Dalla seconda metà di novembre si è registrato un significativo inasprimento del conflitto in Ucraina. Come abbiamo sottolineato più volte nell’ultimo periodo, questo aumento dell’intensità bellica non è casuale, ma strettamente legato alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi dello scorso novembre. Il futuro Presidente, che entrerà ufficialmente in carica tra 10 giorni (il 20 gennaio), ha più volte dichiarato la volontà di porre fine alla guerra in Ucraina, arrivando persino a promettere di poterlo fare nell’arco di 24 ore. La prospettiva di un cambiamento nella politica americana nei confronti del conflitto ha spinto sia Mosca sia Kiev ad adottare strategie più aggressive sul campo. Questa dinamica risponde a una logica consolidata: intensificare la pressione militare prima di eventuali negoziati per presentarsi al tavolo delle trattative in una posizione di forza.
In quest’ottica, l’Esercito Russo ha iniziato a premere massicciamente sulla linea del fronte, in maniera ancor più pressante che in passato. Nelle ultime settimane, lo sforzo di Mosca si è principalmente concentrato su diversi settori: a Kurachove, ormai completamente sotto controllo russo; a Pokrovsk, situata circa 30 km a nord di Kurachove, dove le forze russe hanno ripreso l’offensiva da un paio di settimane; e nell’Oblast di Kursk, dove l’Esercito di Mosca sta progressivamente riconquistando i territori persi a favore delle forze ucraine lo scorso agosto. Proprio in quest’ultimo settore, lo scorso 5 gennaio, le forze ucraine hanno lanciato un contrattacco, in quello che sembra essere un tentativo di riconquistare terreno e di riprendere l'iniziativa nella zona, sempre con l’obiettivo di recuperare posizioni in vista di possibili negoziati.
Procediamo ora con ordine all’analisi della situazione sul terreno.
Negli ultimi 2 mesi, il focus dell’iniziativa russa in Donbas è stato la cittadina di Kurachove, uno degli snodi fondamentali del dispositivo ucraino nella zona. Per consolidare il controllo dell’area, naturalmente protetta sul fianco nord da un grande bacino idrico e a sud da una cintura scaglionata pesantemente fortificata, i Russi hanno impiegato la tattica già sperimentata con successo per la conquista di Avdiivka e Vuhledar: avvolgimento in profondità sui fianchi, utilizzo di Aviazione e artiglieria per spianare i villaggi e la logistica nemica, per poi progressivamente penetrare nel tessuto urbano con gruppi di fanteria d’assalto. Le forze di Mosca si sono spinte in profondità “dietro” il villaggio e ne hanno occupato la parte orientale a metà dicembre, per poi progressivamente spostarsi verso la parte ovest: il 31 dicembre i Russi hanno preso il controllo dell’impianto siderurgico Elektrostal, situato nella parte centro-orientale del villaggio. La cittadina è caduta definitivamente in mano russa lo scorso 5 gennaio: da qui, le forze di Mosca hanno iniziato a premere in direzione del villaggio di Dachne, situato circa a 5 km a ovest di Kurachove. Dal villaggio di Stari Terny (6 km a nordovest di Kurachove, sotto controllo russo dalla metà di dicembre), invece, le forze di Mosca sono avanzate in direzione del villaggio di Shevchenko, di cui hanno ormai preso sostanzialmente il controllo, e si dirigono verso la cittadina di Andriivka. Nello stesso settore, a nord, le forze russe sono avanzate uniformemente raggiungendo i villaggi di Petropavlivka, Slov'yanka, Ukrainka e Novojelyzavetivka (cittadina di cui hanno preso totalmente il controllo lo scorso 2 gennaio), situati rispettivamente a circa 12, 14, 20 e 23 km a nordovest di Kurachove.
