
Secondo un video girato il 12 dicembre da un drone di una tv locale in volo a ridosso della base di Hmeimim/Jableh, la Russia disporrebbe ancora di almeno 15 aerei da combattimento presso la base siriana. Nello specifico, il video mostra 4 bombardieri di teatro Su-34 FULLBACK, 7 bombardieri tattici Su-24M2 FENCER e 4 caccia Su-30/Su-35S FLANKER, tutti chiaramente visibili sotto altrettanti ricoveri. Il video, inoltre, mostra 6 velivoli da trasporto medio-pesante tra cui 2 An-26/An-30, 2 Il-76MD (più un altro appartenente all’Aeronautica Siriana) e un An-72. In alcune sequenze si intravedono anche 2/3 elicotteri Mi-8/Mi-17. Tuttavia, tali riprese non mostrano altri velivoli presenti a Jableh, e non solo. Agli aerei indicati, infatti, vanno aggiunti 2/4 Su-25 non visibili nel video, ma certamente impiegati nei primi giorni dell’insurrezione, e altrettanti Su-27/30 destinati alle attività di QRA e, per tale motivo, parcheggiati in apposite aree non oggetto delle riprese dal drone. Inoltre, una componente da combattimento ad ala rotante non indifferente – si parla di una ventina di elicotteri – è ancora presente presso la base di Istamo, situata 7 km a nord di Hmeimim. Quest’ultima, già sede di 4/6 Ka-52 ALLIGATOR nell’ultima settimana ha visto l’arrivo di 10/12 elicotteri provenienti da basi avanzate russe situate nei governatorati di Damasco e Homs. Insomma, un dispositivo per grossa parte identico a quello che i Russi hanno avuto in Siria da 8 anni a questa parte. Questa la situazione risalente al 13/12. Negli ultimi 2/3 giorni, tuttavia, è iniziato il ritiro di alcuni sistemi, mezzi e personale russo dalle basi siriane (alcune truppe russe sono rientrate solo negli ultimi 2 giorni dalle basi avanzate presenti in altre aree della Siria centrale, orientale e meridionale). Almeno 2 An-124 e 3 Il-76 atterrano regolarmente a Hmeimim, mentre un'enorme colonna di mezzi è stata vista muoversi verso nord, lungo l'autostrada che va da Homs a Tartus, e da lì spostarsi verso il confine con la Turchia. Tra i sistemi certamente evacuati dagli An-124 quelli appartenenti ai 2 SAM S-300 ed S-400 posti precedentemente a protezione di Jableh e Tartus. Inoltre, alcune fonti USA parlano del ritiro avvenuto nei primi giorni di dicembre di alcuni intercettori MiG-31. Ad oggi non sono segnalati ulteriori spostamenti di aerei, il che non rappresenta un indizio preciso sulla loro sorte.
Al momento, sebbene Mosca abbia annunciato l’avvio di negoziati con il nuovo “governo” siriano volti al mantenimento delle proprie basi in Siria – da ricordare che sono state cedute nel 2017 da Assad in base ad un contratto di leasing di 49 anni – non è chiaro il destino a breve termine del citato dispositivo aereo composto, va evidenziato, da velivoli fondamentalmente operativi. È vero che si tratta sicuramente di cellule con diverse ore di volo sulle spalle e raramente oggetto di rotazioni, ma la loro operatività li renderebbe particolarmente utili per consentire una turnazione con gli aerei coinvolti nelle operazioni in Ucraina. La scelta di mantenerli a Hmeimem potrebbe essere puramente dettata da una precisa scelta logistica, che ne prevede l’evacuazione in una fase successiva/finale, oppure essere dettata dalla speranza del possibile raggiungimento di un accordo in tempi ridotti che eviterebbe un “andirivieni” di velivoli, personale di volo e di terra e tutta la logistica annessa. Ad oggi, considerando la suddetta rimozione dei sistemi antiaerei – ma non di quelli costieri ed EW, almeno per il momento – nonché l’allontanamento dell’intera Flottiglia Mediterranea dalla base di Tartus (nonostante, al 13/12 risultasse ancora al largo della costa siriana e non in navigazione verso ovest), è probabile che Mosca si prepari ad evacuare l’intero dispositivo aereo da Jableh, anche perché, pur non avendo subito attacchi dai ribelli in queste 2 settimane (discorso che si applica anche ai contingenti russi durante i loro spostamenti verso la costa), la rimozione dei sistemi antiaerei più pregiati, inclusi quelli SHORAD, la renderebbe vulnerabile ad eventuali cambiamenti d’umore della galassia dei miliziani neo governativi. Peraltro, forse a parziale conferma di un ritiro – almeno temporaneo – da Hmeimem, da circa una settimana va segnalato un incremento nei voli di Il-76 russi verso le base libiche di Jufra e Khadim, e l’apparizione di alcuni sistemi precedentemente assenti in particolare nella prima (radar e sistemi antiaerei).
Detto questo, la perdita di Hmeimim e Tartus sarebbe un colpo molto duro per la Russia, sia dal punto di vista finanziario, considerando che Mosca ha investito ingenti risorse per ampliare ed adeguare le 2 basi negli scorsi 7/8 anni, sia, soprattutto da quello strategico, tenuto conto del ruolo di “nodi”/hub fondamentali per proiettare potenza aeronavale nel Mediterraneo (lungo il fianco meridionale della NATO), in Africa, e in Medio Oriente. Ciò spiega il netto “ammorbidimento” nelle recenti dichiarazioni di Mosca nei confronti di Hayat Tahrir al-Sham (il gruppo guida delle milizie qaediste responsabili del rovesciamento di Assad) che, va ricordato, è riconosciuta come organizzazione terroristica in Russia, esattamente come a Washington e Londra.
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