORM SHADOW/SCALP in profondità del territorio russo. Come noto, varie basi aeree (e anche qualche deposito/punto di assemblamento di kit UMPK sugli ordigni “stupidi”) sono state ingaggiate a seguito del via libera, che comunque è avvenuto in concomitanza di persino più estese ondate di raid di droni a lungo raggio ucraini nei confronti di aeroporti militari russi. Ciò ha comportato il rischieramento di molti stormi dell’Aeronautica Russa in basi estesamente arretrate. In questo modo, aeromobili, piloti e ordigni risultano sì meno ingaggiabili dal braccio offensivo ucraino, ma gli aerei tuttavia sono costretti a trasportare un minor carico bellico, in quanto taluni piloni devono essere destinati a serbatoi supplementari, oppure a rimanere vuoti per risparmiare peso (e consumi di carburante) sui velivoli. Inoltre, le stesse missioni risultano più lunghe fra andata e ritorno, con conseguente minor numero complessivo di sortite giornaliere.
Pertanto, non vi è un motivo unico dietro al declino dell’impiego di UMPK, ma una serie di fattori che, come si è visto, si collocano fra lo strutturale e il contingente. Fra questi ultimi, vi è appunto il discorso dei mesi invernali e/o del permanere delle capacità contro-droni ucraine. Qualora queste vengano in qualche modo meno (e l’inverno, perlomeno, di certo finisce prima o poi…), i Russi potrebbero forse riprendere l’impiego delle UMPK su larga scala, a meno che gli altri fattori più strutturali che abbiamo indicato non diverranno così cogenti da “mettere a sedere” sul serio l’Aeronautica di Mosca.
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