RIVISTA ITALIANA DIFESA
La deterrenza nucleare 26/11/2024 | Massimo Annati

“L’unica garanzia esistente contro una grave aggressione è la capacità di minacciare una rappresaglia con armi nucleari” (Winston Churchill).

Il bombardamento di Dresda del febbraio 1945 provocò oltre 130.000 morti tra i civili. Il bombardamento incendiario di Tokyo del marzo 1945 uccise circa 100.000 persone e ne lasciò circa un milione senza casa. Le 2 esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki dell’agosto 1945 uccisero rispettivamente 90.000 e 60.000 persone. Nonostante la crudezza di questi numeri (tutt'oggi molto dibattuti e sui quali le varie fonti divergono in maniera anche significativa), le armi nucleari furono immediatamente percepite come l’arma definitiva, ma anche quella che avrebbe evitato qualsiasi guerra futura per timore della devastante potenza distruttrice, visto che sarebbe bastato un solo aereo e una sola bomba per ottenere effetti prima inimmaginabili. Tuttavia, come peraltro il film “Oppenheimer” ha ricordato anche al grande pubblico, iniziò contemporaneamente anche un vero e proprio movimento d’opinione negli Stati Uniti e Gran Bretagna per far sì che anche l’Unione Sovietica fosse dotata di queste armi, in modo che il timore di una totale reciproca devastazione costringesse i governanti delle 2 Superpotenze a evitare di intraprendere azioni avventate. Grazie allo spionaggio, al lavoro degli ingegneri tedeschi del III Reich portati oltre-cortina, e al volontario contributo di alcuni scienziati e pacifisti occidentali, anche l’URSS entrò così rapidamente in possesso della tecnologia necessaria alla costruzione di ordigni atomici. Nell’agosto 1949 dimostrò di aver raggiunto tale capacità e attivò un programma intensivo di costruzione di armamenti nucleari. Il concetto di deterrenza nucleare diventava così reale.

Nell’immediato dopoguerra vi furono diversi tentativi da parte di politici e di militari per utilizzare nuovamente l’arma atomica. Nel 1946 Churchill aveva sollecitato più volte, invano, di bombardare Mosca con l’atomica, prima che l’Unione Sovietica avesse potuto a sua volta dotarsi di armi nucleari. Nel 1950 il Generale Mac Arthur chiese ripetutamente l’autorizzazione di usare armi atomiche contro la Cina (almeno 30-50 atomiche nelle aree vicine alla Corea del Nord, per eliminare le basi aeree e le ferrovie), aggiungendo anche il progetto di creare una “cintura di cobalto radioattivo” sul confine tra Cina e Corea del Nord, in modo da impedire ogni invasione per i successivi 60-100 anni. Com’è noto, in risposta a queste continue richieste, Truman, che pure aveva fatto affluire alcune atomiche nella base di Guam a scopo di sicurezza preventiva, privò bruscamente Mac Arthur del comando. Nella Crisi di Taiwan del 1955, il Presidente Eisenhower dichiarò pubblicamente che le armi nucleari avrebbero potuto essere “utilizzate come un proiettile, o qualsiasi altra arma” se fosse scoppiata la guerra con la Cina. Al termine della crisi, la leadership cinese decise che avrebbe dovuto dotarsi di armi atomiche per poter a propria volta esercitare la deterrenza e così impedire di dover subire il ricatto nucleare.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, gli Stati Uniti hanno quindi considerato l’impiego di armi nucleari solo come soluzione estrema, e la deterrenza come sistema per mantenere la pace, in modo da evitare che avventurismi militari potessero gettare nuovamente il mondo nell’incubo di una guerra totale. Questa impostazione si riflette anche nel motto “Our Profession is Peace” adottato dallo Strategic Air Command, oppure nel nome dato ad alcuni dei sistemi strategici statunitensi: il missile intercontinentale LGM-118 PEACEKEEPER e il bombardiere strategico B-36 PEACEMAKER.

In effetti questo equilibrio approssimativo tra gli arsenali nucleari di Stati Uniti e Unione Sovietica/Russia ha consentito per i decenni successivi di avere la pace in buona parte del mondo, pur senza evitare un'infinità di scontri, crisi, e guerre “minori”. Tuttavia, oggi il mondo è molto più complesso di quando la bilancia nucleare si basava solo sulla mutua deterrenza di 2 Superpotenze.

In questo momento di gravi crisi internazionali e di conflitti locali che rischiano di espandersi, la deterrenza nucleare sta tornando ad essere un elemento fondamentale della politica. Per essere efficace la deterrenza si deve basare su 3 elementi: la capacità (intesa come numerosità, potenza distruttiva e possibilità di penetrazione delle difese), la dimostrazione di avere intenzioni credibili, e, soprattutto, la percezione della volontà di utilizzare le armi nucleari se costretti dagli eventi. In questa equazione diventa quindi cruciale la comprensione da parte dell’avversario sia delle capacità che dell’intenzione, attraverso una comunicazione chiara e attendibile. Quest’ultimo punto sottolinea la natura eminentemente psicologica della deterrenza. Non si tratta insomma di una partita a scacchi, ma di una partita a poker, e l’obiettivo è la prevenzione di un'aggressione attraverso una credibile minaccia di ritorsione. In ultima analisi, l’efficacia della deterrenza si basa sul fatto che l’avversario sia convinto dell'attendibilità di questa minaccia.

L’articolo completo è pubblicato su RID 12/24, disponibile online e in edicola.

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