RIVISTA ITALIANA DIFESA
Avio guarda al militare. Parola all’AD, Giulio Ranzo 19/11/2024 | Pietro Batacchi

Avio, azienda italiana basata a Colleferro, sta vivendo un momento di grande crescita ed espansione. Famosa per le sue attività in campo spaziale - legate ai lanciatori, ai sistemi di propulsione a propellente liquido e solido e agli adattatori per il carico utile - l’azienda ha anche un business puramente militare, relativo alla propulsione missilistica, che sta crescendo sempre più. Proprio dello stato dell’arte e delle prospettive nel militare abbiamo parlato con l’Amministratore Delegato, l’Ing. Giulio Ranzo.

- Ingegnere, qual è il peso del militare sulle vostre attività?

Nel 2015, quando ho assunto l'incarico di AD di Avio, il militare pesava per un 3% del fatturato. Oggi siamo risaliti al 17% e in 7-8 anni al massimo dovremmo arrivare a circa 1/3 del fatturato. Prendiamo, poi, il portafoglio ordini: 30 milioni nel 2017, 350 milioni oggi, ma a breve saliremo a 500-600 milioni.

- Insomma, un business sempre più proficuo…

Sì, esatto. Del resto, Avio ha per così dire una lunga… “relazione” con il militare: negli anni ‘50 qua a Colleferro si producevano i motori razzo per i missili terra-aria HAWK e tante delle conoscenze che abbiamo maturato in questo settore sono state poi proficuamente travasate nello Spazio.

- Ci parli più in dettaglio dei programmi militari. Cominciamo dall’ASTER?

Volentieri. Avio ha una partnership strategica consolidata con MBDA e sull’ASTER siamo ormai impegnati da 25 anni nella produzione del primo stadio booster del missile ASTER 30. Il programma ci ha garantito volumi importanti e sta continuando a garantirceli, anche in relazione ai grandi ordini emessi di recente da UK, Italia e Francia, ma non solo.

- E il CAMM ER?

Stesso discorso. Si tratta di un programma importante, nel cui ambito, come noto, realizziamo il motore razzo a propellente solido del missile, con volumi già significativi garantiti dagli ordinativi in Italia e dal mercato export. Peraltro, si tratta di un grande salto a livello tecnologico poiché stiamo parlando di un propulsore altamente performante, caratterizzato da un grano propellente che garantisce un profilo di spinta che si potrebbe definire “unico” sul panorama internazionale Mi preme, inoltre, sottolineare che i nostri motori utilizzano involucri in composito, più leggeri e preformanti: una tecnologia di cui siamo leader mondiali, basti pensare che sugli STANDARD americani vengono ancora utilizzati prevalentemente involucri in metallo. E questa è esattamente una delle ragioni che ha permesso di affermarci proprio sul mercato americano.

- Ecco, parliamo dei vostri recenti successi sul mercato americano. Cosa può dirci dell’accordo che avete sottoscritto con Raytheon?

Una premessa. Abbiamo iniziato a muoverci sul mercato americano da 2 anni sulla base di 2 assunti: il primo è che c’è uno scenario geopolitico di riferimento che ha fatto crescere esponenzialmente la domanda; una domanda alla quale l’offerta non ha saputo fare fronte, per tutte quelle ragioni che conosciamo e di cui in questi 2-3 anni si è abbondantemente parlato. Il secondo, e qui mi ricollego alla risposta alla domanda precedente, riguarda il riconoscimento di un gap tecnologico da colmare quanto più rapidamente possibile. Ecco perché gli Americani sono stati ben lieti di aprirci le porte. Detto questo, con Raytheon abbiamo sottoscritto un accordo che ci vede operare come second source per la realizzazione e la fornitura del propulsore di un missile vitale per la sicurezza nazionale americana e dei Paesi alleati.

- Di quale missile si tratta?

Si tratta di un missile superficie-aria da difesa aerea, ma al momento non posso dire di più.

- Lo producete a Colleferro?

Le attività di sviluppo e qualifica sono condotte a Colleferro, dove risiede la nostra expertise riconosciuta a livello mondiale, ma contiamo di sposare la produzione negli Stati Uniti e, a tal proposito, stiamo da una parte individuando il sito più adatto, e, dall’altra, lavorando alla progettazione del relativo stabilimento.

- Come vi siete regolati con i particolari e stringenti vincoli ai quali un’azienda estera dove sottostare per operare sul mercato americano della difesa?

Abbiamo costituito una società che si chiama Avio USA Inc, che ha come AD americano l’ex Direttore della MDA (Missile Defense Agency) James Syring, che ha letteralmente una sterminata lista di “clearance”, e un Consiglio di Amministrazione a maggioranza americano. Una società, dunque, che opera in regime di SSA (Special Security Agreement). In questo modo la “tenuta stagna” rispetto ai dati soggetti a classifica è assicurata. Per inciso, è Avio USA Inc che ha sottoscritto il contratto con Raytheon.

- E dell’accordo con l’US Army che ci dice?

Anche in questo caso si tratta di un accordo per la realizzazione di motori per missili superficie-aria. Le attività di produzione, stante le esigenze dei teatri operativi, sono già partite e prevediamo di consegnare a breve i primi item per le relative prove e valutazioni.

- Insomma, 2 contratti strategici...

Assolutamente sì. Del resto, gli Americani hanno il chiaro interesse a mettere in piedi una supply chain sicura e affidabile complementare alla loro per fronteggiare una domanda crescente e andare a ricostituire quegli arsenali messi pesantemente sotto pressione negli ultimi 3 anni.

- Che prospettive hanno questi accordi?

Il mercato americano è 10 volte quello europeo e per noi questi 2 accordi da soli significano un “orizzonte” produttivo che supera abbondantemente il decennio.

- E, in conclusione, sulle prospettive più in generale in campo militare che ci dice?

Vedo prospettive molto interessanti, anche perché l’onda lunga del riarmo legata ai recenti conflitti non credo che nei prossimi anni diminuirà. Questo sviluppo abbraccia poi la grande questione tecnologica dei motori dei futuri intercettori anti-ipersonici, che stiamo per esempio già affrontando nell’ambito del programma europeo HYDIS2, guidato da MBDA, dove Avio è, appunto, coinvolta.

 

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