RIVISTA ITALIANA DIFESA
Siria, al via una nuova fase della guerra civile 02/12/2024 | Pietro Batacchi e Tommaso Massa

Da anni, ormai, di Siria non si parlava più. La guerra civile era stata sostanzialmente congelata: il regime aveva consolidato il controllo su Damasco, la parte centrale e il sud, più l’area costiera e le principali città del Paese: Homs, Aleppo, Hama.

Un controllo, però, a geometria variabile: in alcune aree molto più solido, in particolare sulla costa, area di tradizionale insediamento alawita, e nella capitale, e in altre più ballerino. In queste ultime, tipo Homs e Daraa, a questa situazione si era arrivati tramite accordi di riconciliazione con gli insorti locali, mediati dai Russi, mentre Aleppo ha sempre risentito dell'esposizione alle aree controllate dai ribelli. E poi, negli ultimi anni, il “furbetto del quartierino” di Damasco aveva ri-ottenuto pure una certa legittimazione: di nuovo nella Lega Araba, diverse ambasciate riaperte, compresa la nostra, i soldi emiratini in arrivo.

Al di là dell’apparenza, però, il regime di Assad ha continuato ad essere strutturalmente debole: un élite settaria, una base di consenso ridotta e, dunque, la dipendenza dal supporto di Mosca e di Teheran. Una dipendenza che in termini militari significa forniture di armi, supporto aereo, advising strategico e operativo, e, soprattutto, uomini, leggi milizie, a cominciare da Hezbollah passando per le milizie sciite filo-iraniane afghane piuttosto che irachene. L’Esercito Siriano resta poca cosa, con un bacino di reclutamento assai limitato – che insiste sopratutto sulle minoranze alawite, cristiana e drusa – e le tante perdite subite in un decennio di guerra civile.

Su questo scenario di fondo si sono andati a innestare i 2 elementi che hanno convinto i ribelli ad agire per modificare lo status quo: la Guerra in Ucraina, che ha distolto l’attenzione di Mosca, e la Guerra di Israele contro il cosiddetto Asse della Resistenza, che ne ha indebolito in maniera rilevante la forza anche in Siria. L’Aeronautica Israeliana ha infatti colpito ripetutamente negli ultimi anni/mesi il network dei Pasdaran e degli Hezbollah in Siria, sia in profondità che nella zona di confine con il Libano.

Quella dei ribelli è stata un’azione fulminea e accuratamente pianificata, che ad un certo punto sembrava sul punto di provocare il collasso del regime. Ma andiamo per gradi. L'offensiva è stata condotta principalmente da HTS (Hay'at Tahrir al-Sham) – il fronte che raggruppa ex qaedisti, Al Nusra, e milizie salafite, Ahrar al-Sham – che ha mosso dalle aree controllate nella provincia di Idlib e ha investito Aleppo da ovest approfittando della sostanziale assenza di difese da parte dei governativi (sulle ragioni di questa assenza si potrebbe scrivere un libro, ma basti ricordare imperizia, corruzione e mancanza di fondi). Negli ultimi anni, HTS ha “moderato” la sua piattaforma e ha ottenuto così un supporto crescente da parte degli apparati di sicurezza turchi: lo si è visto da inquadramento, dotazioni di uniformi ed equipaggiamenti, e modalità operative.

L’azione di HTS è stata quella classica condotta con tecniche pesantemente armate che “corrono” veloci in profondità e che nella loro corsa sono appoggiate dal fuoco di lanciarazzi campali di opportunità (lanciatori montati su tecniche e autocarri) e dall'utilizzo di droni (sia UAV FPV suicidi che UAV per ISR). Una combinazione micidiale che non dà riferimenti e che ha gettato nello scompiglio i difensori e i comandi, che non hanno avuto il tempo di “imbastire” una reazione e una linea di difesa coerenti. Aleppo è stata sostanzialmente presa senza sparare un colpo, e le milizie di HTS si sono spinte verso est fino a prendere il controllo dell’aeroporto di Aleppo (periferia est della città), dopo che esso era stato inizialmente occupato dai curdi delle SDF (Syrian Democratic Forces). La parte nord ed est, a cominciare dall’aerea di Tal Rifat (a nord) e dalla base aerea di Kuweires (a est), è stata invece investita e occupata dall’SNA (Syrian National Army, l’ex Free Syrian Army, ovvero la Fratellanza Musulmana siriana, che gode del supporto ufficiale di Erdogan), che ha mosso dai “cantoni” controllati di Al Bab e Afrin.

