Il 25 novembre 2025, in occasione dell’evento “The Defense era: capital and innovation in the current geopolitical cycle” l’area studi di Mediobanca ha presentato il rapporto “Sistema Difesa nel mondo e in Italia” (edizione 2024), che analizza i dati finanziari di 40 multinazionali e 100 aziende italiane del settore.
Il rapporto evidenzia in primis un nuovo record nella spesa globale per la difesa, sottolineando la crescente importanza strategica ed economica del settore in un scenario internazionale sempre più instabile e ipercompetitivo.
Nel 2023, la spesa mondiale per la difesa ha infatti raggiunto i 2.443 miliardi di dollari, con un incremento del 6,8% rispetto all'anno precedente. Questo dato rappresenta il più marcato aumento dal 2009, spinto dai conflitti in Ucraina e Medioriente e dalla crescente percezione delle minacce globali. L’incidenza sul PIL globale si attesta al 2,3%, in crescita di 10 punti base rispetto al 2022.
Il report passa poi all’analisi dell’industria mondiale della Difesa: un giro d’affari di circa 613 miliardi di euro nel 2023 (un aumento di quasi il 10% sull’anno precedente), se si prendono in considerazione le aziende con ricavi superiori a 500 milioni di euro.
Il mercato globale della difesa è tuttavia dominato da grandi player internazionali: oltre 2/3 dei ricavi è ascrivibile alle prime 10 multinazionali. Secondo il report, le 40 principali multinazionali(Top 40) hanno generato nel 2023 ricavi per 355 miliardi di euro, rappresentando il 58% del giro d'affari complessivo del settore. Di queste 40 multinazionali, 17 hanno sede in Europa (e contano per il 27% dei ricavi aggregati), 16 negli Stati Uniti, 4 in Asia e 3 in Medioriente. Le prime 5 aziende – tutte statunitensi – detengono oltre la metà del fatturato totale (68% dei ricavi aggregati), con Lockheed Martin al primo posto (55 miliardi di euro di ricavi, 15,5% dei ricavi della Top 40), seguita da RTX (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi).
Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto evidenzia il ruolo di Leonardo e Fincantieri, rispettivamente 9ae 31a nella classifica globale, con ricavi aggregati per circa 13,5 miliardi di euro (11,5 miliardi e 2 miliardi rispettivamente). Tuttavia, il Vecchio Continente soffre di un doppio deficit strutturale rispetto agli Stati Uniti: minore capacità di innovazione e minori investimenti nel settore. Questa disparità è resa evidente dal fatto che gli USA rappresentano il 37,5% della spesa globale per la difesa, contro il 24% dell’Europa, con un gap ancora maggiore negli investimenti in ricerca e sviluppo, 130 miliardi negli Stati Uniti contro solo 10,7 nell’UE.
Da segnalare tuttavia come le performance in borsa delle aziende europee siano migliori di quelle statunitensi: +128,1% contro +59%. Nel complesso, invece, il rendimento azionario dell’industria della Difesa da inizio 2022 a fine ottobre 2024 è del +72,2% (l’indice azionario mondiale ha registrato nello stesso periodo un +20%). Tra i player europei i rendimenti azionari maggiori sono quelli di Rheinmetall (+66,2%), Qinetiq (+55,6%) e Leonardo (+49%).
Sempre per quanto concerne il nostro Paese, le 100 principali aziende del settore (che spesso operano anche nel settore civile/dual use), con fatturati superiori a 19 milioni di euro e almeno 50 dipendenti, nel 2023 hanno raggiunto un fatturato aggregato di40,7 miliardi di euro, di cui il 49% attribuibile alla Difesa (20 miliardi, in crescita del 6,6% rispetto al 2022).
Otto aziende, incluse Leonardo e Fincantieri, concentrano il 75% del fatturato, con le società a partecipazione statale che generano il 59,3% dei ricavi aggregati. Per quanto riguarda invece gli investimenti in ricerca e sviluppo, nel 2023 sono pari al 6% dei ricavi La forza lavoro complessiva ammonta a 181.000 unità, di cui 54.000 impiegate direttamente nella Difesa in Italia. Infine, secondo il report, il settore nel suo complesso contribuisce per lo 0,3% al PIL italiano.
L'Italia, con una spesa per la difesa pari all’1,54% del PIL nel 2024, si colloca sotto la soglia del 2% raccomandata dalla NATO: se tutti gli Stati membri dell'UE raggiungessero questo obiettivo, si aggiungerebbero circa 60 miliardi di euro l’anno, contribuendo a colmare il divario con gli Stati Uniti. Il report stima che nei prossimi 10 anni saranno necessari 500 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi per garantire la competitività e la sicurezza europea, come peraltro già evidenziato da Mario Draghi nel suo Rapporto sulla competitività dell’Unione Europa.
In conclusione, l’analisi di Mediobanca, seppur con qualche eccesso di semplificazione, offre un quadro dettagliato dell’industria della Difesa mondiale ed europea, evidenziando come, per l'Europa, colmare il gap con gli Stati Uniti richiederà un consolidamento industriale e un maggiore coordinamento sovranazionale (come peraltro sottolineato dall’AD di Fincantieri, Pierroberto Folgiero). Investire nella difesa, inoltre, non significa solo aumentare la sicurezza, ma anche stimolare l’economia e l’innovazione.
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(Foto: Fincantieri)