RIVISTA ITALIANA DIFESA
UAV e portaelicotteri, un nuovo binomio? 18/11/2024 | Massimo Annati

La Marina Sudcoreana ha sperimentato un UAV GRAY EAGLE STOL a bordo della portaelicotteri d’assalto anfibio DOKDO. Il GRAY EAGLE STOL della General Atomics utilizza alcune soluzioni che erano state applicate al MOJAVE, un discendente del MQ-1 PREDATOR con carrello rinforzato e differente struttura alare, progettato per operare da piste non preparate.

Il DOKDO ha un dislocamento a pieno carico di 19.000 t, una lunghezza di 200 m e una larghezza al ponte di volo di 31 m. Il GRAY EAGLE STOL è decollato dal ponte di volo nonostante la presenza a prua di un CIWS GOALKEEPER, visto che la nave è stata progettata per operare con elicotteri e non con aeromobili ad ala fissa.

Un dettaglio curioso: esattamente un anno fa la portaerei britannica PRINCE OF WALES ha svolto attività sperimentali proprio con il MOJAVE, allo scopo di raccogliere informazioni sulla possibilità di impiegare questi mezzi a pilotaggio remoto dal ponte di volo di una portaerei, cooperando con gli altri velivoli. Il MOJAVE e il GRAY EAGLE STOL hanno il medesimo corpo, e anzi, a giudicare dalla presenza della stessa matricola, parrebbe che si tratti proprio della stessa macchina a cui siano state apportate alcune modifiche. Tra queste l’adozione di un motore a gasolio più potente e una “expeditionary ground control station” basata su un semplice laptop.

Lo UAV è decollato dalla DOKDO, ha volato per un’ora circa per atterrare poi presso la base aerea della Marina Sudcoreana a Pohang. Al contrario di quanto avvenuto con la ben più grande PRINCE OF WALES, il GRAY EAGLE STOL non è appontato sulla nave, ma è arrivato a bordo disassemblato.

Le missioni che potrebbero essere potenzialmente svolte da un GRAY EAGLE STOL che operi da una nave d’assalto anfibio comprendono innanzitutto la ricognizione armata durante operazioni di sbarco o Force Protection durante transiti in acque ristrette o in acque costiere. Decollando da un ponte di volo di circa 200 m, l’UAV può effettuare missioni di sorveglianza (senza armamento) della durata di 10-12 ore. La presenza di ulteriori carichi subalari riduce sensibilmente l’autonomia, per cui si tratta (come sempre) di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze.

Attualmente il DOKDO impiega esclusivamente elicotteri per missioni antisommergibile, antisuperficie, o per il supporto aereo ravvicinato. La presenza di UAV armati potrebbe apportare un deciso cambiamento.

Vale la pena di sottolineare che in diverse Marine c’è una vera e propria “corsa” a sperimentare questo tipo di capacità da bordo delle “flat-deck”, ovvero portaerei, portaelicotteri e grandi navi d’assalto anfibio (LHD, LHA). Queste navi non dispongono né di catapulte, né di cavi d’arresto, e quindi è necessario che l’UAV sia in grado di operare su “piste” decisamente più corte di quelle abitualmente utilizzate a terra.

Per confronto, il TRIESTE, che ha un dislocamento molto maggiore del DOKDO; offre un ponte di volo lungo 240 m e largo 36 m. La Marina Militare Italiana ha assistito con molto interesse alle prove svolte un anno fa col MOJAVE sulla HMS PRINCE OF WALES e con ogni probabilità sperimenterà a breve lo stesso aeromobile a bordo del TRIESTE e del CAVOUR.

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