L’altro obiettivo russo in Donbas è Pokrovsk, dove da metà novembre i Russi hanno ripreso l’offensiva spostandosi lungo la linea ferroviaria a nordovest di Selydove: dapprima, hanno conquistato la piccola cittadina di Zhovte, e da qui sono avanzati, nelle ultime 3 settimane, per oltre 4 km in direzione del villaggio di Shevchenko, ormai fuori dal controllo ucraino. Da questa posizione, i Russi sono progressivamente avanzati in direzione nord fino a raggiungere, lo scorso 9 gennaio, il villaggio di Pishchane, situato a soli 3 km dalla “cintura esterna” della cittadina di Pokrovsk. Come abbiamo già più volte analizzato, il villaggio di Pokrovsk riveste, per gli Ucraini, una rilevanza ancora maggiore rispetto a Kurachove, in quanto rappresenta, da un lato, un crocevia logistico tra la parte centro-meridionale del Donbas e l’agglomerato urbano di Slovjansk-Kramatorsk, e, dall’altro, una “porta” ad ovest verso un’area scarsamente difendibile fino a Pavlohrad. Poi, lo ricordiamo, a una decina di km a ovest dalla cittadina si trova la miniera di Pokrovsk, una grande miniera di carbone da coke, che ha rappresentato – fino alla sospensione delle sue attività, presumibilmente dallo scorso novembre – uno dei fulcri della produzione di acciaio dell’Ucraina. L’industria siderurgica del Paese, in termini di rilevanza economica, è seconda solo al settore agricolo.
Le forze russe premono sulla città non solo da sud, come appena analizzato, ma anche da est: lo scorso 31 dicembre, l’Esercito russo ha catturato la città di Vozdvyzhenka, a circa 25 km ad est di Pokrovsk. In quest’area, l’obiettivo russo sembra quello di prendere il controllo dell’autostrada T0504 (situata a 3 km a nordovest di Vozdvyzhenka), una via logistica e di rifornimento fondamentale per le forze ucraine nell’Oblast di Donetsk, nonché collegamento tra il fronte di Pokrovsk e quello di Kostyantynivka (Bakhmut-Chasiv Yar): per il momento, l’Esercito di Kiev ha respinto l’assalto verso l’autostrada, ma i Russi stanno impiegando molte risorse in questa zona (soprattutto umane) e in questa direttrice, che diventerà verosimilmente prioritaria in vista di quella che possiamo chiamare la battaglia di Pokrovsk.
L’altro settore di fondamentale importanza nel conflitto è quello della regione russa di Kursk. Qui, come accennato, nella mattinata del 5 gennaio scorso le AFU hanno avviato una sorta di contrattacco, sebbene al momento di portata limitata, riuscendo a sfondare le linee russe a nord del villaggio di Cherkassoe Porechnoe. Dopo 2 giorni di intensi combattimenti, stando ad alcune geolocalizzazioni, le forze ucraine sarebbero riuscite a raggiungere il villaggio di Berdin, situato a nordest di Cherkassoe Porechnoe; in realtà, nelle ultime 24 ore si sono registrati violenti contrattacchi russi sia a sud di Berdin, che della vicina Russkoe Porechnoe, che confermerebbero il controllo delle Forze Armate di Mosca su entrambe le cittadine e il respingimento delle forze di Kiev dalla stessa Berdin.
Sul fronte nord-occidentale del “saliente”, gli Ucraini hanno aperto una nuova direttrice d’attacco, in particolare nell’area di Leonidovo; tuttavia, questo tentativo di avanzamento non sembra aver, almeno per il momento, prodotto risultati concreti. Anzi, nonostante le pesanti perdite subite dai Russi – difficili da quantificare con certezza – la parte occidentale del saliente è attualmente sotto pressione da parte delle forze di Mosca. Le truppe russe, infatti, hanno guadagnato terreno sia ad est che a sud di Leonidovo, hanno intensificato gli attacchi su Kruglen'koe e Malaya Loknya, guadagnando posizioni a sudest della prima (nel tentativo di spingersi verso i villaggi di Nikolaevka e Viktorovka) e avanzando verso la seconda.
Come accennato inizialmente, a Kursk, per Kiev, si gioca una partita molto importante: più territorio si riesce a tenere nell’area, più quest’ultimo potrà essere, come si diceva, “scambiato” nell’ambito di un ipotetico negoziato. Inoltre, non si può escludere che l’obiettivo strategico dell’Ucraina sia quello di costringere la Russia, come visto pesantemente impegnata in Donbas, a ridistribuire parte delle proprie truppe, spostandole da quel fronte per rafforzare le difese a Kursk (strategia, peraltro, in parte già adottata lo scorso agosto).
(Nell'immagine una mappa del settore di Pokrovsk: in rosso è indicata la linea di contatto; le frecce indicano le direttrici di avanzata della forze russe).
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