Alle 05:00 di stamani la città di Dnipro – in particolare la zona industriale – è stata colpita da un missile balistico intercontinentale russo. Lo ha affermato l'Aeronautica Ucraina. Il missile sarebbe stato lanciato da Kapustin Yar, nell’oblast di Astrakhan (a circa 1300 km da Dnipro). Dai video si vedono chiaramente alcune scie che finiscono a terra: ciò potrebbe indicare l’impiego di un missile equipaggiato con testate multiple di rientro (MIRV, Multiple Independently targetable Reentry Vehicle) o l’arrivo sulla stessa area bersaglio di più missili. Se effettivamente si tratta di ICBM, il candidato più accreditato sarebbe il “finto” ICBM RS-26 RUBEZH (SS-X-31), finto perché con testate convenzionali il missile potrebbe essere impiegato anche su distanze “più corte”, tipiche dei missili a raggio intermedio (anche se finora non si è mai avuta contezza che i Russi abbiano montato testate convenzionali sui propri ICBM, ma non sarebbe tecnicamente problematico farlo). Tanto è vero che almeno un paio di volte il RUBEZH è stato testato su distanze di poco meno di 2.000 km e molti lo considerano, dunque, un rimpiazzo del “defunto” SS-20, il missile a raggio intermedio schierato contro l’Europa negli anni ‘80 che generò poi la risposta occidentale degli Euromissili. L’altra opzione è che Dnipro sia stata colpita da missili a medio raggio, di fornitura iraniana o nordcoreana, dotati, appunto, di testate multiple. Se l’ipotesi del RUBEZH fosse confermata, saremmo di fronte ad un chiaro messaggio di natura escalatoria da parte della Russia. Un messaggio in risposta ai primi attacchi con ATAMCS e STORM SHADOW contro il territorio russo, teso a ribadire, senza ogni sorta di dubbio, la credibilità della minaccia nucleare e la disponibilità di Mosca a darvi corso. Tra l’altro non è da escludere, considerando che dai succitati video non si vedono grosse esplosioni a terra, che le testate in questione potessero essere inerti; il che avvalorerebbe ulteriormente l’ipotesi dell'attacco dimostrativo “pre-nucleare”...e spiegherebbe pure la chiusura di diverse ambasciate, occidentali e non, a Kiev.
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