Dopo qualche schermaglia iniziale, i miliziani dell’SNA hanno così scacciato dall’area settentrionale di Aleppo anche le poche forze delle SDF (anche se qualche "sacca" sembra per ora resistere), il cui perno è rappresentato dall’YPG, la variante siriana del PKK curdo. Le SDF hanno, dunque, ripiegato verso est su Manbij/Kobane, la zona che di fatto crea una discontinuità tra il succitato cantone di Afrin/Al Bab e l’altro cantone controllato dall’SNA, ovvero Tell Abyad.

In particolare, le forze dell’SNA si sono spinte dalla zona di Afrin verso Tal Rifat, e da Al Bab in direzione sud prendendo il controllo della succitata base aerea di Kuweires, per poi spingersi ulteriormente a sud fino a raggiungere il lago Sabkhat al-Jabbul e la cittadina di Al-Safirah (rispettivamente 20 e 30 km a sudest di Aleppo). I Curdi sono stati così costretti a muovere verso est per evitare di rimanere “schiacciate” tra HTS a ovest e SNA a nord e ad est.

I miliziani di HTS, parallelamente all’avanzata su Aleppo, si sono spinti da Idlib in direzione ovest verso Saraqib, arrivando a tagliare l'autostrada M5 che collega Aleppo con Damasco via Homs e Hama, e hanno poi iniziato ad avanzare lungo la stessa in direzione sud, raggiungendo prima l’importante crocevia di Ma`arat al-Nu`man (circa 70 km a sudovest di Aleppo) e poi il villaggio di Khan Shaykhun (una trentina di chilometri a nord di Hama).

Insomma, per i governativi una disfatta con i Comandi che sono andati nel caos e non hanno saputo organizzare una difesa coerente. Un vuoto, durato almeno 3 giorni, durante il quale va registrata anche una resa dei conti andata in scena a Damasco, probabilmente sulla possibilità di “aprire” ai ribelli. Ma si sa, gli Assad da quell'orecchio non ci sentono e, in ogni caso, Russi e Iraniani non si fidano di Erdogan.

E così, superata la crisi iniziale ed evitato il collasso, il fronte governativo ha iniziato un po' a riorganizzarsi. Le avanguardie di HTS, giunte ad un certo punto fino ai sobborghi di Hama, sono state respinte e l’Esercito Siriano ha riconquistato una serie di villaggi a nord della città, mentre la Task Force area russa, di base a Jableh/Latakia, ha iniziato a colpire duramente convogli, concentrazioni e centri di comando dei ribelli (anche a Idlib e Aleppo), e i governativi si sono ri-raggruppati anche nella parte orientale del governatorato di Aleppo. Nel frattempo, dal vicino Iraq sono iniziati ad affluire convogli di miliziani sciiti filo-iraniani: uno di questi sembra sia stato colpito stanotte nella zona di Mayadeen da un raid americano condotto con assaltatori A-10. Un chiaro segno delle intenzioni di Washington: ridurre l’influenza iraniana (e russa) in Siria, almeno fino all’arrivo di Trump...

Dopo anni di “stasi”, dunque, si apre una nuova fase della lunga guerra civile siriana, il cui andamento potrebbe essere influenzato soprattutto da 4 incognite:

1. Il livello di supporto di Mosca e Teheran al fronte governativo;

2. L’atteggiamento delle SDF, tradizionalmente ambivalente verso il regime;

3. Le intenzioni di Ankara, eventualmente oltre Aleppo e il nord della Siria;

4. L'atteggiamento delle fazioni locali nella aree “riconciliate” di Homs e Daraa.

La situazione sul campo rimane fluida e in costante mutamento, seguiranno aggiornamenti.

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(immagine: mappa dell'area di operazioni a cura di RID; le linee del fronte sono indicative. Le icone sulla mappa indicano, da nord a sud, Aleppo, Idlib e Hama.)


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